dimanche 15 mars 2020

Federico Pucci: i due primi testi tradotti "meccanicamente" al mondo

Questo post raccoglie rispettivamente le tre versioni - italiano, francese e inglese -, riassunte poi in questa pubblicazione su SlideShare.

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Quando ho pubblicato lo scoop su Federico Pucci e il suo "traduttore dinamo-meccanico", nel marzo del 2017, ignoravo tutto di lui e di quello che avrei scoperto nei due anni successivi...

Soprattutto, ero ossessionato dall'idea di trovare un giorno la "macchina da tradurre" alla quale Federico Pucci aveva dedicato tutta la sua vita, prima di dover arrendermi all'evidenza che, per tanti motivi, non era mai riuscito a fabbricarla.

Talmente ossessionato che mi era sfuggita una cosa forse ancora più importante della macchina stessa: e cioè che nel suo libro intitolato Il traduttore meccanico, pubblicato a Salerno nel 1931 (Anno IX dell'era fascista!), verosimilmente il primo libro mai pubblicato al mondo su un dispositivo di "traduzione meccanica", sottotitolato "Il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua: Parte I.":


Pucci vi aveva consegnato nero su bianco i due primi esempi di testi tradotti "meccanicamente" (il termine di "traduzione automatica" non era ancora stato coniato) secondo il suo METODO: 1) un brano di Dante tradotto dall'italiano al francese, e 2) un brano di Voltaire tradotto dal francese all'italiano!

Ebbene, anche se pubblicò il suo metodo nel 1931, lo aveva presentato in pubblico per la prima volta nel 1929, all'età di 33 anni. Ed è evidente che ci lavorava già da anni, visto il livello di maturazione della sua idea. Finora non mi sono soffermato abbastanza su queste testimonianze, uniche al mondo, del percorso seguito da Federico Pucci.

Possiamo quindi collocare la genesi del metodo di Pucci quando questi aveva almeno trent'anni, o magari anche meno visto che pubblicò il suo primo libro, intitolato "Manuale di letteratura inglese (Parte 1: I principali scrittori)" nel 1923, all'età di 27 anni!

Ed essendo il Pucci un poliglotta autodidatta eccezionale, che conosceva una trentina di lingue (così come risulta da documentazione della questura di Salerno e dai documenti della censura di Guerra presso l'archivio di Stato di Roma), è ovvio che avrà pensato a lungo al suo METODO di traduzione meccanica, ben prima di spiegarlo dettagliatamente nel suo libro, che fu chiaramente il punto d'approdo di un suo percorso, probabilmente cominciato verso il 1925.

Poi la macchina avrebbe dovuto essere la "traduzione meccanica" del metodo...

Un metodo di cui Pucci stesso ci dice:
«Il primo obbiettivo che mi propongo di raggiungere è quello di permettere a due europei, di diversa nazionalità, di corrispondersi per iscritto, senza che nessuno dei due abbia mai studiato la lingua dell'altro, col solo aiuto del vocabolario, e senza aver fatto alcuno studio speciale, mediante un sistema di chiavi che dovrebbe avere la proprietà di mettere chiunque conosca la grammatica della sola sua lingua, nelle stesse condizioni in cui si trova chi conosce la grammatica di tutte le lingue europee, e cercare possibilmente di estendere il sistema alle principali lingue extra-europee.»
Ed ancora:
«Per poter conseguire risultati pratici, occorre anche che il sistema stesso, o almeno la base del medesimo, oltre ad adempiere la funzione citata, sia così semplice da poter essere appreso con una o due letture da chiunque abbia una cultura elementare, così preciso da impedire gli errori, in cui si potrebbe incorrere per le numerose differenze intercedenti fra le lingue parlate in Europa, così breve da permettere a chi volesse iniziare una corrispondenza con·uno straniero, di fargli tenere in una busta comune, oltre a quanto vuole comunicargli, il sistema di chiavi con la spiegazione delle medesime e con la istruzione circa il loro uso, date nella lingua di chi riceve la lettera, in modo che questi possa, dopo pochi minuti, cominciare a tradurre lo scritto inviatogli ed essere in condizioni di applicare immediatamente il sistema di chiavi nella risposta.»
Quindi:
«Passando dalla teoria alla pratica e dalla sintesi all'analisi presento il prospetto delle chiavi fondamentali, valevoli per le lingue romanze. Vedremo in seguito che, con qualche piccola aggiunta servono pure per le lingue germaniche e per le slave.»
Ma qual è il significato di queste chiavi fondamentali? E qual è il ragionamento che Federico Pucci ha seguito per arrivare a questo risultato?

