lundi 23 mars 2020

Federico Pucci censurato da Wikipedia.it

In questo 124° anniversario della nascita di Federico Pucci, pubblichiamo l'articolo redatto per Wikipedia.it nel mese di dicembre 2019 da Oriana de Majo (nipote di Federico), insieme a suo marito, ma purtroppo rifutato in modo del tutto arbitrario dall'Enciclopedia libera.

Non è cambiato una virgola [solo alcune illustrazioni in più e qualche piccolo aggiornamento in corsivo, inserito tra parentesi quadre], per cui chi legge potrà farsi la propria idea sulla giustificazione - o meno - di questa censura!


Federico Erminio Raniero Carmine Filiberto Pucci (Napoli, 23 marzo 1896 – Salerno, 6 marzo 1973), noto semplicemente come Federico Pucci, è stato un uomo d’ingegno e di cultura, poliglotta e precursore della traduzione automatica. A lui si deve l’invenzione del primo metodo documentato al mondo di traduzione automatica basato su regole.

*

Indice

1 Biografia
1.1 Origini familiari e primi anni
1.2 Il sistema di traduzione meccanica e la partecipazione ad esposizioni internazionali e gli anni della guerra
1.3 Il dopoguerra, gli articoli sulla stampa internazionale e le lettere al CNR
1.4 Gli ultimi anni
2. L’invenzione
3. Onorificenze
4. Note

*

1 BIOGRAFIA



1.1 Origini familiari e primi anni 

Federico Pucci nasce a Napoli il 23 marzo 1896 in via Foria 10. Suo padre, Arturo Enrico Emmanuele Pucci, nato a Napoli il 13 aprile 1863 era l’ultimo figlio del Capitano di Vascello Emmanuele Pucci, ufficiale della Regia Marina e prima ancora della Real Marina borbonica.

I Pucci di Napoli discendono da un ramo della famiglia Pucci di Firenze e si erano trasferiti in Sicilia alla fine del '500, per motivi politici. Il padre di Emmanuele, il Vice Ammiraglio Ferdinando Pucci, dopo aver prestato servizio nella Real Marina borbonica dalle guerre napoleoniche al 1860, aveva poi concluso la carriera come comandante del I Distretto marittimo del Regno d’Italia ed Aiutante di Campo del Re.


La consorte di Emmanuele, Donna Agata Benzo e Sammartino dei Duchi di Verdura, proveniva da una famiglia dell’alta aristocrazia siciliana ed era la sorella di Giulio Benso della Verdura, Pretore e primo sindaco di Palermo dopo l’Unità d’Italia, nonché Senatore del Regno.

Enrico Pucci era vedovo con due figli, Aurelio e Raffaele, quando si sposò con la madre di Federico, Sofia Pisapia Fiore, discendente da una famiglia di magistrati e uomini di legge del Regno delle Due Sicilie. Federico assunse il nome del nonno materno, Federico Pisapia Fiore, ufficiale del III Cacciatori del Regno delle Due Sicilie. Orfano di entrambi i genitori poco più che adolescente fu affidato agli zii materni, Gennaro ed Emilia Pisapia Fiore.

[La moglie di Federico Pisapia Fiore, nonna materna di Federico Pucci, quindi, si chiamava Maria Migliorini, i cui genitori erano Scipione Migliorini e Cristina Devaux, che, su alcuni certificati, è anche indicata come Clarì, probabilmente per via della trascrizione italianizzata allo stato civile: sarebbe Clary.]

Iscrittosi presso l’Istituto di Ragioneria, che al tempo era l’unica scuola superiore che includesse nella formazione degli allievi lo studio approfondito delle lingue staniere oltre che della matematica, Federico per proprio conto volle studiare diverse lingue straniere. L’amore straordinario per la cultura e le lingue era una caratteristica che aveva preso dalla sua famiglia d’origine, assieme all’abitudine ad esprimersi nella lingua francese anche nella quotidianità, che mantenne per tutta la vita e trasmise alle figlie.

Data tale straordinaria predisposizione per le lingue straniere, dopo il diploma di ragioneria, si iscrisse al Regio Istituto Orientale di Napoli, il più antico centro di studi di sinologia ed orientalistica del continente europeo. Qui apprese diverse lingue orientali, tra cui il cinese, ed il coreano, ma non conseguì la laurea poiché nel corso dell’esame scritto finale, fu accusato ingiustamente di aver fatto copiare il proprio elaborato ad un altro candidato. Profondamente offeso da tale ingiusta accusa si rifiutò di ripetere l’esame.

Al fine di rendersi economicamente indipendente dagli zii, Federico concorse giovanissimo, come traduttore ed interprete nelle Ferrovie dello Stato, dove si classificò primo con 15 lingue e fu assunto, nel 1915, come dirigente.

Trasferitosi a Salerno, si sposò il 13 gennaio 1924 con Gilda De Filippis, dalla quale ebbe quattro figlie, tra cui Anna, madre di Oriana e Marina de Majo custodi della memoria del nonno. [Inizio]

1.2 Il sistema di traduzione meccanica, la partecipazione ad esposizioni internazionali e gli anni della guerra. 

Nel dicembre del 1929 Federico Pucci presenta a Salerno il suo primo studio sulla traduzione meccanica, poi presentato anche alla stampa italiana nel 1930.

In quello stesso anno, espone il testo del “Traduttore Meccanico Francese-Italiano” alla Fiera di Bolzano, per sei mesi (marzo-novembre) nella sezione letteraria, ricevendo la medaglia d’argento.

Sempre nel 1930, partecipa alla Fiera Commerciale di Cuneo, con lo stesso testo, venendo premiato, anche in questo caso, con la medaglia d’argento.

[Nel 1931, pubblica il primo testo al mondo sul traduttore "meccanico" dei tempi moderni, ed anche il primo, per quanto ne sappiamo, di una decina di libri scritti in 30 anni sulla sua idea d'invenzione, totalmente sconosciuti ancora oggi.]

Nel 1934 è ammesso dal CNR a partecipare alla prima Mostra Internazionale delle Invenzioni alla Fiera del Levante di Bari.

Nel 1935, ottiene la medaglia d’argento alla Foire de Paris per “La methode à traduire les langues sans les connaître” e, nel 1936, partecipa alla Mostra Internazionale delle Invenzioni della Fiera di Lipsia. Su proposta del Ministro delle Comunicazioni, viene nominato, nell’ottobre del 1936, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.


Tale onorificenza venne con molta probabilità concessa in relazione alla sua brillante partecipazione a tali fiere ed in particolare a quella di Parigi.

Nel febbraio del 1936, durante la guerra d’Etiopia, Federico Pucci pubblica un breve saggio di argomento geopolitico: “L’Europa non vuol morire” [1]. La principale motivazione di una siffatta opera di evidente carattere apologetico, risiedeva nella volontà di allontanare da sé le accuse di anglofilia e di vicinanza ad ambienti massonici, in verità non del tutto infondate, data anche la sua fama di libero pensatore ed intellettuale cosmopolita. Egli, infatti, in quegli anni si recava spesso all’estero ed in particolare in Francia. E’ accertata la sua amicizia, con il giurista francese Henri Demont, autore del testo: “Pour supprimer ce crime: la guerre” nonchè autore, sin dal 1908, di un piano per la realizzazione di una “Società delle Nazioni” [2].


In quegli anni, Pucci lavora allo sviluppo di un traduttore meccanico per impieghi militari. Nel 1940, propone al Ministero della Guerra un sistema di traduzione basato su un apparato trasmittente C ed un ricevente D, in vista anche della partecipazione alla Mostra della Tecnica del 1940.

Il Ministero si mostra interessato alle sue ricerche e disponibile a finanziare la costruzione di un prototipo meccanico da parte dello stesso Pucci. Tuttavia Federico rinuncia a tale possibilità, temendo che nell’affidarsi ad un tecnico per la realizzazione del prototipo, questi potesse non mantenere il segreto.

In seguito all’entrata in guerra, nel giugno del 1940, la Prefettura di Salerno gli affida, in virtù delle sue conoscenze linguistiche, la censura della corrispondenza civile e militare in 30 lingue straniere, come risulta da un attestato rilasciato dopo il conflitto dal Questore Cenami, che certifica la sua competenza, quale membro della Commissione Provinciale di Salerno.


Nello svolgimento di tale incarico si avvale di quello che egli stesso definisce “Traduttore Meccanico E”, … “il quale mediante il sistema delle ascisse e delle ordinate cartesiane riusciva a poter determinare la lingua in cui era scritto il testo originario, per i valori delle singole lettere, purché il testo originario fosse scritto con il sistema delle sostituzioni letterali costanti”. [3]

In realtà a Pucci venne affidato l’esame della corrispondenza proveniente non solo dal territorio dell’Italia centro meridionale ma anche di quella proveniente dall’estero, in particolare dalla Germania, perché pur non essendo l’unico a Salerno con competenze per la lingua tedesca, era il solo a poter leggere facilmente i caratteri gotici.

Nel 1942 riesce a realizzare “l’analisi grammaticale automatica”, approvata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche con parere n. 11095 del 30 ottobre 1942. Tuttavia il CNR - con la stessa ottusità di cui la burocrazia italiana aveva inizialmente dato prova nel caso di Guglielmo Marconi - non considerò gli studi teorici di Pucci come un’invenzione non essendosi tradotti nella costruzione di un’apparecchiatura.

Alla fine del giugno 1943, in previsione di un possibile sbarco alleato proprio nel Golfo di Salerno (come poi avvenne il 9 settembre del 1943), Pucci prese in affitto un’abitazione in una località a distanza di sicurezza dalla costa (Ajello di Baronissi), sospendendo il suo incarico presso la Prefettura. In tale località prestò la sua opera di traduttore ed interprete presso una unità germanica (16^ Panzerdivision) dove, secondo quanto racconta egli stesso in una lettera al CNR [4], ebbe occasione di visionare il sistema cifrante elettromeccanico Enigma, che presentava interessanti analogie con il suo progetto di traduttore meccanico.

La logica dell’apparato cifrante tedesco che, a differenza del traduttore meccanico era basato su circuiti elettrici, appariva infatti molto simile a quella dell’invenzione di Pucci. Dopo la ritirata delle truppe tedesche e lo sbarco degli Alleati, riprese la sua attività presso le Ferrovie dello Stato, mentre le due figlie maggiori, a loro volta, furono impiegate presso l’amministrazione militare alleata. [Inizio]

1.3 Il dopoguerra, gli articoli sulla stampa internazionale e le lettere al CNR. 

Alla fine del 1949, Federico Pucci lascia le Ferrovie dello Stato poiché non gli viene riconosciuta la qualifica di traduttore e quindi gli viene negata, nonostante l’anzianità di servizio ed i servigi resi all’amministrazione, la possibilità di promozione al grado superiore. Il pre-pensionamento gli consente di dedicarsi alle ricerche sul traduttore che da meccanico diviene “dinamo-meccanico”, probabilmente prendendo spunto anche da “Enigma”.

E’ del 25 agosto 1949 un lancio dell’agenzia di stampa americana United Press in cui viene menzionata l’invenzione di Pucci in un servizio da Salerno. La notizia desta considerevole interesse nel mondo anglosassone e viene ripresa dai maggiori organi di stampa, inclusi il New York Times ed il News Chronicle (26 agosto) nel Regno Unito.




Lo studio sul “traduttore dinamo-meccanico” viene presentato alla Mostra delle Invenzioni della Fiera Commerciale di Parigi del 16-29 settembre. In tale occasione le autorità francesi, per quanto Pucci non avesse presentato un prototipo del suo “traduttore” ma solo il progetto, concessero un certificato di garanzia, volto a tutelare la proprietà intellettuale.

Alla data del 10 luglio 1949 risale la lettera al CNR con la quale Pucci intendeva ottenere il riconoscimento dell’invenzione. Segue un’ulteriore lettera, il 17 ottobre del 1949. Ad entrambe il CNR risponde, in modo burocratico, invitandolo a rivolgersi all’Istituto Nazionale per l’Educazione e le Invenzioni del Ministero dell’Industria e del Commercio Estero.


Nella lettera di luglio Pucci informa il CNR dei progressi realizzati negli USA dal Dr Harry Huskey per la realizzazione di un “cervello elettrico” per la traduzione letterale delle lingue straniere che, tuttavia, avrebbe avuto potenzialità inferiori al sistema da lui concepito.

In realtà Huskey, pioniere dell’informatica, dopo aver incontrato Alan Turing nel corso dei suoi studi nel Regno Unito, si convince della possibilità di utilizzare l’elaboratore da lui realizzato a Los Angeles, lo Standards Western Automatic Computer (SWAC) oltre che per funzioni di calcolo anche per la traduzione automatica dal tedesco all’inglese.

La realizzazione in serie del “traduttore” secondo Pucci, avrebbe comportato costi inferiori rispetto al “cervello elettrico” americano che,invece, beneficiava di finanziamenti da parte della Marina americana. Nella stessa lettera Pucci accenna ad una sua lettera inviata al Presidente Truman per esporre la propria invenzione.

Segue, nel 1953, una lettera di analogo tenore inviata all’Ambasciatore in Italia, Clare Boothe Luce.

Nel 1949 Pucci pubblica le seguenti opere:
  • “Serie delle grammatiche dinamiche, pratiche, ragionate, storico-comparate: Parte I. Per coloro che in pochi giorni desiderano acquistare una conoscenza elementare della lingua straniera. [fasc. I.] Inglese”; 
  • “Le traducteur dynamo-mécanique: L'invention pour traduire les langues de l'occident sans les connaitre presque sans dictionnaire. Op. I: anglais-français. Col sottotitolo: “Perfectionnement de l'invention primée (traduction mécanique) avec diplôme de médaille d'argent à l'Exposition Concours International des Inventions, Foire de Paris 1935”; 
  • “Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. francese – italiano”; 
  • “Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 2. Inglese – italiano”. 
Nel 1950, Pucci partecipa al Concorso per le Invenzioni della Fiera Internazionale di Liegi e gli viene riconosciuta una medaglia d’argento.

[Inizio]

1.4 Gli ultimi anni. 

Negli anni '50 Pucci prosegue le sue attività di ricerca e studio, anche in assenza di qualsiasi finanziamento, con la pubblicazione delle seguenti opere:
  • 1950: Grammatica dinamica della Lingua tedesca: (linee fondamentali); Il traduttore dinamo-meccanico: Tipo libro macchina. Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario. [fasc. ] 1. Italiano-Inglese; 
  • 1952: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie B. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. Italiano – Francese. 
  • 1958: Vocabolario mobile italiano - francese: (parte Traduttore Meccanico).
In questo periodo Pucci effettua anche alcuni viaggi all’estero di cui si ha notizia di uno in Francia, nel 1950, dove incontra il suo amico Henry Demont ed uno in Israele, nel 1954.

Nel 1960 pubblica la sua ultima opera:
  • Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario Tedesco – Italiano, ovvero il traduttore applicato alla lingua tedesca. 
Negli ultimi anni della sua vita è affetto da una malattia che lo porta progressivamente alla cecità e quindi muore a Salerno il 6 marzo 1973. [Inizio]

2. L’invenzione 

Per comprendere la portata dell'invenzione di Federico Pucci, è opportuno fare una breve premessa sul significato di “traduzione automatica”, in particolar modo in epoca anteriore all'invenzione dei computers.

Secondo quanto oggi si ritiene e che non è mai stato messo in discussione da decenni, il concetto di “traduzione automatica” (TA) si riferisce all'atto di tradurre per mezzo di un computer, senza intervento dell'uomo. Prima dei computers, si può parlare più propriamente di “traduzione meccanica” o di “macchina per tradurre”, un distinguo che ritroviamo nella definizione inglese di questa disciplina: “Machine Translation” abbreviata in MT.

Dopo il “computer”, definito a volte, “cervello elettrico” o “cervello elettronico”, i primi “software” per la traduzione automatica furono dei sistemi detti “a base di regole”. Di fatto, saranno gli unici sistemi utilizzati per circa cinquant'anni, prima della comparsa di sistemi ibridi o di altri più efficienti.

La prima dimostrazione di cui abbiamo notizia, di un sistema di traduzione automatica fondato su regole (RBMT o Rule-Based Machine Translation), è conosciuta nei minimi dettagli: data, luogo, équipe che vi partecipò, lingue adoperate, svolgimento ecc.

In effetti, si tratta di un aneddoto più che di una vera e propria dimostrazione scientifica: siamo al 7 gennaio del 1954, a New York, nella sede dell'IBM, il team che lo esegue è frutto di una collaborazione fra la Georgetown University da una parte (M. Paul Garvin per la parte linguistica) e IBM dall'altra (M. Peter Sheridan per la parte relativa alla programmazione), la coppia di lingue selezionata è russo ed inglese, il lessico, 250 parole scelte con cura, una decina di frasi, 6 regole!

Il giorno dopo, IBM annuncia trionfalmente con un comunicato stampa:
And the giant computer, within a few seconds, turned the sentences into easily readable English. 
Lo stesso comunicato dava spazio alle parole del Prof. Leon Dostert, della Georgetown University, secondo il quale, nel giro di pochi anni, la traduzione automatica sarebbe potuta diventare realtà:
Doctor Dostert predicted that “five, perhaps three years hence, interlingual meaning conversion by electronic process in important functional areas of several languages may well be an accomplished fact.” 
L'ottimismo di queste affermazioni, ebbe soprattutto l'effetto di indurre il governo statunitense a mettere a disposizione ingenti somme per la ricerca. Da questo punto di vista, l'obiettivo fu raggiunto. Nella realtà, però, l'esperimento Georgetown University - IBM fu seguito da un decennio che tutti gli studiosi di storia della TA concordano nel definire “la grande disillusione”.

Cinque anni prima dell'esperimento americano, nella sua prima lettera al CNR del 10 luglio 1949, Federico Pucci prevedeva con lungimiranza ed all'insaputa della comunità scientifica internazionale che:
la somma ingentissima messa a disposizione dal Governo statunitense per la costruzione del cervello elettrico riguardava un apparecchio di uso non commerciabile, inidoneo allo scopo, cosa che si è puntualmente verificata in seguito. 
Questo è, in sintesi, l'esperimento che ad oggi, nel 2019, la comunità scientifica considera l'inizio della traduzione automatica, giudizio che andrebbe rivisto alla luce dell'invenzione di Pucci.


Di fatto, 25 anni prima dell'esperimento Georgetown - IBM, nel dicembre 1929 (quindi 90 anni fa), Federico Pucci presentò a Salerno il suo metodo, interamente di sua invenzione, che ideò molto prima della comparsa dei computers, probabilmente sin dalla metà degli anni 20 e che si può sicuramente definire il primo sistema di “traduzione meccanica basata su regole”.

Un sistema che sarà documentato, in maniera dettagliata, due anni dopo, in un opuscolo di 68 pagine descrittive, pubblicato nel 1931 ed intitolato: “Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei, conoscendo ciascuno solo la propria lingua: Parte I”, di cui ecco la copertina:


Un metodo estremamente sofisticato per quell'epoca e che non aveva assolutamente nulla da invidiare all'esperimento americano, che sarà realizzato un quarto di secolo più tardi.

Il metodo Pucci riuniva in un unico sistema i tre metodi abituali di un sistema di Traduzione Automatica (TA) fondato su regole (che saranno individuate in seguito solo grazie alla capacità di calcolo sempre crescente dei computers). In sintesi:
  • Trasferimento diretto: analisi morfologica, traduzione parola per parola sulla base di dizionari bilingue, di vocabolari complementari e tabelle di corrispondenza vocaliche e consonantiche fra lingue. Esempio italiano - francese: 
  • Trasferimento indiretto: analisi della sintassi e della grammatica, rappresentazioni dei testi sorgente e target e regole per il trasferimento del testo originario al fine di generare il testo tradotto. Fra l'altro, il libro propone 9 pagine, “per risalire alla voce indicata nel dizionario e per determinare il valore dell'alterazione apportata dalla flessione” nelle diverse lingue (declinazione, coniugazione, ecc.). 

Ogni variazione (vedi terze colonne, partendo da sinistra ) esprime una flessione. Pucci ci fornisce l'esempio della frase in italiano: “Se io esamino, ad esempio, la frase italiana: l’uomo viene, osservo che uomo è parola fondamentale, cioè sostantivo maschile singolare, e che « viene » è un’alterazione della voce venire, che rappresenta la modificazione del concetto espresso dall’infinito in quello espresso dalla terza persona singola presente indicativo.”

Quindi si utilizza la chiave internazionale X per esprimere questa variazione da concetto di indefinito a concetto di presente indicativo:
- italiano: L’uomo·viene = l’uomo venire + X
- francese: L’homme vient = l’homme venir + X
- tedesco: Der Mann kommt = der Mann kommen + X
- inglese: The man comes = the man come + X
  • Trasferimento per pivot: il pivot può essere sia un interlingua naturale (inglese, esperanto, etc.), sia una rappresentazione simbolica, come nel caso di Pucci, fatta di chiavi internazionali e di ideogrammi che permettono una trasmissione di concetti tramite simboli grafici.

Come egli stesso afferma, gli ideogrammi presentano diversi vantaggi:
  • far percepire, a chi riceve, più rapidamente il concetto;·infatti se un francese ci vuol comunicare l’idea di cavallo, e disegna un cavallo, noi comprendiamo con maggior rapidità di quanto non comprenderemmo, se, pur conoscendo il francese, ci venisse comunicato cheval. 
  • per quanto riguarda la rappresentazione grafica di concetti grammaticali e sintattici, la trascrizione ideografica permette anche di spiegare in una lingua un concetto grammaticale in essa mancante, ma esistente in un’altra. 
L'autore precisa, infine, che, qualche piccola aggiunta a queste chiavi fondamentali, valevoli per le lingue romanze, renderebbe queste tavole valide anche per le lingue slave.

D'altra parte, nel “libro-macchina” che pubblicherà nel dopoguerra, Pucci ci mostra un modellino della sua invenzione, composto dai 4 moduli seguenti (grafia dell'autore):
  • 1 vocabolario mobile (A) 
  • 1 complemento al vocabolario mobile (B)
  • 1 correttore sintattico (C)
  • 1 correttore morfologico (D) 

Cosa incredibile: a ciascun “libro-macchina” pubblicato, annetterà un modellino fatto a mano e con annotazioni di suo pugno, per spiegare come poter costruire la sua “macchina per tradurre”, rispettando le sue indicazioni!


*

Immaginiamo, in conclusione, che Federico Pucci fosse riuscito a costruire un prototipo della sua invenzione: oggi sarebbe conservato sugli stessi scaffali polverosi della storia, dove sono le macchine di Georges Artsrouni e Petr Smirnov-Trojanskij, cioè un oggetto interessante e curioso, ma totalmente superato.

Invece, Pucci ci ha lasciato molto di più di un dispositivo obsoleto, poiché ha consegnato alle generazioni successive, scritto nero su bianco, fin dal 1931, il primo sistema documentato al mondo di Traduzione Automatica basato su regole.

Esso è arricchito da due veri e propri tesori, cioè i due primi testi della storia tradotti “meccanicamente”: un estratto della Vita Nuova di Dante, tradotto dall'italiano al francese, ed un estratto del Zadig di Voltaire, tradotto dal francese all'italiano.

Fin dalla premessa, guida il lettore in merito all'apprendimento del suo metodo:
“Leggere l'esempio di traduzione riportato a pagina 66 e controllare con l'aiuto del vocabolario il modo in cui ho tradotto. Dopo di aver tradotto qualche rigo si leggono le tabelle riportate a pag. 36 che permettono di evitare di ricorrere spesso al dizionario.  
Lo studioso legga tutto nell'ordine in cui è esposto, chi non arriva a rendersi conto delle ragioni della disposizione del libro, le trovera esposte nella parte 2.” 