Certamente, ho già sottolineato l'originalità del suo approccio e della sua visione, radicalmente diversa rispetto a qualunque altro studio conosciuto in materia, fino a quel momento ed anche in seguito. Si potrebbe definire una visione "utopistica" poichè Pucci aveva in mente, fin dal 1929, una macchina semplice ("Tempo necessario per imparare a tradurre : un minuto"), pratica, poco ingombrante ed "abbordabile": nel 1950 il libro era venduto, da solo, per 150 lire (circa € 2,70 di oggi) ed egli aveva in mente di vendere il libro assieme alla macchina al prezzo di 600 lire (circa € 10,70). Quindi avrebbe dovuto essere una macchina portatile ed economica (450 lire, o poco più di 8 euro di oggi), ed anche se solo immaginata, anticipava la realtà attuale di quasi un secolo.

La prima chiave per comprendere il percorso intellettuale di Pucci sta in alcune idee semplici, che anticipano altri due concetti ampiamente riconosciuti oggi: 1) quello della semplificazione della lingua, e 2) quello del "good enough" nella traduzione.

L'idea principale su cui si fonda il suo metodo è la seguente:
  • innanzitutto, frazionare il discorso in unità minime di senso compiuto, i "monemi",
  • in secondo luogo usare ideogrammi comuni alle lingue per trasferire questa semplificazione frazionata nell'altra lingua,
  • ed infine, il destinatario ricolloca le parole (generate dalla macchina), nell'ordine che si conviene alla lingua "obiettivo", di cui il ricevente è madrelingua.
Si tratta di un metodo al tempo stesso logico e pratico, che si serve di questi ideogrammi (fondamentali e derivati), inventati da Federico Pucci fin dalla fine degli anni 20 per i suoi studi ed il cui unico scopo era mettere in grado le persone (anche di cultura limitata) di trovare, con facilità e nella propria lingua, l'equivalente di parole straniere di cui non conoscevano il significato, lasciandoci una testimonianza eccezionale con le sue tabelle!

Lascio la parola a Federico Pucci:



Tabelle seguite dalle "Norme per l'applicazione pratica delle tabelle":



Pucci passa poi all'applicazione concreta delle sue stesse norme al brano di Dante (p. 27):


usando lui stesso, probabilmente per la prima volta al mondo, l'idea di ricavare la "traduzione automaticamente"!


Ecco la trascrizione del brano di Dante, tratto dalla Vita Nuova:
Ai miei occhi apparve la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice. Io la vidi quasi dalla fine del mio anno nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita cominciò a tremar sì fortemente che apparia nei menomi polsi orribilmente. E vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Dio.

Poi che furono passati tanti dì, nell'ultimo di questi, avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di piu lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso me e mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine.
Per prima cosa, anche volendo tradurre questo testo nel francese di oggi, non è per niente facile. Quindi vi lascio immaginare la difficoltà di tradurlo "automaticamente" novant'anni fa...



Pucci ci spiega poi come un locutore che non conosce altra lingua che la propria (secondo il titolo stesso del suo metodo), riesca in modo semplice a fare le giuste scelte (cfr. le note da [1] a [5]):


Quindi applicando le sue norme a tutto il brano:


Pucci ne ricava automaticamente la traduzione seguente dall'italiano al francese:



Trascrizione per chiarezza:
À mes yeux apparut la glorieuse femme de ma pensée, laquelle était par bien des personnes appelée Béatrice. Je la vis depuis la fin de mon année neuvième. Elle apparut habillée d'une très noble couleur, ceinte et·ornée comme il se convenait à son très jeune âge. À ce point je dis vraiment que l'esprit de la vie commença à trembler si fortement qu'il apparaissait dans les très petits pouls horriblement. Et je la voyais de si nobles et louables contenances qu'on pouvait dire cette parole du poète Homère : elle ne semblait pas fille d'un homme mortel, mais de Dieu.