La riscoperta della figura e dell’invenzione di Federico Pucci è avvenuta solo nel 2017, grazie allo studioso ed interprete traduttore francese Jean Marie Le Ray [5].

È auspicabile che, prima o poi, un'università o uno dei maggiori esponenti nel campo della traduzione automatica, possano studiare il lavoro e le intuizioni di Federico Pucci, per riconoscergli concretamente il suo ruolo di precursore nella storia della traduzione automatica, e magari per realizzare un prototipo funzionale della sua “macchina per tradurre”. [Inizio]

3. Onorificenze 

Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, 27 ottobre 1936


[Numerosissime onorificenze in Francia]

[Inizio]

4. Note 

1) L’Europa non vuol morire, Federico Pucci, Salerno, 1936
2) Pour supprimer ce crime: la guerre, Plan Henri Demont de 1908, développé et proposé aux Alliés en 1918, Henri Demont, Paris, 1938
3) Lettera al CNR del 10 luglio 1949
4) Lettera al CNR del 10 luglio 1949
5) https://adscriptum.blogspot.com/p/federico-pucci.html

[Inizio]


Creative Commons License


dimanche 15 mars 2020

Federico Pucci: riscrivere la storia della traduzione automatica

Questo post raccoglie rispettivamente le versioni originali, in italiano, francese e inglese, riassunte in questa pubblicazione di SlideShare.


*

Con Federico Pucci, la storia della traduzione automatica nel XX° secolo cambia fisionomia e va riscritta dagli anni '30 in poi:

1929 (dicembre): Federico Pucci presenta per la prima volta a Salerno il suo studio sul "traduttore meccanico".

1930: partecipazione alla prima Esposizione Dopolavoristica Nazionale di Arte e Mestieri di Bolzano - sezione letteraria, di Federico Pucci col suo concetto di "traduttore meccanico", premiato con medaglia d'argento.

1931: Federico Pucci pubblica a Salerno la parte I di quello che è verosimilmente il primo libro mai pubblicato nel mondo su di un dispositivo di "traduzione meccanica": "Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra Europei conoscendo ciascuno solo la propria lingua: Parte I (Traduzioni dalla lingua estera)."


1932: costruzione probabile di una prima "macchina da tradurre" da parte di Georges Artsrouni, distrutta in seguito; non è stato conservato alcun documento che la riguardi, tranne una fotografia che non consente di fornirne una descrizione. (Fonte)

1932: Warren Weaver diventa direttore della Fondazione Rockfeller

1933: deposito del brevetto e presentazione alle autorità sovietiche della macchina di Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij, probabilmente rimasta allo stato di piani e descrizioni. (Fonte)


1933-1935: costruzione del "cervello meccanico" di Georges Artsrouni:


1935: presentazione del "traduttore meccanico" di Federico Pucci al Concorso d'invenzioni aperto nell'ambito della Fiera di Parigi, premiato con diploma e medaglia d'argento per "un metodo per tradurre le lingue senza conoscerle"! (Fonte)

1937: Georges Artsrouni presenta alcune macchine all'Esposizione Nazionale di Parigi, il cui principio fu ricompensato da un diploma di Gran Premio per la meccanografia, secondo l'inventore stesso.

1939-1945 : Seconda Guerra Mondiale

L'attività editoriale di Federico Pucci s'interrompe tra il 1931 ed il 1949, periodo che corrisponde all'anteguerra, alla guerra e al dopoguerra, del quale si sa molto poco su Federico Pucci, se non, oltre alla sua partecipazione ad alcune Esposizioni ed alla sua attività di censore, quello che dice lui stesso:
Poi viene la guerra e lo scrivente cerca di spostare i propri studii nel piano militare, riesce infatti a creare i traduttori meccanici C e D; (...) dovevano partecipare alla Mostra della Tecnica del 1940; tuttavia il Ministero della Guerra oppose il proprio veto alla partecipazione stessa, io venni chiamato a Roma per chiarimenti sulla invenzione; questa fu riconosciuta esatta ed io venni autorizzato a costruire l’apparecchio a spesa dello stato per i primi esperimenti, in quanto avevo fatto presente la mia incapacità finanziaria di costruirli. Venni naturalmente obbligato a serbare il silenzio. Tuttavia non essendo io meccanico pensai che per costruire l’apparecchio avrei dovuto avvalermi dell’opera di terzi, i quali avrebbero potuto non serbare il segreto; non volli correre rischi e declinai l’incarico abbandonando l’invenzione nelle mani del Ministero della Guerra perché ne facesse l’uso che riteneva opportuno.
Un buco nero che sarebbe particolarmente interessante colmare... 

* * *

La découverte de Federico Pucci bouleverse totalement l'histoire de la traduction automatique, qui doit être réécrite au XXIe siècle.

J'ai déjà fait une première tentative, qui s'est avérée être un échec total. Peu importe. Je vais essayer d'être plus précis.

Au siècle dernier, selon toutes les sources disponibles, l’histoire de la traduction automatique est relativement figée, avec une seule ligne de démarcation : l’apparition de l’ordinateur.

AVANT l'ordinateur, sur la période 1932-1935, nous avons la construction probable d’une première machine à traduire par Georges Artsrouni (1932), suivie en 1933 par le dépôt du brevet et la présentation aux autorités soviétiques de la machine de Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij, et entre 1933 et 1935 la construction du « cerveau mécanique » de Georges Artsrouni.

En 1936, Alan Turing publie « On computable numbers »1 et imagine un modèle abstrait du fonctionnement des appareils mécaniques de calcul, tel un ordinateur, en vue de donner une définition précise au concept d’algorithme ou de « procédure mécanique », connu sous l’appellation de « machines de Turing ».

Il est l’un des principaux acteurs du déchiffrement d’Enigma durant la seconde Guerre mondiale, et ouvre la voie à l’informatique moderne en contribuant à la construction des premiers ordinateurs programmables au monde : les Colossus Mark 1 et Mark 2.

APRÈS l’apparition des premiers ordinateurs, il faudra attendre 1946 et la rencontre entre Andrew Booth et Warren Weaver, directeur de la Fondation Rockfeller, et, surtout, le 4 mars 1947, avec la lettre de ce dernier à Norbert Wiener évoquant la possibilité d’utiliser les nouveaux ordinateurs pour la traduction des langues naturelles :
... Also knowing nothing official about, but having guessed and inferred considerable about, powerful new mechanized methods in cryptography - methods which I believe succeed even when one does not know what language has been coded - one naturally wonders if the problem of translation could conceivably be treated as a problem in cryptography. When I look at an article in Russian, I say "This is really written in English, but it has been coded in some strange symbols. I will now proceed to decode. 
Norbert Wiener lui répond, pour le moins sceptique, le 30 avril 1947 :
Second—as to the problem of mechanical translation, I frankly am afraid the boundaries of words in different languages are too vague and the emotional and international connotations are too extensive to make any quasi mechanical translation scheme very hopeful. I will admit that basic English seems to indicate that we can go further than we have generally done in the mechanization of speech, but you must remember that in certain respects basic English is the reverse of mechanical and throws upon such words as get a burden which is much greater than most words carry in conventional English. At the present tune, the mechanization of language, beyond such a stage as the design of photoelectric reading opportunities for the blind, seems very premature… 
Warren Weaver formalisera son intuition deux ans plus tard, le 15 juillet 1949, avec la publication d’un mémorandum simplement intitulé : Translation, publié in Machine translation of languages: fourteen essays [ed. by William N. Locke and A. Donald Booth (Technology Press of the Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, Mass., and John Wiley & Sons, Inc., New York, 1955), p.15-23], qui commence ainsi :
There is no need to do more than mention the obvious fact that a multiplicity of languages impedes cultural interchange between the peoples of the earth, and is a serious deterrent to international understanding. The present memorandum, assuming the validity and importance of this fact, contains some comments and suggestions bearing on the possibility of contributing at least something to the solution of the world-wide translation problem through the use of electronic computers of great capacity, flexibility, and speed.
C'est d'ailleurs après avoir eu vent d'un article publié aux États-Unis le 31 mai 1949 (notamment sur le New York Times et le New York Herald Tribune) sur le lancement de l'ordinateur SWAC (Standards Western Automatic Computer) et les déclarations de Harry Huskey rapportées par un quotidien italien (je n'ai pas encore identifié avec précision de quel Giornale il s'agit). Queste le parole stesse di Federico Pucci:
Le Invenzioni sorprendenti (Los Angeles, 31/05/1949)

Il dott. Harry Huskey, addetto alle ricerche presso l’Istituto per i calcoli analitici ha annunziato l’invenzione di un cervello elettrico capace di tradurre le lingue straniere.

Sul funzionamento dell’apparecchio che in un primo tempo veniva impiegato nelle ricerche matematiche, lo scienziato ha dichiarato: Perché riesca a tradurre le lingue, queste devono essere scritte a macchina. L’ufficio per le ricerche navali ha già stanziato una considerevole somma di danaro per la costruzione del cervello.

Il dott. Huskey è sicuro del perfetto funzionamento della meravigliosa macchina la quale darà une traduzione letterale, parola per parola, e sarà poi cura di chi la usa interpretare il senso della traduzione.

Il cervello elettrico verrà messo alla prova entro un anno al più.
scritte di suo pugno nella sua premier courrier au Conseil National des Recherches italien (en date du 10 juillet 49, seulement 5 jours avant la publication du mémorandum de Weaver !), intitulé : « Cerveau électrique nord-américain pour la traduction des langues étrangères et traducteur électromécanique italien participant à l'exposition-concours d’inventions qui se tiendra du 16 au 29 septembre 1949 à Paris », dans le seul but de revendiquer l'antériorité de son invention...

C'est probablement aussi pour cela qu'il fera en sorte que son annonce soit reprise sur ce même New York Times le 26 août 1949 :

On 26 August 1949, the New York Times reported (page 9) from Salerno: 
Federico Pucci announced today that he had invented a machine that could translate copy from any language into any other language. He said that the machine was electrically operated, but refused to disclose details. He said that he would enter it in the Paris International Fair of Inventions next month.  

Une annonce relayée presque un demi-siècle plus tard par John Hutchins, qui fut le point de départ de ma découverte. Mais malheureusement, comme je pense l'avoir clairement démontré, la "machine à traduire" de Federico Pucci n'a jamais vu le jour !

Cela étant, quand bien même Pucci aurait réussi à construire un prototype de son invention (dont il ne nous reste que la maquette), il serait rangé aujourd'hui sur les mêmes étagères poussiéreuses de l'histoire que les machines d'Artsrouni et de Smirnov-Trojanskij, à savoir une sympathique curiosité totalement dépassée.

En revanche, Federico Pucci nous a laissé bien plus qu'un dispositif obsolète, puisqu'il a consigné noir sur blanc le premier système documenté au monde de traduction automatique à base de règles (RBMT) dans son livre paru à Salerne en 1931 (An IX de l’ère fasciste !), dans la partie I de ce qui est vraisemblablement le premier ouvrage jamais publié sur un dispositif de « traduction mécanique » : « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. », di cui ecco la copertina :


Cette première partie signifiant donc qu'il y en aurait eu au moins une autre à suivre, ce que l'auteur précise en italien sur la couverture : « En préparation : traduction de la langue nationale vers la langue étrangère (langue française) - Temps nécessaire pour apprendre à traduire : une minute ». Avec 68 pages descriptives, c'est non seulement le premier ouvrage, mais aussi le plus complet de la série : dix livres publiés pendant 30 ans, de 1931 à 1960, consacrés à « ses machines à traduire ».

Dans sa préface au lecteur, rédigée à Salerne le 10 décembre 1930, l'auteur entend démontrer qu'il serait possible de faire correspondre entre eux des étrangers ne connaissant respectivement que leur propre langue (Il presente lavoretto tende a dimostrare che sarebbe possibile corrispondersi fra stranieri, conoscendo ciascuno solo la propria lingua).

Donc, en 1929, M. Pucci présente à Salerno sa méthode pour la première fois, qu'il formalise l'année suivante dans un ouvrage publié début 1931. Dans sa première lettre au CNR, il évoque lui-même l'année :
Fin dal 1930 mi sono interessato del problema di permettere ai popoli di tradurre da una lingua all’altra conoscendo ciascuno solo la propria lingua.
Or, vu l'élaboration sophistiquée d'une telle méthode (qui sera d'ailleurs primée avec une médaille d'argent dès le mois de mai 1935 par le Comité de la Foire de Paris), et avec tout le travail réalisé sur ses "tableaux symboliques", il est évident qu'il devait tenter de théoriser son invention déjà depuis la moitié des années 20, a minima, car il lui aurait été impossible d'écrire un tel ouvrage sans une longue et mûre réflexion au préalable.

Plus étonnant encore, il nous laisse un témoignage de ce que sont indubitablement les deux premiers textes au monde traduits "mécaniquement" : un extrait de la Vita Nuova de Dante traduit de l'italien au français, et un extrait du Zadig de Voltaire traduit du français à l'italien, où l'auteur nous expose très exactement - et de façon très détaillée - la méthode (de fonctionnement de sa machine telle qu'il souhaitait la concevoir) par laquelle il traduit "automatiquement" de l'italien au français, puis du français à l'italien :


En obtenant des résultats - pour un système mécanique conçu en 1930 - absolument remarquables ! À titre de comparaison, voici les traductions automatiques modernes de ce même extrait de Zadig, près de 90 ans plus tard...

Une dernière observation avant de conclure : l'approche unique de Federico Pucci anticipe aussi de près d'un siècle une autre caractéristique de ce qu'est devenue la traduction automatique aujourd'hui : sa dimension universelle, démocratique, abordable et à la portée de tous. Il n'aurait certes pas pensé à sa gratuité, quoique...

Conclusion

Que l'on observe l'histoire de la traduction automatique AVANT ou APRÈS l'apparition de l'ordinateur, dans le premier cas Monsieur Federico Pucci a précédé de quelques années les inventions de MM. Georges Artsrouni et Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij, et dans le second d'au moins deux décennies (!) l'intuition de Warren Weaver... 

Donc indépendamment du fait que ni le passé ni le présent ne lui ont rendu justice jusqu'à maintenant, j'espère au moins que l'avenir lui apportera la reconnaissance qu'il mérite en tant que précurseur absolu de la traduction automatique, qui légua dès 1931 à la postérité le premier système connu et documenté de "traduction mécanique à base de règles".

*

Nota : 1 ON COMPUTABLE NUMBERS, WITH AN APPLICATION TO THE ENTSCHEIDUNGSPROBLEM
By A. M. TURING.
[Received 28 May, 1936.—Read 12 November, 1936.]


P.S. Voici ma "première tentative" de réécrire l'histoire de la T.A.

À la lumière de la récente découverte d’un nouveau personnage clé dans l’histoire de la traduction automatique, j’ai pensé qu’il serait bon d’actualiser la « ligne du temps » de cette matière, autour des deux âges de la T.A. :

I. L’âge de fer : de la préhistoire au XXe siècle – Avant le Web 
II. L’âge d’or : XXe et XXIe siècles – Après le Web 

L’articulation sera la suivante :

I. De la préhistoire au XXe siècle – Avant le Web 

Trois grandes étapes :
  1. Le XVIIe siècle 
  2. Années 30 du XXe siècle : les précurseurs 
  3. Les 5 décennies suivantes 


1. Le XVIIe siècle

La « préhistoire » de la T.A. est essentiellement marquée par deux noms : René Descartes et Gottfried Wilhelm Leibniz, qui en jettent certaines bases conceptuelles.

Selon John Hutchins et Harold L. Somers, Descartes et Leibniz envisageaient à cette époque de créer des dictionnaires mécaniques en utilisant des codes numériques universels (« Both Descartes and Leibniz speculated on the creation of dictionaries based on universal numerical codes », in An introduction to machine translation).

Descartes nous en dit plus sur l’invention de la langue universelle dans sa correspondance :
Pour être vraiment telle, une langue doit naître de la « vraie » philosophie et donc procéder d’une réforme qui transpose dans les pensées le même ordre simple et naturel qui existe entre les nombres. Les pensées deviendraient alors claires et simples et il serait « presque impossible » de se tromper. Le premier pas à accomplir, précise Descartes, n’est pas d’inventer les mots primitifs et les caractères de la langue universelle, ni de garantir des temps rapides d’apprentissage, mais d’établir « un ordre entre toutes les pensées qui peuvent entrer en l’esprit humain, de même qu’il y en a un naturellement établi entre les nombres ». On pourrait alors inventer des « mots » et les ordonner comme on ordonne les langages inventés pour représenter les nombres et comme on apprend « en un jour à nommer tous les nombres jusqu’à l’infini, et à les écrire en une langue inconnue, qui sont toutefois une infinité de mots différents », et « faire le même de tous les autres mots nécessaires pour exprimer toutes les autres choses qui tombent en l’esprit des hommes ». Ainsi naîtrait une vraie langue universelle, puisque telle est la langue capable de représenter les pensées ordonnées dans l’esprit de l’homme, les idées simples. Une telle langue s’affirmerait « bientôt parmi le monde » et beaucoup seraient disposés à employer « cinq ou six jours de temps pour se pouvoir faire entendre par tous les hommes ».
La langue universelle ne peut donc naître qu’après avoir ordonné, distingué et énuméré les pensées des hommes de façon à les rendre claires et simples. C’est là « le plus grand secret qu’on puisse avoir pour acquérir la bonne science ». Reposant sur la connaissance des « idées simples », une telle langue deviendrait facile à apprendre, à prononcer et à écrire : « Et si quelqu’un avait bien expliqué quelles sont les idées simples qui sont en l’imagination des hommes, desquelles se compose tout ce qu’ils pensent, et que cela fût reçu par tout le monde, j’oserais espérer ensuite une langue universelle fort aisée à apprendre, à prononcer et à écrire, et ce qui est le principal, qui aiderait au jugement lui représentant si distinctement toutes choses, qu’il lui serait presque impossible de se tromper ».
Une langue universelle est donc une langue des pensées ordonnées, mais aussi des pensées claires et simples. Les mots dont les hommes disposent ne possèdent, au contraire, que des significations confuses, ce qui explique pourquoi on n’entend presque rien parfaitement.
Source : Lettre à Mersenne du 20 novembre 1629, B 24, p. 92-97. « La lettre a été étudiée, dans la littérature critique cartésienne, surtout par rapport au projet de langue artificielle, en y voyant même parfois un antécédent de la caractéristique universelle de Leibniz… »
in DESCARTES : TRADUCTION, VÉRITÉ ET LANGUE UNIVERSELLE
Giulia Belgioioso (Université de Lecce)

*

2. Années 30 du XXe siècle : les précurseurs 

Passons maintenant du début des années 30 au Web, c’est-à-dire du premier « traducteur mécanique » de Federico Pucci à la moderne « traduction automatique neuronale » (voir ici une comparaison...) :

1929 (décembre) : Federico Pucci présente pour la première fois à Salerne son étude sur le "traducteur mécanique".

1930 [mise à jour] : présentation à l'Exposition Nationale de Bolzano, section littéraire, du dispositif "traducteur mécanique" de Federico Pucci, primé avec une médaille d'argent.

1931 : Federico Pucci publie à Salerne la partie I de ce qui est vraisemblablement le premier ouvrage jamais publié sur un dispositif de "traduction mécanique" : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue ». 


1932 : construction probable d’une première machine à traduire de Georges Artsrouni, détruite par la suite, aucun document la concernant n'ayant été conservé, si ce n’est une photographie ne permettant pas d'en donner une description. (Source)

1932 : Warren Weaver devient directeur de la Fondation Rockfeller

1933 : dépôt du brevet et présentation aux autorités soviétiques de la machine de Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij, sans doute restée à l'état de plans et de description. (Source)


1933-1935 : construction du « cerveau mécanique » de Georges Artsrouni :


1935 : présentation du « traducteur mécanique » de Federico Pucci au Concours d'inventions ouvert dans le cadre de la Foire de Paris (Source)

1937 : Georges Artsrouni présente quelques machines à l'Exposition Nationale de Paris, dont le principe fut couronné d'un diplôme de Grand Prix pour la mécanographie, selon l'inventeur lui-même.

1939-1945 : Deuxième Guerre mondiale

*

3. Les cinq décennies suivantes 
  •  La première décennie (≅1945-1955) : les premiers pas
  •  La deuxième décennie (≅1955-1965) : de l'enthousiasme à la déception 
  •  La troisième décennie (≅1965-1975) : la période calme 
  •  La quatrième décennie (≅1975-1985) : le réveil
  •  La cinquième décennie (≅1985-1995) : la maturité 
Inutile de répéter ici les développements de la T.A. selon la chronologie proposée en 1994 par Jacques ANIS dans « Ordinateurs et traduction : survol d'un demi-siècle » [In: Langages, 28ᵉ année, n°116, 1994. Le traducteur et l'ordinateur. pp. 111-122; doi : 10.3406/lgge.1994.1699], je renvoie le lecteur à la consultation du document source.

À noter que, selon l’auteur, il a essentiellement basé son travail sur le livre de John Hutchins (1986), intitulé « Machine Translation: Past Present Future », le même chercheur chez qui j'ai trouvé mention pour la première fois du nom de Federico Pucci. Or ce dernier a écrit au moins 12 livres sur les langues pendant 35 ans, dont 7 sur le "traducteur (dynamo-) mécanique", de 1931 à 1958, et apparemment, jusqu'à présent, il n'y a jamais eu nulle part aucune trace ni de l'inventeur ni de ses inventions, qu'il aurait pourtant présentées au concours Lépine ! Voilà bien des mystères que j'espère réussir à élucider...

La cinquième décennie chevauche enfin avec l’avènement du World Wide Web, à partir de 1990, année parfois considérée comme celle d'un renouveau de la T.A.

*

II. XXe et XXIe siècles – Après le Web 

Je dois encore développer cette partie, qui est sans aucun doute la plus riche (et donc il me faudra du temps, bien que j'aie déjà posé les premiers jalons), probablement selon l'articulation suivante :
  1. La décennie 1995-2005
  2. De 2006 à aujourd’hui
2006 coïncidant bien évidemment avec la montée en puissance du binôme Google et traduction automatique.

À suivre...

* * *

With Federico Pucci, the history of machine translation in the 20th century now needs to be rewritten from the 1930s onwards:

1929 (December): Federico Pucci presents his study on the “mechanical translator” for the first time in Salerno.

1930: Federico Pucci’s participation in the first National After-Work Arts and Crafts Exhibition of Bolzano – literary section, with his concept of “mechanical translator”, awarded a silver medal.

1931: Federico Pucci publishes in Salerno the first part of what we might consider to be the first book ever published anywhere on a “mechanical translating device”, called: "“The mechanical translator and the method for Europeans to correspond, knowing only their own language: Part I: Translating from foreign language).”"


1932: likely construction of a prototype “translating machine” by Georges Artsrouni, later destroyed. No document has been kept about it, except for a photograph that makes a description impossible. (Source)

1932: Warren Weaver becomes director of the Rockefeller Foundation.

1933: filing of patent and presentation to Soviet authorities of Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij’s machine, probably at the design and description stage. (Source)


1933-1935: construction of Georges Artsrouni’s “mechanical brain”:


1935: presentation of Federico Pucci’s “mechanical translator” at the Inventors Competition, part of the Trade Fair of Paris, receiving a silver medal for a “a method for translating languages without knowing them”! (Source)

1937: Georges Artsrouni presents some machines at the National Exhibition of Paris, the principle of which received a Grand Prix award for mechanical data processing, according to the inventor himself.