Après que tant de jours furent passés, dans le dernier de ceux-ci, il arriva, que cette femme admirable apparut à moi, habillée d'une couleur très blanche au milieu de deux femmes de condition, qui étaient d'un plus long âge ; en passant elle tourna les yeux vers moi et me salua très vertueusement de sorte que il me parut alors de voir tous les limites de la béatitude.
Pucci conclude:
Questa traduzione è abbastanza corretta, è ad ogni modo tale che anche coloro che nelle pubbliche scuole sono nel francese al quarto o quinto anno di studio, la farebbero certamente peggiore, non parliamo poi di coloro che dopo di aver studiato la lingua francese a scuola, ne hanno abbandonato lo studio, sia pure da qualche anno. Ad ogni modo non si tratta di avere una traduzione perfetta, si tratta unicamente di comprendere, e non v'è dubbio alcuno che esista anche un sol francese che non riesca a comprendere il brano esposto. Unica difficoltà sarebbe quella di dover, secondo alcuni, perdere la testa, a sfogliare continuamente il vocabolario, le chiavi fondamentali, le derivate e le pagine dei concetti differenziali. Se il pubblico mi onorerà ancora della sua benevola attenzione, si convincerà invece che la versione avrà luogo molto più rapidamente e molto più agevolmente di quanto si può credere a prima vista...

Poi passa al brano dal francese all'italiano, tratto da Zadig (Voltaire), sempre seguendo il suo metodo.



È intitolato "Le nez d'un mari":
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
Pucci precisa:
L'italiano·che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.

Della qualità di questo risultato, "che otterebbe meccanicamente un italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto", Pucci dice che è paragonabile alla versione letterale che otterebbe uno studente francese (non molto bravo) che dovrebbe tradurre in italiano il brano citato:
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Però, per una traduzione che avrebbe dovuto generare un sistema meccanico concepito nel 1929, è assolutamente notevole! A titolo di confronto, ecco la traduzione automatica neuronale di Google, 90 anni dopo...


Sempre a titolo di confronto, ecco la traduzione automatica di Microsoft, decisamente superata da Pucci in termini di qualità...


Per chi è interessato, ho analizzato segmento dopo segmento questa traduzione in questo PDF (in francese), intitolato Traduction mécanique d'un extrait de Zadig par Federico Pucci (1931), giungendo alla seguente conclusione:
Nell'attesa che un'università o un ente autorevole nel campo della traduzione automatica, realizzi finalmente l'importanza di Federico Pucci nella storia della T.A. e decida di intraprendere la costruzione di un prototipo operativo delle diverse tipologie delle sue "macchine per tradurre", una prima tappa, realizzabile fin da subito e senza alcun investimento impegnativo, potrebbe consistere nella ricostruzione di questi che sono i primi due testi tradotti "meccanicamente" , seguendo semplicemente le istruzioni fornite da Pucci stesso! 
Così nacque, novant'anni fa, la traduzione automatica: dalla lungimiranza unica e dal genio di Federico Pucci!

* * *

Cela fait maintenant dix-huit mois que j'écris sur Federico Pucci, et ce billet est mon dix-huitième.

Lorsque j'ai appris l'existence de ce précurseur ignoré de la traduction automatique telle que nous la connaissons aujourd'hui, à part l'incroyable enthousiasme suscité par cette révélation exceptionnelle, mon plus grand étonnement fut de découvrir qu'il publia aussi dès 1931 le premier texte connu au monde en la matière, intitulé « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. », dont voici la couverture :


Traduction : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.

Or cette publication précédait de 18 ans celle du "traducteur dynamo-mécanique", objet de mon scoop du 12 mars 2017 !

En allant ainsi de découverte en découverte, je me suis initialement focalisé sur l'existence d'un "traducteur mécanique", à savoir d'une "machine à traduire" dont nous aurions complètement perdu les traces. Le fait que l'inventeur y ait ajouté en 1949 le préfixe "dynamo" signifiant selon moi qu'il avait introduit l'électricité - via une dynamo - afin d'accélérer le fonctionnement de sa machine. En bref, non plus seulement mécanique, mais électro-mécanique. Telle fut mon interprétation, à l'époque. Erronée.