1939-1945 : World War Two

Federico Pucci’s publishing activity is interrupted between 1931 and 1949, a time corresponding to the pre-war, war and post-war periods, during which little is known about Federico Pucci, apart from his participation in some Exhibitions and his work as a censor, about which he writes:
Then the war came, and I attempted to steer my studies towards a military use. I managed to create mechanical translating devices “C” and “D”, a mechanical solution, attempting to create a new mechanical-based language, with device C working as a transmitter, and D as a receiver device. They were to be submitted to the 1940 Engineering Exhibition, but the War Ministry opposed its participation. I was called to Rome to explain the invention. It was approved, and I was authorised to build and try out the device, at the State’s expense, since I had informed them, I could not afford to build it on my own. Obviously, I was obliged to keep everything secret. However, as I was not a mechanic, I thought that I would need the assistance of other persons, who might not be able to keep the secret. I did not want to run this risk, so I turned down the assignment, and left the invention in the hands of the War Ministry, so that it might do whatever it wanted with the idea.
This marks a big gap in our story that it would be very interesting to fill...

I wish to conclude this post by calling for the intervention of a University or any Authority in the field of Machine Translation, in order to highlight the unique role played by Federico Pucci in the history of MT, and to realize his dream of building prototypes of his manifold “translating machines”, for which he himself provides all the elements needed in his books.

In the fnal analysis, apart from the well-known machines of Georges Artsrouni and Petr Petrovič Smirnov-Trojanskij, which in fact have never had any practical implications in the field, John Hutchins dates the nascent years of machine translation back to the time 1947-1954.

So we can assert without fear of being denied that Mr Federico Pucci is the very first precursor of machine translation as we know it today!

Creative Commons License



Federico Pucci: i due primi testi tradotti "meccanicamente" al mondo

Questo post raccoglie rispettivamente le tre versioni - italiano, francese e inglese -, riassunte poi in questa pubblicazione su SlideShare.

* * *

Quando ho pubblicato lo scoop su Federico Pucci e il suo "traduttore dinamo-meccanico", nel marzo del 2017, ignoravo tutto di lui e di quello che avrei scoperto nei due anni successivi...

Soprattutto, ero ossessionato dall'idea di trovare un giorno la "macchina da tradurre" alla quale Federico Pucci aveva dedicato tutta la sua vita, prima di dover arrendermi all'evidenza che, per tanti motivi, non era mai riuscito a fabbricarla.

Talmente ossessionato che mi era sfuggita una cosa forse ancora più importante della macchina stessa: e cioè che nel suo libro intitolato Il traduttore meccanico, pubblicato a Salerno nel 1931 (Anno IX dell'era fascista!), verosimilmente il primo libro mai pubblicato al mondo su un dispositivo di "traduzione meccanica", sottotitolato "Il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua: Parte I.":


Pucci vi aveva consegnato nero su bianco i due primi esempi di testi tradotti "meccanicamente" (il termine di "traduzione automatica" non era ancora stato coniato) secondo il suo METODO: 1) un brano di Dante tradotto dall'italiano al francese, e 2) un brano di Voltaire tradotto dal francese all'italiano!

Ebbene, anche se pubblicò il suo metodo nel 1931, lo aveva presentato in pubblico per la prima volta nel 1929, all'età di 33 anni. Ed è evidente che ci lavorava già da anni, visto il livello di maturazione della sua idea. Finora non mi sono soffermato abbastanza su queste testimonianze, uniche al mondo, del percorso seguito da Federico Pucci.

Possiamo quindi collocare la genesi del metodo di Pucci quando questi aveva almeno trent'anni, o magari anche meno visto che pubblicò il suo primo libro, intitolato "Manuale di letteratura inglese (Parte 1: I principali scrittori)" nel 1923, all'età di 27 anni!

Ed essendo il Pucci un poliglotta autodidatta eccezionale, che conosceva una trentina di lingue (così come risulta da documentazione della questura di Salerno e dai documenti della censura di Guerra presso l'archivio di Stato di Roma), è ovvio che avrà pensato a lungo al suo METODO di traduzione meccanica, ben prima di spiegarlo dettagliatamente nel suo libro, che fu chiaramente il punto d'approdo di un suo percorso, probabilmente cominciato verso il 1925.

Poi la macchina avrebbe dovuto essere la "traduzione meccanica" del metodo...

Un metodo di cui Pucci stesso ci dice:
«Il primo obbiettivo che mi propongo di raggiungere è quello di permettere a due europei, di diversa nazionalità, di corrispondersi per iscritto, senza che nessuno dei due abbia mai studiato la lingua dell'altro, col solo aiuto del vocabolario, e senza aver fatto alcuno studio speciale, mediante un sistema di chiavi che dovrebbe avere la proprietà di mettere chiunque conosca la grammatica della sola sua lingua, nelle stesse condizioni in cui si trova chi conosce la grammatica di tutte le lingue europee, e cercare possibilmente di estendere il sistema alle principali lingue extra-europee.»
Ed ancora:
«Per poter conseguire risultati pratici, occorre anche che il sistema stesso, o almeno la base del medesimo, oltre ad adempiere la funzione citata, sia così semplice da poter essere appreso con una o due letture da chiunque abbia una cultura elementare, così preciso da impedire gli errori, in cui si potrebbe incorrere per le numerose differenze intercedenti fra le lingue parlate in Europa, così breve da permettere a chi volesse iniziare una corrispondenza con·uno straniero, di fargli tenere in una busta comune, oltre a quanto vuole comunicargli, il sistema di chiavi con la spiegazione delle medesime e con la istruzione circa il loro uso, date nella lingua di chi riceve la lettera, in modo che questi possa, dopo pochi minuti, cominciare a tradurre lo scritto inviatogli ed essere in condizioni di applicare immediatamente il sistema di chiavi nella risposta.»
Quindi:
«Passando dalla teoria alla pratica e dalla sintesi all'analisi presento il prospetto delle chiavi fondamentali, valevoli per le lingue romanze. Vedremo in seguito che, con qualche piccola aggiunta servono pure per le lingue germaniche e per le slave.»
Ma qual è il significato di queste chiavi fondamentali? E qual è il ragionamento che Federico Pucci ha seguito per arrivare a questo risultato?

Certamente, ho già sottolineato l'originalità del suo approccio e della sua visione, radicalmente diversa rispetto a qualunque altro studio conosciuto in materia, fino a quel momento ed anche in seguito. Si potrebbe definire una visione "utopistica" poichè Pucci aveva in mente, fin dal 1929, una macchina semplice ("Tempo necessario per imparare a tradurre : un minuto"), pratica, poco ingombrante ed "abbordabile": nel 1950 il libro era venduto, da solo, per 150 lire (circa € 2,70 di oggi) ed egli aveva in mente di vendere il libro assieme alla macchina al prezzo di 600 lire (circa € 10,70). Quindi avrebbe dovuto essere una macchina portatile ed economica (450 lire, o poco più di 8 euro di oggi), ed anche se solo immaginata, anticipava la realtà attuale di quasi un secolo.

La prima chiave per comprendere il percorso intellettuale di Pucci sta in alcune idee semplici, che anticipano altri due concetti ampiamente riconosciuti oggi: 1) quello della semplificazione della lingua, e 2) quello del "good enough" nella traduzione.

L'idea principale su cui si fonda il suo metodo è la seguente:
  • innanzitutto, frazionare il discorso in unità minime di senso compiuto, i "monemi",
  • in secondo luogo usare ideogrammi comuni alle lingue per trasferire questa semplificazione frazionata nell'altra lingua,
  • ed infine, il destinatario ricolloca le parole (generate dalla macchina), nell'ordine che si conviene alla lingua "obiettivo", di cui il ricevente è madrelingua.
Si tratta di un metodo al tempo stesso logico e pratico, che si serve di questi ideogrammi (fondamentali e derivati), inventati da Federico Pucci fin dalla fine degli anni 20 per i suoi studi ed il cui unico scopo era mettere in grado le persone (anche di cultura limitata) di trovare, con facilità e nella propria lingua, l'equivalente di parole straniere di cui non conoscevano il significato, lasciandoci una testimonianza eccezionale con le sue tabelle!

Lascio la parola a Federico Pucci:



Tabelle seguite dalle "Norme per l'applicazione pratica delle tabelle":



Pucci passa poi all'applicazione concreta delle sue stesse norme al brano di Dante (p. 27):


usando lui stesso, probabilmente per la prima volta al mondo, l'idea di ricavare la "traduzione automaticamente"!


Ecco la trascrizione del brano di Dante, tratto dalla Vita Nuova:
Ai miei occhi apparve la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice. Io la vidi quasi dalla fine del mio anno nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita cominciò a tremar sì fortemente che apparia nei menomi polsi orribilmente. E vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Dio.

Poi che furono passati tanti dì, nell'ultimo di questi, avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di piu lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso me e mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine.
Per prima cosa, anche volendo tradurre questo testo nel francese di oggi, non è per niente facile. Quindi vi lascio immaginare la difficoltà di tradurlo "automaticamente" novant'anni fa...



Pucci ci spiega poi come un locutore che non conosce altra lingua che la propria (secondo il titolo stesso del suo metodo), riesca in modo semplice a fare le giuste scelte (cfr. le note da [1] a [5]):


Quindi applicando le sue norme a tutto il brano:


Pucci ne ricava automaticamente la traduzione seguente dall'italiano al francese:



Trascrizione per chiarezza:
À mes yeux apparut la glorieuse femme de ma pensée, laquelle était par bien des personnes appelée Béatrice. Je la vis depuis la fin de mon année neuvième. Elle apparut habillée d'une très noble couleur, ceinte et·ornée comme il se convenait à son très jeune âge. À ce point je dis vraiment que l'esprit de la vie commença à trembler si fortement qu'il apparaissait dans les très petits pouls horriblement. Et je la voyais de si nobles et louables contenances qu'on pouvait dire cette parole du poète Homère : elle ne semblait pas fille d'un homme mortel, mais de Dieu.

Après que tant de jours furent passés, dans le dernier de ceux-ci, il arriva, que cette femme admirable apparut à moi, habillée d'une couleur très blanche au milieu de deux femmes de condition, qui étaient d'un plus long âge ; en passant elle tourna les yeux vers moi et me salua très vertueusement de sorte que il me parut alors de voir tous les limites de la béatitude.
Pucci conclude:
Questa traduzione è abbastanza corretta, è ad ogni modo tale che anche coloro che nelle pubbliche scuole sono nel francese al quarto o quinto anno di studio, la farebbero certamente peggiore, non parliamo poi di coloro che dopo di aver studiato la lingua francese a scuola, ne hanno abbandonato lo studio, sia pure da qualche anno. Ad ogni modo non si tratta di avere una traduzione perfetta, si tratta unicamente di comprendere, e non v'è dubbio alcuno che esista anche un sol francese che non riesca a comprendere il brano esposto. Unica difficoltà sarebbe quella di dover, secondo alcuni, perdere la testa, a sfogliare continuamente il vocabolario, le chiavi fondamentali, le derivate e le pagine dei concetti differenziali. Se il pubblico mi onorerà ancora della sua benevola attenzione, si convincerà invece che la versione avrà luogo molto più rapidamente e molto più agevolmente di quanto si può credere a prima vista...

Poi passa al brano dal francese all'italiano, tratto da Zadig (Voltaire), sempre seguendo il suo metodo.



È intitolato "Le nez d'un mari":
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
Pucci precisa:
L'italiano·che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.

Della qualità di questo risultato, "che otterebbe meccanicamente un italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto", Pucci dice che è paragonabile alla versione letterale che otterebbe uno studente francese (non molto bravo) che dovrebbe tradurre in italiano il brano citato:
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Però, per una traduzione che avrebbe dovuto generare un sistema meccanico concepito nel 1929, è assolutamente notevole! A titolo di confronto, ecco la traduzione automatica neuronale di Google, 90 anni dopo...


Sempre a titolo di confronto, ecco la traduzione automatica di Microsoft, decisamente superata da Pucci in termini di qualità...


Per chi è interessato, ho analizzato segmento dopo segmento questa traduzione in questo PDF (in francese), intitolato Traduction mécanique d'un extrait de Zadig par Federico Pucci (1931), giungendo alla seguente conclusione:
Nell'attesa che un'università o un ente autorevole nel campo della traduzione automatica, realizzi finalmente l'importanza di Federico Pucci nella storia della T.A. e decida di intraprendere la costruzione di un prototipo operativo delle diverse tipologie delle sue "macchine per tradurre", una prima tappa, realizzabile fin da subito e senza alcun investimento impegnativo, potrebbe consistere nella ricostruzione di questi che sono i primi due testi tradotti "meccanicamente" , seguendo semplicemente le istruzioni fornite da Pucci stesso! 
Così nacque, novant'anni fa, la traduzione automatica: dalla lungimiranza unica e dal genio di Federico Pucci!

* * *

Cela fait maintenant dix-huit mois que j'écris sur Federico Pucci, et ce billet est mon dix-huitième.

Lorsque j'ai appris l'existence de ce précurseur ignoré de la traduction automatique telle que nous la connaissons aujourd'hui, à part l'incroyable enthousiasme suscité par cette révélation exceptionnelle, mon plus grand étonnement fut de découvrir qu'il publia aussi dès 1931 le premier texte connu au monde en la matière, intitulé « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. », dont voici la couverture :


Traduction : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.

Or cette publication précédait de 18 ans celle du "traducteur dynamo-mécanique", objet de mon scoop du 12 mars 2017 !

En allant ainsi de découverte en découverte, je me suis initialement focalisé sur l'existence d'un "traducteur mécanique", à savoir d'une "machine à traduire" dont nous aurions complètement perdu les traces. Le fait que l'inventeur y ait ajouté en 1949 le préfixe "dynamo" signifiant selon moi qu'il avait introduit l'électricité - via une dynamo - afin d'accélérer le fonctionnement de sa machine. En bref, non plus seulement mécanique, mais électro-mécanique. Telle fut mon interprétation, à l'époque. Erronée.

Dans une lettre que j'ai découverte plus tard, où M. Pucci décrit l'évolution de son invention, il nous confirme lui-même la lenteur du traducteur "mécanique" et explique le sens de "dynamo" :
Ces dernières années, l'auteur soussigné s’était proposé d’accélérer la traduction qu’il avait déjà rendue possible auparavant, mais extrêmement lente. (...)
Concernant les traducteurs mécaniques, il convient de noter qu’ils rendaient possible uniquement la traduction mais que le processus était extrêmement lent, du fait qu’ils exigeaient l'utilisation constante du vocabulaire, leur potentiel consistant simplement à mettre quiconque dans les mêmes conditions que quelqu'un qui connaîtrait toutes les grammaires étrangères mais aucun mot de vocabulaire. (...)
J’ai également affronté la question de la traduction électrique, en essayant de répercuter sur le plan de la traduction d’une langue à l’autre la transposition au plan électrique que les allemands avaient réalisé pour la traduction d'une langue donnée en un texte chiffré par le biais de substitutions littérales découlant, comme je l'avais fait au plan théorico-mécanique, de l'application des lois mathématiques relatives au calcul des probabilités. (...)
 
C’est ainsi que je suis parvenu au Traducteur dynamo-mécanique en trois études : 
  1. la première étude, livresque, a consisté en un prospectus servant à rendre possible la traduction à l'aide du vocabulaire (auquel il n’est plus nécessaire d’avoir recours de façon constante, mais seulement dans 15 % des cas pour des langues semblables, et dans 40 % pour des langues d'origine diverse) ; entre mars et avril j’ai publié deux petites éditions du Traducteur dynamo-mécanique à l’usage des italiens (français-italien et anglais-italien, plus une autre édition « anglais-français » à l'usage des français), en mentionnant dans les deux dernières publications la traduction dynamo-mécanique intégrale et la traduction électromécanique déjà réalisée. (...)
  2. la deuxième étape de la traduction dynamo-mécanique introduit le principe du mouvement des mots, il s’agit d’un livre-machine en carton où les mots sont extraits en fonction des mouvements déclenchés de main humaine ; 
  3. dans la troisième étape (électromécanique), le carton est remplacé par le métal et les mouvements ne sont plus impulsés de main humaine mais par l’électricité.
Du reste, toute les indications, à commencer par celles de John Hutchins, seul et unique chercheur de l'histoire de la traduction automatique à mentionner Federico Pucci, conduisaient à une telle interprétation : l'existence d'une machine à traduire, ou pour le moins d'un prototype, qui aurait été présenté au concours d'inventions lors de la Foire Internationale de Paris de 1949.

Pour autant, après avoir parcouru toutes les pistes possibles de recherche pour dénicher un exemplaire de ce "traducteur mécanique", notamment grâce à la rencontre avec la fille et la petite-fille de Federico Pucci, j'en suis arrivé à la conclusion que la « machine à traduire » de M. Pucci n'avait jamais existé !
Malheureusement. Resté seul trop longtemps avec ses idées, et malgré la clairvoyance de sa vision, dès le début il n'est pas parvenu à réunir les ressources financières et techniques nécessaires pour réaliser un prototype fonctionnel de son projet, et pouvoir ainsi breveter une invention qui n’a jamais dépassé le stade conceptuel des dessins, maquettes et descriptifs.
Certes, elle n'a pas existé physiquement, mais M. Pucci avait prévu toutes les déclinaisons possibles de sa machine, destinée à évoluer considérablement au fil des ans.

Tout d'abord, il devait y avoir deux machines par paire linguistique de type AB, une pour chaque sens de traduction : A langue source vers B langue cible, et B langue source vers A langue cible. Ce que M. Pucci nomme plutôt "Traducteurs mécaniques de type A" (de la langue étrangère vers la langue nationale) et "Traducteurs mécaniques de type B" (de la langue nationale vers la langue étrangère), selon les cas, comme le prouve l'intitulé de certains des vocabulaires mobiles mentionnés dans ses publications :
  • anglais - français (1949)
  • francese - italiano (1949)
  • inglese - italiano (1949)
  • italiano - inglese (1950) 
  • italiano - francese (1952)
  • italiano - francese (1958)
  • tedesco - italiano (1960)
Ensuite, chacune de ces machines aurait dû suivre une évolution technologique, en parallèle avec les progrès techniques réalisés dans le temps : machines simples, mécaniques, électriques, phono-électriques, photo-électriques et télé-électriques, et [donnant] naissance à de nombreux autres types composés, dont l'Interprète Électro-mécanique Portable...

L'introduction de l'interprète (portable !) en parallèle au traducteur nous fait comprendre l'ampleur de la vision de M. Pucci :
Pour une machine électrique, le mouvement qui est fait à la main dans le cas présent est effectué par l'électricité ; pour la machine phono-électrique, le vocabulaire mobile comporte trois colonnes, dont les deux premières sont imprimées sur une feuille d'étain, et la troisième est constituée par un disque d'acier tel que celui d'un phonographe, sur lequel le locuteur étranger enregistre la prononciation des termes de sa langue ; près de chaque mot italien se trouve un numéro ; en appuyant sur un bouton, une tête de lecture électrifiée dans un champ magnétique se déplace sur la prononciation enregistrée et lit le mot en langue étrangère, après qu'un mouvement électrique ait procédé aux corrections graphique et phonétique... ; le système télé-électrique suppose deux traducteurs électriques, l'un fonctionnant comme dispositif de transmission, disons à Rome, et l'autre comme dispositif de réception, disons à Londres ; en reliant les deux unités avec un téléimprimeur, le dispositif qui se trouve à Londres effectue les mêmes mouvements que le dispositif de transmission à Rome, pour obtenir à distance la traduction écrite et orale...
*

Donc, jusqu'à parvenir à cette réponse négative - et définitive - sur la réalité physique de cette machine, tellement obnubilé par son existence potentielle, j'en étais passé à côté de l'héritage encore plus extraordinaire que nous a légué M. Pucci : non pas une simple machine à traduire, mais le témoignage datable du premier texte traduit "mécaniquement" dans l'histoire de la traduction automatique : excusez du peu !

J’en ai parlé dès le 2 avril 2017 en décrivant de façon sommaire le livre paru en 1931, dans un billet que j'ai publié sans me rendre compte de l'importance de ce texte...

Il faut dire qu'en mars-avril 2017, j'étais tellement pris sous le feu croisé et incessant des découvertes, et que tout était si neuf qu'il m'était encore impossible d'appréhender et de tracer un cadre global de la situation.

Par conséquent, je n'ai pas examiné le livre dans le détail, je n'en aurais pas eu le temps (d'autant que c'est le plus complet de la série, 68 pages de descriptions), mais je l'ai juste survolé en extrayant tous les passages que je jugeais les plus significatifs : le résultat ici.

J'y présente ce texte de la manière suivante :
Puis il ... [arrive] à une "méthode dérivée" (pour traduire un texte du français à l'italien sans connaître le français), dont la théorie générale est exposée dans les pages restantes, jusqu'à présenter l'exemple (dans les trois dernières pages) de la traduction, selon sa méthode, de ce texte de Voltaire, cité p. 34 et intitulé "Le nez d'un mari" (Zadig) :
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
M. Pucci précise :
« Un italien ignorant le français ne peut appréhender que quelques mots isolés, mais le sens général lui échappe tout à fait. Pas plus qu'il ne peut le comprendre à l'aide d'un vocabulaire, puisqu'il n'y trouvera pas des mots tels que: faisant, peut, seriez, etc., que le vocabulaire ne rapporte pas.
Voyons donc ce qui se passe en écrivant le texte ci-dessus selon la méthode exposée ici. »
L'italiano·che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.
Je vous passe les détails, mais voici le résultat « qu'obtiendrait mécaniquement un italien ne connaissant pas le français, grâce au système de clés présenté ici » (p. 43 : quasi certamente, …, otterrebbe la seguente versione letterale, che è la stessa che otterebbe meccanicamente uno italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto) :
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Croyez-moi, pour un système mécanique conçu en 1930, c'est absolument remarquable !
À titre de comparaison, voici la traduction automatique neuronale de Google, près de 90 ans plus tard...


Toujours à titre de comparaison, voici la traduction automatique de Microsoft, résolument hors-concours au niveau qualité...


J'ai analysé de plus près cette traduction, y compris segment par segment, dans ce PDF intitulé Traduction mécanique d'un extrait de Zadig par Federico Pucci (1931), où je conclus par ces mots :
Dans l’attente qu’une université ou un acteur majeur de la traduction automatique dans le monde finisse par comprendre l’importance de Monsieur Pucci dans l’histoire de la TA et se lance dans la construction d’un prototype fonctionnel des différentes déclinaisons de ses « machines à traduire », une première étape, d’ores et déjà réalisable sans aucun investissement lourd, passerait par la reconstitution de ce premier texte traduit « mécaniquement » en suivant simplement les instructions de Monsieur Pucci ! 
(...) il ne devrait pas être impossible de reconstituer le vocabulaire mobile français-italien ainsi que les correcteurs syntaxique et morphologique pour cette paire linguistique. 
Il se pourrait d’ailleurs que l’Université de Salerne soit intéressée pour approfondir les termes d’une collaboration. Si c’est le cas, je ne manquerai pas de leur proposer cette première expérimentation (certains des ouvrages de M. Pucci se trouvant déjà à la bibliothèque provinciale de Salerne) : parvenir à reconstituer 87 ans après - en respectant scrupuleusement les indications de son concepteur - le premier texte traduit « mécaniquement », puis le comparer à la version rapportée ici, publiée dès 1931 ; obtenir une correspondance de 100 % entre les deux textes serait la preuve définitive, un témoignage éclatant et irréfutable de la clairvoyance unique, voire du génie de M. Federico Pucci !
Certes, d'aucuns pourraient m'objecter que M. Pucci aurait très bien pu traduire lui-même cet extrait sans utiliser sa méthode... Or après plus d'un an et demi que j'étudie de très près l'incroyable histoire de Federico Pucci, je suis intimement convaincu qu'il était trop sérieux et intellectuellement trop honnête pour se livrer à ce genre de supercherie.

En grand linguiste qu'il était, jamais il ne se serait exprimé de la sorte, et s'il est aisé de comprendre que c'est lui qui introduit le nom de Zadig à la place du pronom "il" dans la phrase « Qu’avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? » (justement là où Google commet un formidable contresens en traduisant « Que dites-vous »...), passons-lui cette coquetterie sans pour autant remettre en question la qualité de sa méthode et la formidable antériorité de sa vision...