Dans une lettre que j'ai découverte plus tard, où M. Pucci décrit l'évolution de son invention, il nous confirme lui-même la lenteur du traducteur "mécanique" et explique le sens de "dynamo" :
Ces dernières années, l'auteur soussigné s’était proposé d’accélérer la traduction qu’il avait déjà rendue possible auparavant, mais extrêmement lente. (...)
Concernant les traducteurs mécaniques, il convient de noter qu’ils rendaient possible uniquement la traduction mais que le processus était extrêmement lent, du fait qu’ils exigeaient l'utilisation constante du vocabulaire, leur potentiel consistant simplement à mettre quiconque dans les mêmes conditions que quelqu'un qui connaîtrait toutes les grammaires étrangères mais aucun mot de vocabulaire. (...)
J’ai également affronté la question de la traduction électrique, en essayant de répercuter sur le plan de la traduction d’une langue à l’autre la transposition au plan électrique que les allemands avaient réalisé pour la traduction d'une langue donnée en un texte chiffré par le biais de substitutions littérales découlant, comme je l'avais fait au plan théorico-mécanique, de l'application des lois mathématiques relatives au calcul des probabilités. (...)
 
C’est ainsi que je suis parvenu au Traducteur dynamo-mécanique en trois études : 
  1. la première étude, livresque, a consisté en un prospectus servant à rendre possible la traduction à l'aide du vocabulaire (auquel il n’est plus nécessaire d’avoir recours de façon constante, mais seulement dans 15 % des cas pour des langues semblables, et dans 40 % pour des langues d'origine diverse) ; entre mars et avril j’ai publié deux petites éditions du Traducteur dynamo-mécanique à l’usage des italiens (français-italien et anglais-italien, plus une autre édition « anglais-français » à l'usage des français), en mentionnant dans les deux dernières publications la traduction dynamo-mécanique intégrale et la traduction électromécanique déjà réalisée. (...)
  2. la deuxième étape de la traduction dynamo-mécanique introduit le principe du mouvement des mots, il s’agit d’un livre-machine en carton où les mots sont extraits en fonction des mouvements déclenchés de main humaine ; 
  3. dans la troisième étape (électromécanique), le carton est remplacé par le métal et les mouvements ne sont plus impulsés de main humaine mais par l’électricité.
Du reste, toute les indications, à commencer par celles de John Hutchins, seul et unique chercheur de l'histoire de la traduction automatique à mentionner Federico Pucci, conduisaient à une telle interprétation : l'existence d'une machine à traduire, ou pour le moins d'un prototype, qui aurait été présenté au concours d'inventions lors de la Foire Internationale de Paris de 1949.

Pour autant, après avoir parcouru toutes les pistes possibles de recherche pour dénicher un exemplaire de ce "traducteur mécanique", notamment grâce à la rencontre avec la fille et la petite-fille de Federico Pucci, j'en suis arrivé à la conclusion que la « machine à traduire » de M. Pucci n'avait jamais existé !
Malheureusement. Resté seul trop longtemps avec ses idées, et malgré la clairvoyance de sa vision, dès le début il n'est pas parvenu à réunir les ressources financières et techniques nécessaires pour réaliser un prototype fonctionnel de son projet, et pouvoir ainsi breveter une invention qui n’a jamais dépassé le stade conceptuel des dessins, maquettes et descriptifs.
Certes, elle n'a pas existé physiquement, mais M. Pucci avait prévu toutes les déclinaisons possibles de sa machine, destinée à évoluer considérablement au fil des ans.