Donc si quelques esprits chagrins persistent à penser que tout ceci n'est qu'une fake news, ce qui serait bien dans l'air du temps, je crois que la meilleure réponse à leur donner serait d'expérimenter ma proposition : en respectant scrupuleusement les indications de son concepteur, reconstituer ce passage pour comparer cette reconstitution et la traduction "mécanique" produite par M. Pucci il y a 87 ans.

Le taux de correspondance entre les deux textes serait la preuve définitive et irréfutable, en positif ou en négatif, du fait que M. Pucci est résolument le précurseur, trop longtemps ignoré, de la traduction automatique telle que nous la connaissons aujourd'hui...

Ad maiora semper !


*


Mea culpa, errare umanum est ! La première "traduction automatique" produite au monde (1931), du français à l'italien, n'était pas la première, mais la seconde ! Mon erreur est due au fait qu'à cause d'une panne de NAS, je n'avais plus accès depuis plusieurs semaines au livre de Federico Pucci, intitulé (pour mémoire) « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. », dont voici la couverture :


Traduction : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.

Or maintenant que le problème est résolu, je me rends compte qu'il a publié l'exemple de Zadig en page 34 :


alors que dès la page 27 il nous propose un passage de Dante :


en expliquant ensuite, dans le détail, sa méthode pour traduire "automatiquement" de l'italien au français ce texte (Federico Pucci dixit) :


Voici la transcription de ce passage, extrait de la Vita Nuova de Dante :
Ai miei occhi apparve la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice. Io la vidi quasi dalla fine del mio anno nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita cominciò a tremar sì fortemente che apparia nei menomi polsi orribilmente. E vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Dio.

Poi che furono passati tanti dì, nell'ultimo di questi, avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di piu lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso me e mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine.
Une première remarque sur ce texte : même en voulant le traduire aujourd'hui en français moderne, il n'a rien d'aisé. Donc je vous laisse imaginer la difficulté de le traduire "automatiquement" il y a près de 90 ans...

Pour Federico Pucci, la première étape de sa méthode a consisté à mettre au point un système de clés internationales valables pour les langues romanes. Voici les deux tableaux qu'il nous propose :



Ces tableaux sont suivis par des normes d'application qui en précisent le fonctionnement :



Puis en appliquant ses propres normes à l'extrait de Dante :



et en expliquant comment quelqu'un qui ne connaît que sa propre langue (selon le titre de sa méthode : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue »), est en mesure de faire simplement les bons choix (voir notamment les notes de [1] à [5]) :


il transpose ensuite ses normes d'application de l'italien au français :


pour tout l'extrait. Et Pucci précise : en procédant ainsi, on obtient automatiquement la traduction suivante :



Je retranscris donc la traduction ainsi obtenue "automatiquement" pour plus de clarté :
À mes yeux apparut la glorieuse femme de ma pensée, laquelle était par bien des personnes appelée Béatrice. Je la vis depuis la fin de mon année neuvième. Elle apparut habillée d'une très noble couleur, ceinte et·ornée comme il se convenait à son très jeune âge. À ce point je dis vraiment que l'esprit de la vie commença à trembler si fortement qu'il apparaissait dans les très petits pouls horriblement. Et je la voyais de si nobles et louables contenances qu'on pouvait dire cette parole du poète Homère : elle ne semblait pas fille d'un homme mortel, mais de Dieu.

Après que tant de jours furent passés, dans le dernier de ceux-ci, il arriva, que cette femme admirable apparut à moi, habillée d'une couleur très blanche au milieu de deux femmes de condition, qui étaient d'un plus long âge ; en passant elle tourna les yeux vers moi et me salua très vertueusement de sorte que il me parut alors de voir tous les limites de la béatitude.
Et Pucci de conclure (j'adapte) :
« Cette traduction est plutôt correcte, [sûrement meilleure] que celle que feraient des élèves du secondaire étudiant le français depuis quelques années. Or la question n'est pas d'obtenir une traduction parfaite, mais uniquement de comprendre, et il ne fait aucun doute qu'un français serait en mesure d'appréhender le sens du texte produit. »

Nous sommes face au concept du good enough en traduction, exposé dès 1931, l'auteur était alors âgé de 35 ans...

Ce n'est qu'à la page suivante que Federico Pucci propose l'exemple du français à l'italien de ce que j'avais initialement pris par erreur pour la première "traduction automatique" produite au monde (1931) !

Je ne peux que conclure en renouvelant mon appel à une université ou un acteur majeur de la traduction automatique qui serait en mesure de saisir l’importance de Monsieur Pucci dans l’histoire de la TA et de se lancer dans la construction d’un prototype fonctionnel des différentes déclinaisons de ses « machines à traduire », puisque ses livres fournissent déjà tous les éléments nécessaires pour reconstituer le cheminement de sa pensée et de ses inventions.

Enfin, je tiens à la disposition de quiconque serait vraiment intéressé à approfondir la question l'exemplaire en PDF du premier texte au monde publié en 1931 par Federico Pucci sur le "traducteur mécanique".

*

En cette année 2019, qui marque aussi le 90e anniversaire du concept de traduction automatique selon Federico Pucci, je prépare une version anglaise d'un billet synthèse dédié à ce précurseur de la traduction automatique telle qu'elle existe aujourd'hui, précurseur absolu mais totalement méconnu.

Or c'est à l'âge de 33 ans, en décembre 1929, qu'il présente pour la première fois en public son idée de "traduction mécanique", idée qu'il mettra noir sur blanc dès l'année suivante dans le premier ouvrage au monde publié sur la question, intitulé Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.


La préface, rédigée à Salerne, porte la date du 10 décembre 1930, et le livre a été mis sous presse dès l'année suivante, An IX de l’ère fasciste !


Or comme nous l'avons déjà vu, mises à part les maquettes publiées, j'en suis arrivé à la conclusion que Federico Pucci n'a jamais pu réaliser aucun prototype "physique" de sa "machine à traduire". Malheureusement ! Et j'aimerais bien me tromper...

Pour autant ce livre nous lègue un témoignage extraordinaire des deux premiers exemples de l'histoire de textes traduits "mécaniquement" : l'un de l'italien au français, et l'autre du français à l'italien.

Et l'auteur nous y expose très exactement - et de façon très détaillée - la méthode (de fonctionnement de sa machine telle qu'il souhaitait la concevoir) par laquelle il traduit "automatiquement" de l'italien au français, puis du français à l'italien :


Jusqu'à présent, je ne me suis pas suffisamment attardé sur ces témoignages, uniques au monde, du raisonnement déployé par Federico Pucci pour atteindre ce résultat.

Certes, j'ai déjà souligné l'originalité de son approche et de sa vision radicalement différente de tous les autres travaux connus à ce moment-là (et même par la suite), voire utopique, puisqu'il rêvait dès 1929 d’une machine simple (Temps nécessaire pour apprendre à traduire : une minute…), pratique, peu encombrante et abordable : en 1950 le livre seul était vendu 150 lires et, dans son idée, 600 lires avec la machine !


Une machine portable et bon marché (450 lires...), donc, juste imaginée, mais qui devance la réalité actuelle de près d'un siècle !

Or la clé de son cheminement intellectuel se base sur quelques idées simples (qui anticipent notamment deux autres concepts largement reconnus aujourd'hui : celui d'une simplification de la langue, et celui du good enough en traduction), dont la principale est celle-ci : 
  • d'abord réduire le discours aux unités minimales de sens qui le composent (monèmes), 
  • puis transposer cette réduction dans l'autre langue, 
  • et au final le destinataire de l'expérience remet les mots (idéalement générés par la machine) dans l'ordre de la langue cible, dont il est locuteur natif.
Un parcours à la fois logique et pratique, ayant recours à des idéogrammes (fondamentaux et dérivés) inventés par Federico Pucci dès la fin des années 20 pour ses besoins, dont le seul but était de permettre aux gens (quand bien même ils ne possédaient qu'une culture limitée / anche le persone di limitata cultura) de retrouver sans effort dans leur propre langue l'équivalent de mots étrangers qu'ils ne connaissaient pas.

Un parcours qui vient probablement de loin : coucher sur le papier une telle méthode suppose que sa conception repose sur des années de travail préalable et de réflexion longuement mûrie, et non pas sur une improvisation de dernière minute. Donc si son auteur a 33 ans lorsqu'il la présente pour la première fois au public, cela signifie toutefois qu'il y pense depuis longtemps (il n'a que 27 ans lorsqu'il publie en 1923 son premier ouvrage connu, intitulé Manuale di letteratura Inglese : Parte I (I principali scrittori) (Salerne, Tip. Fratelli Jovane), sans compter qu'il a écrit ensuite pendant 30 ans (j'ai retrouvé 10 livres) pour accompagner l'évolution de son invention et la faire vivre, envers et contre tout (et tous)... 

Une invention à laquelle il a consacré son existence sans jamais obtenir la moindre reconnaissance, et plongée dans un oubli abyssal durant des décennies ! Une ignorance et une indifférence totalement injustes et injustifiées, qui perdurent aujourd'hui encore...

Permettez-moi donc de traduire les 2 tableaux de clés internationales (fondamentales et dérivées) et les règles d'application pratique des tableaux qu'il nous propose. C'est là le cœur de son invention, ce que la machine à traduire était censée transposer "mécaniquement" pour permettre le passage "automatique" d'une langue à l'autre.

À noter que la première étape de sa méthode a consisté à mettre au point un système de clés internationales valables pour les langues romanes, mais que quelques ajouts aux tableaux auraient suffi également pour les langues germaniques et slaves, selon les mots de Pucci lui-même :
En passant de la théorie à la pratique et de la synthèse à l’analyse, je présente ici un tableau des clés fondamentales, valables pour les langues romanes. Nous verrons plus tard que, moyennant quelques ajouts, elles servent également pour les langues germaniques et slaves.  
TABLEAU DES CLÉS INTERNATIONALES
– A –

Idéogrammes


a.
le, la, les
article déterminant
+

notion de pluriel
m

masculin
f

féminin
D.
Celui, celle, ceux, celles, ce
démonstratif

Celui-ci, celle-ci, ceux-ci, celles-ci
- de proximité
d.
Celui-là, celle-là, ceux-là, celles-là
démonstratif


- d'éloignement
I
Je
premier pronom pers. sing.
II
Tu
deuxième pronom pers. sing.
III
Il
troisième pronom pers. sing. masculin
IIIf
Elle
troisième pronom pers. sing. féminin
I+
Nous
premier pronom pers. pluriel
II+
Vous
deuxième pronom pers. pluriel
III+
Ils
troisième pronom pers. pluriel
IIIf+
Elles
troisième pronom pers. pluriel féminin
M.
mon, ma, mes
initiale des possessifs
dans la plupart
des langues indo-européennes
T.
ton, ta, tes
S.
son, sa, ses
N.
notre, nos
V.
votre, vos
L.
leur(s)
R.

r.
que, lequel, laquelle
notion de pronom relatif
{
indique personne

indique chose
&
conjonction et



– B –

fondamental
dérivé
CONCEPT
EXPLICATION


Infinitif
Les trois lignes indiquent les trois temps : la première, le premier temps (présent) ; la deuxième, le deuxième temps (passé) ; la troisième, le troisième temps (futur).


Présent indicatif
Le petit trait vertical indique la détermination du temps ; donc, dans ce cas : détermination du premier temps.


Passé imparfait
Première détermination du deuxième temps.


Passé simple
Deuxième détermination du deuxième temps.


Futur
Détermination du troisième temps.
&


Notion de conjonctions (Subjonctif)


Subjonctif présent



Subjonctif passé

X

Participe ou gérondif
Le X indique la participation de 2 concepts


Participe présent



Participe passé

!