Tout d'abord, il devait y avoir deux machines par paire linguistique de type AB, une pour chaque sens de traduction : A langue source vers B langue cible, et B langue source vers A langue cible. Ce que M. Pucci nomme plutôt "Traducteurs mécaniques de type A" (de la langue étrangère vers la langue nationale) et "Traducteurs mécaniques de type B" (de la langue nationale vers la langue étrangère), selon les cas, comme le prouve l'intitulé de certains des vocabulaires mobiles mentionnés dans ses publications :
  • anglais - français (1949)
  • francese - italiano (1949)
  • inglese - italiano (1949)
  • italiano - inglese (1950) 
  • italiano - francese (1952)
  • italiano - francese (1958)
  • tedesco - italiano (1960)
Ensuite, chacune de ces machines aurait dû suivre une évolution technologique, en parallèle avec les progrès techniques réalisés dans le temps : machines simples, mécaniques, électriques, phono-électriques, photo-électriques et télé-électriques, et [donnant] naissance à de nombreux autres types composés, dont l'Interprète Électro-mécanique Portable...

L'introduction de l'interprète (portable !) en parallèle au traducteur nous fait comprendre l'ampleur de la vision de M. Pucci :
Pour une machine électrique, le mouvement qui est fait à la main dans le cas présent est effectué par l'électricité ; pour la machine phono-électrique, le vocabulaire mobile comporte trois colonnes, dont les deux premières sont imprimées sur une feuille d'étain, et la troisième est constituée par un disque d'acier tel que celui d'un phonographe, sur lequel le locuteur étranger enregistre la prononciation des termes de sa langue ; près de chaque mot italien se trouve un numéro ; en appuyant sur un bouton, une tête de lecture électrifiée dans un champ magnétique se déplace sur la prononciation enregistrée et lit le mot en langue étrangère, après qu'un mouvement électrique ait procédé aux corrections graphique et phonétique... ; le système télé-électrique suppose deux traducteurs électriques, l'un fonctionnant comme dispositif de transmission, disons à Rome, et l'autre comme dispositif de réception, disons à Londres ; en reliant les deux unités avec un téléimprimeur, le dispositif qui se trouve à Londres effectue les mêmes mouvements que le dispositif de transmission à Rome, pour obtenir à distance la traduction écrite et orale...
*

Donc, jusqu'à parvenir à cette réponse négative - et définitive - sur la réalité physique de cette machine, tellement obnubilé par son existence potentielle, j'en étais passé à côté de l'héritage encore plus extraordinaire que nous a légué M. Pucci : non pas une simple machine à traduire, mais le témoignage datable du premier texte traduit "mécaniquement" dans l'histoire de la traduction automatique : excusez du peu !

J’en ai parlé dès le 2 avril 2017 en décrivant de façon sommaire le livre paru en 1931, dans un billet que j'ai publié sans me rendre compte de l'importance de ce texte...

Il faut dire qu'en mars-avril 2017, j'étais tellement pris sous le feu croisé et incessant des découvertes, et que tout était si neuf qu'il m'était encore impossible d'appréhender et de tracer un cadre global de la situation.

Par conséquent, je n'ai pas examiné le livre dans le détail, je n'en aurais pas eu le temps (d'autant que c'est le plus complet de la série, 68 pages de descriptions), mais je l'ai juste survolé en extrayant tous les passages que je jugeais les plus significatifs : le résultat ici.

J'y présente ce texte de la manière suivante :
Puis il ... [arrive] à une "méthode dérivée" (pour traduire un texte du français à l'italien sans connaître le français), dont la théorie générale est exposée dans les pages restantes, jusqu'à présenter l'exemple (dans les trois dernières pages) de la traduction, selon sa méthode, de ce texte de Voltaire, cité p. 34 et intitulé "Le nez d'un mari" (Zadig) :
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
M. Pucci précise :
« Un italien ignorant le français ne peut appréhender que quelques mots isolés, mais le sens général lui échappe tout à fait. Pas plus qu'il ne peut le comprendre à l'aide d'un vocabulaire, puisqu'il n'y trouvera pas des mots tels que: faisant, peut, seriez, etc., que le vocabulaire ne rapporte pas.
Voyons donc ce qui se passe en écrivant le texte ci-dessus selon la méthode exposée ici. »
L'italiano·che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.
Je vous passe les détails, mais voici le résultat « qu'obtiendrait mécaniquement un italien ne connaissant pas le français, grâce au système de clés présenté ici » (p. 43 : quasi certamente, …, otterrebbe la seguente versione letterale, che è la stessa che otterebbe meccanicamente uno italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto) :
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Croyez-moi, pour un système mécanique conçu en 1930, c'est absolument remarquable !
À titre de comparaison, voici la traduction automatique neuronale de Google, près de 90 ans plus tard...


Toujours à titre de comparaison, voici la traduction automatique de Microsoft, résolument hors-concours au niveau qualité...


J'ai analysé de plus près cette traduction, y compris segment par segment, dans ce PDF intitulé Traduction mécanique d'un extrait de Zadig par Federico Pucci (1931), où je conclus par ces mots :
Dans l’attente qu’une université ou un acteur majeur de la traduction automatique dans le monde finisse par comprendre l’importance de Monsieur Pucci dans l’histoire de la TA et se lance dans la construction d’un prototype fonctionnel des différentes déclinaisons de ses « machines à traduire », une première étape, d’ores et déjà réalisable sans aucun investissement lourd, passerait par la reconstitution de ce premier texte traduit « mécaniquement » en suivant simplement les instructions de Monsieur Pucci ! 
(...) il ne devrait pas être impossible de reconstituer le vocabulaire mobile français-italien ainsi que les correcteurs syntaxique et morphologique pour cette paire linguistique. 
Il se pourrait d’ailleurs que l’Université de Salerne soit intéressée pour approfondir les termes d’une collaboration. Si c’est le cas, je ne manquerai pas de leur proposer cette première expérimentation (certains des ouvrages de M. Pucci se trouvant déjà à la bibliothèque provinciale de Salerne) : parvenir à reconstituer 87 ans après - en respectant scrupuleusement les indications de son concepteur - le premier texte traduit « mécaniquement », puis le comparer à la version rapportée ici, publiée dès 1931 ; obtenir une correspondance de 100 % entre les deux textes serait la preuve définitive, un témoignage éclatant et irréfutable de la clairvoyance unique, voire du génie de M. Federico Pucci !
Certes, d'aucuns pourraient m'objecter que M. Pucci aurait très bien pu traduire lui-même cet extrait sans utiliser sa méthode... Or après plus d'un an et demi que j'étudie de très près l'incroyable histoire de Federico Pucci, je suis intimement convaincu qu'il était trop sérieux et intellectuellement trop honnête pour se livrer à ce genre de supercherie.

En grand linguiste qu'il était, jamais il ne se serait exprimé de la sorte, et s'il est aisé de comprendre que c'est lui qui introduit le nom de Zadig à la place du pronom "il" dans la phrase « Qu’avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? » (justement là où Google commet un formidable contresens en traduisant « Que dites-vous »...), passons-lui cette coquetterie sans pour autant remettre en question la qualité de sa méthode et la formidable antériorité de sa vision...

Donc si quelques esprits chagrins persistent à penser que tout ceci n'est qu'une fake news, ce qui serait bien dans l'air du temps, je crois que la meilleure réponse à leur donner serait d'expérimenter ma proposition : en respectant scrupuleusement les indications de son concepteur, reconstituer ce passage pour comparer cette reconstitution et la traduction "mécanique" produite par M. Pucci il y a 87 ans.

Le taux de correspondance entre les deux textes serait la preuve définitive et irréfutable, en positif ou en négatif, du fait que M. Pucci est résolument le précurseur, trop longtemps ignoré, de la traduction automatique telle que nous la connaissons aujourd'hui...

Ad maiora semper !


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Mea culpa, errare umanum est ! La première "traduction automatique" produite au monde (1931), du français à l'italien, n'était pas la première, mais la seconde ! Mon erreur est due au fait qu'à cause d'une panne de NAS, je n'avais plus accès depuis plusieurs semaines au livre de Federico Pucci, intitulé (pour mémoire) « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. », dont voici la couverture :


Traduction : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.

Or maintenant que le problème est résolu, je me rends compte qu'il a publié l'exemple de Zadig en page 34 :


alors que dès la page 27 il nous propose un passage de Dante :


en expliquant ensuite, dans le détail, sa méthode pour traduire "automatiquement" de l'italien au français ce texte (Federico Pucci dixit) :


Voici la transcription de ce passage, extrait de la Vita Nuova de Dante :
Ai miei occhi apparve la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice. Io la vidi quasi dalla fine del mio anno nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita cominciò a tremar sì fortemente che apparia nei menomi polsi orribilmente. E vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Dio.