Impératif

K

Conditionnel
K a été choisi parce que le temps conditionnel commence par le son K dans toutes les langues romanes et germaniques





Original :


Monsieur Pucci développe ensuite un deuxième tableau de clés fondamentales, qui détaillent le premier tableau en déclinant les différents pronoms personnels, articles, possessifs, démonstratifs, etc., dans le but, dit-il, de permettre aux personnes peu cultivées (nous sommes dans les années 30) de retrouver facilement les équivalents en italien.


Ces tableaux sont suivis par des règles d'application qui en précisent le fonctionnement :
  1. Les mots indiqués dans la deuxième colonne du tableau A doivent être remplacés par l'idéogramme correspondant, à l'exception de m et de f, reliées par un trait d’union à l'adjectif pour en indiquer le genre. Par exemple, pour « bon livre », écrire : bon-m livre [Concept: bon (masculin) livre].
  2. Les idéogrammes du tableau B expriment la variation qu’apporte la flexion du concept de mode infinitif. Par exemple, si l’on souhaite communiquer porterait en sachant qu’il s’agit du mode conditionnel du verbe porter, on écrira porter
  3. Nous devons essayer d'exprimer nos propositions dans un mode de construction directe et en remplissant les ellipses (mots sous-entendus). Par exemple, si je souhaite communiquer partirò domani (l’italien sous-entend le pronom personnel), soit je partirai demain, écrire: io partirò domani (en ajoutant donc le pronom), à savoir : I partire  (idéogramme du futur) domani.
  4. Remplacer les diminutifs, les suffixes affectueux, etc., en faisant précéder le mot modifié par un adjectif qui le modifie dans le sens voulu : giardinetto = piccolo giardino (jardinet / petit jardin).
  5. Lorsque l’on rencontre des expressions peu communes en italien, il est bon de les remplacer par des expressions plus simples ayant un sens équivalent.
Blanc



J'omets plusieurs passages en terminant par le dernier exemple qu'il donne, de l'anglais vers l'italien :
Supposons qu'on veuille exprimer en anglais : I shall give him a good pen.
En sachant que I shall give est le futur de to give, l'anglais détermine :
I give III3 14 good -n pen.
L’italien transpose : I dare III3 14 buono -f penna.
Et le français : I donner III3 14 bon -m stylo.
Avant de reconstruire, d'après le tableau : je donnerai à lui un bon stylo.
Le locuteur de langue maternelle n'a plus qu'à remettre les mots en ordre dans sa langue : 
Io gli darò una buona penna / Je lui donnerai un bon stylo...
À noter que le 14 devrait correspondre à l'article indéfini, comme dans l'exemple allemand 14 schon -n Buch (j'ai relevé plusieurs coquilles dans le livre, mais n'ai trouvé nulle part la liste des articles indéfinis, "articoli indeterminativi" en italien).

En conclusion (pour l'instant), comme nous pouvons le voir dans sa méthode appliquée à l'extrait de Dante :



les phrases sont décortiquées en monèmes, ces unités minimales de sens (substantif, verbe à l'infinitif, adjectif, adverbe, etc.) censées être traduites à partir du vocabulaire mobile intégré à la machine, qui rend un message composé d'idéogrammes (clés internationales ayant le même sens dans les différentes langues) et de mots traduits dans sa langue au locuteur natif, lequel n'a plus alors qu'à remettre les mots dans l'ordre.


Ainsi aurait dû fonctionner la traduction automatique il y a 90 ans, et tel fut le rêve magnifique de M. Federico Pucci, qu'il a poursuivi toute sa vie durant !

* * *


Federico Pucci gave an example of an Italian text translated into French, and of a French text translated into Italian according to his method. These are probably the first examples ever of a “machine translation” (long before the term “machine translation” was coined).

Pucci illustrated his method for “automatically” translating the text from Italian into French (Federico Pucci dixit) and the other way round. The first consideration is that it would not be easy to try to translate these texts even by current translation standards. So, one can only imagine the difficulties involved in translating it “automatically” 90 years ago...


I am still examining this material in order to fully understand how he could achieve such a remarkable result.

As I have already stressed, Pucci’s vision and approach to translation differed radically from any other previous (and future, we may add) endeavour. Indeed, already in 1929, he dreamed of creating an easy (Time needed for learning how to translate: one minute…), handy and economical machine. In 1950 he was actually selling his book at just 150 liras, and for 600 liras (almost 10 USD) he would add the device!


It was obviously a utopia: the portable, inexpensive machine he was dreaming of (less than one USD...) remained at a blueprint stage, even though his idea was nearly a hundred years in advance!

His invention pivoted around the following main ideas:
  • firstly, to divide the text into the smallest units of meaning (morphemes),
  • then to transpose these units into the foreign language,
  • finally, the receiver puts the words (generated by the machine) back into the order of the target language, of which he is a native speaker.
He was actually anticipating two concepts that are widely recognised today: that of language simplification, and that of good enough translations.

A method that is both logical and practical, making use of ideograms (basic & derived) invented for the purpose by Federico Pucci himself in the 1920s. His only aim was to enable people (including less educated members of society / anche le persone di limitata cultura) to see in their own language the words spoken by a foreigner that they would not have understood otherwise.

A method that had been in the making for quite a long time, certainly not last-minute improvisation. Its inventor was 33 years old when he first presented it to the general public. This means he would already have been cogitating for a long time (he was 27 when he published his first known work in 1923, entitled Manuale di letteratura Inglese : Parte I (I principali scrittori) (English literature manual: Part I (the main writers) (Salerno, Tip. Fratelli Jovane), not to mention all that he wrote for the next 30 years (I have come across 10 of his books) to describe and get people interested in his evolving invention.

He devoted his entire life to this invention but did not received due recognition, disappearing into oblivion for decades!

Let me now translate the two charts of international keys (basic & derived) and the rules for the practical application of the charts proposed by Pucci. This is the core of the invention, what the translating machine was intended to transpose “mechanically” to permit the “automatic” translation from one language to another.

The first step in Federico Pucci’s method was to draw up a system of international “keys” valid for the Romance languages. Below are the two charts proposed by him:
Moving on from theory to practice and from synthesis to analysis, here is a chart of the fundamental keys valid for the Romance languages. With one or two additions, we will see that the same keys hold good for Germanic and Slavic languages too.  
CHART OF INTERNATIONAL KEYS
– A –

Ideograms


a.
the
definite article
+

concept of plural
m

masculine
f

feminine
D.

demonstrative

this, these
- near
d.

demonstrative

that, those
- far
I
I
pronoun first pers. sing.
II
You
pronoun second pers. sing.
III
He
pronoun third pers. sing. masc.
IIIf
She
pronoun third pers. sing. fem.
I+
We
pronoun first pers. plural
II+
You
pronoun second pers. plural
III+
They
pronoun third pers. plural
IIIf+
They
pronoun third pers. plural fem.
M.
My
first of the possessives
in most
Indo-European languages
T.
Your
S.
His/Her
N.
Our
V.
Your
L.
Their
R.

r.
who, which
concept of relative
{
indicating a person

indicating a thing
&
conjunction and



– B –

basic
derived
CONCEPT
EXPLANATION


Infinitive
the three lines indicate the three tenses: the first, the first tense (present); the second, the second tense (past); the third the third tense (future).


Present indicative
The small vertical line indicates the determination of the tense, so in this case: determination of the first tense.


Imperfect
First determination of the second tense.


Remote past
Second determination of the second tense.


Future
Determination of the third tense.
&


Concept of conjunction (subjunctive)


Present subjunctive



Past subjunctive

X

Participle or gerund
The cross indicates the participation of 2 concepts


Present participle



Past Participle

!

Imperative

K

Conditional
“K” was chosen as a symbol because the term conditional begins with the K sound in all Romance and Germanic languages





Original:


Mr Pucci later developed and added a second chart of basic keys by inflecting personal pronouns, articles, possessives, demonstratives, etc., with the aim of “enabling less educated people (this was back in the 1930s) to easily come up with the equivalents in Italian.”


These charts were followed by rules for their application, and with the explanation for their operation:
  1. The words indicated in the second column of box A must be replaced by the corresponding ideogram, with the exception of m and f, which must be joined to the adjective with a dash, indicating gender, e.g. buon libro, write: “buon -m libro” [concept: good (masculine in Italian) book].
  2. The ideograms in box B express the variation to the concept of infinitive produced by the inflection of the verb. For example, for the Italian word porterebbe, knowing that this is the conditional of the verb portare, one would write portare
  3. One should attempt to express propositions as direct constructions and include abbreviated or implied words), e.g. to convey the expression I’ll leave tomorrow, you write: I shall leave tomorrow, i.e. I leave  (ideogram of future) tomorrow.
  4. Diminutives, nicknames, etc. should be replaced, having the modified entry preceded by an adjective that provided the intended meaning of the altered word: e.g. giardinetto = piccolo giardino (small garden).
  5. Expressions that are rare in the language being translated should be replaced by simpler terms expressing an equivalent meaning.
If the foreigner replaces the words received with terms found in the dictionary, he shall automatically obtain the version in his own language, bearing in mind that for names that vary in terms of gender, the dictionary will indicate the variation, and this change will have a knock-on effect on connected words.

Thus, if as an Italian, I wish to communicate with a French “una buona scelta”, I will write “1 buono-f scelta”. In the dictionary the French will find: scelta, f, and understand that the Italian has given to the adjective “buono” the character “f”, because “scelta” is a feminine word. However, as the corresponding French term, “choix”, has a masculine gender, he understands that the “f” for “buono” takes the value “m” in French, thus, it becomes “1 bon -m choix”, that is “un bon choix”.



Since the above-mentioned system clearly expresses the interdependence of words, the order in which words may be placed, on account of the way sentences are constructed in different languages, has no bearing on the interpretation of the thought. Anyone who has studied Latin will know this very well.

Let us take an example from English:
The future tense in English, translated, say, to Italian: I shall give him a good pen.
Knowing that I shall give is the future of the verb give, we have:
I give III3 14 good -n pen.
In Italian this gives us: I dare III3 14 buono -f penna.
[In French: I donner III3 14 bon -m stylo.]
And we can reconstruct, from the chart rules, the following: Io darò a lui una buona penna.
And in more correct Italian:
Io gli darò una buona penna...
If we apply these rules to the Dante passage (from La Vita Nuova),



phrases are reduced to morphemes, the smallest units of meaning (noun, infinitive of the verb, adjective, adverb, etc.) to be translated using the portable dictionary incorporated in the machine, thus producing a message made up of ideograms (international keys having the same meaning in different languages) and words translated into the language of the native speaker, who simply has to put the words in the right order.


We are talking about the 1930s... I have translated the same passage from French into Italian using Google’s neuronal machine translator, 90 years later. Apart from the missing phrase in Federico Pucci’s text, I would be hard pressed to say which version is the best one!

And Pucci concludes (I am paraphrasing here): “This translation is quite correct, [and undoubtedly better] than what a secondary school pupil could manage after having studied French for a few years. Now, we are not looking for a perfect translation, only a way to understand, and there is no doubt that a Frenchman would be able to understand the sense of the produced text.” 


This is the concept of the “good enough” translation, already supported in 1931, when the author was just 35 years old...

Reporting on a conference held by Mr Pucci in Salerno on 21 January 1930, published on 6 February 1930 in the Salerno edition of the newspaper “Il Mattino”, the journalist wrote: “Mr Pucci first demonstrated that all the attempts by foreign scientists made over the last three centuries had achieved no practical results, and then in an extremely practical way he presented his own method, getting persons who had not studied English and German to translate some phrases in those languages.”

As the journalist reports, during the presentation of the book, Pucci had members of the audience translate some phrases from Italian into English and German and they did not know either of the two foreign languages. Should we infer that they availed themselves of a machine invented by Pucci?

A reply may be given by through careful analysis of the words chosen by the journalist: “Mr Pucci first demonstrated… in an extremely practical way his own method, getting persons…”. As in the subtitle to Pucci’s book, the journalist does not write about a “machine”, rather merely about a “method”. Which is obviously not the same thing.



Federico Pucci censurato da Wikipedia.it

In questo 124° anniversario della nascita di Federico Pucci, pubblichiamo l'articolo redatto per Wikipedia.it  nel mese di dicembre 2019...