Poi che furono passati tanti dì, nell'ultimo di questi, avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di piu lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso me e mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine.
Une première remarque sur ce texte : même en voulant le traduire aujourd'hui en français moderne, il n'a rien d'aisé. Donc je vous laisse imaginer la difficulté de le traduire "automatiquement" il y a près de 90 ans...

Pour Federico Pucci, la première étape de sa méthode a consisté à mettre au point un système de clés internationales valables pour les langues romanes. Voici les deux tableaux qu'il nous propose :



Ces tableaux sont suivis par des normes d'application qui en précisent le fonctionnement :



Puis en appliquant ses propres normes à l'extrait de Dante :



et en expliquant comment quelqu'un qui ne connaît que sa propre langue (selon le titre de sa méthode : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue »), est en mesure de faire simplement les bons choix (voir notamment les notes de [1] à [5]) :


il transpose ensuite ses normes d'application de l'italien au français :


pour tout l'extrait. Et Pucci précise : en procédant ainsi, on obtient automatiquement la traduction suivante :



Je retranscris donc la traduction ainsi obtenue "automatiquement" pour plus de clarté :
À mes yeux apparut la glorieuse femme de ma pensée, laquelle était par bien des personnes appelée Béatrice. Je la vis depuis la fin de mon année neuvième. Elle apparut habillée d'une très noble couleur, ceinte et·ornée comme il se convenait à son très jeune âge. À ce point je dis vraiment que l'esprit de la vie commença à trembler si fortement qu'il apparaissait dans les très petits pouls horriblement. Et je la voyais de si nobles et louables contenances qu'on pouvait dire cette parole du poète Homère : elle ne semblait pas fille d'un homme mortel, mais de Dieu.

Après que tant de jours furent passés, dans le dernier de ceux-ci, il arriva, que cette femme admirable apparut à moi, habillée d'une couleur très blanche au milieu de deux femmes de condition, qui étaient d'un plus long âge ; en passant elle tourna les yeux vers moi et me salua très vertueusement de sorte que il me parut alors de voir tous les limites de la béatitude.
Et Pucci de conclure (j'adapte) :
« Cette traduction est plutôt correcte, [sûrement meilleure] que celle que feraient des élèves du secondaire étudiant le français depuis quelques années. Or la question n'est pas d'obtenir une traduction parfaite, mais uniquement de comprendre, et il ne fait aucun doute qu'un français serait en mesure d'appréhender le sens du texte produit. »

Nous sommes face au concept du good enough en traduction, exposé dès 1931, l'auteur était alors âgé de 35 ans...

Ce n'est qu'à la page suivante que Federico Pucci propose l'exemple du français à l'italien de ce que j'avais initialement pris par erreur pour la première "traduction automatique" produite au monde (1931) !

Je ne peux que conclure en renouvelant mon appel à une université ou un acteur majeur de la traduction automatique qui serait en mesure de saisir l’importance de Monsieur Pucci dans l’histoire de la TA et de se lancer dans la construction d’un prototype fonctionnel des différentes déclinaisons de ses « machines à traduire », puisque ses livres fournissent déjà tous les éléments nécessaires pour reconstituer le cheminement de sa pensée et de ses inventions.

Enfin, je tiens à la disposition de quiconque serait vraiment intéressé à approfondir la question l'exemplaire en PDF du premier texte au monde publié en 1931 par Federico Pucci sur le "traducteur mécanique".

*

En cette année 2019, qui marque aussi le 90e anniversaire du concept de traduction automatique selon Federico Pucci, je prépare une version anglaise d'un billet synthèse dédié à ce précurseur de la traduction automatique telle qu'elle existe aujourd'hui, précurseur absolu mais totalement méconnu.

Or c'est à l'âge de 33 ans, en décembre 1929, qu'il présente pour la première fois en public son idée de "traduction mécanique", idée qu'il mettra noir sur blanc dès l'année suivante dans le premier ouvrage au monde publié sur la question, intitulé Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie.


La préface, rédigée à Salerne, porte la date du 10 décembre 1930, et le livre a été mis sous presse dès l'année suivante, An IX de l’ère fasciste !


Or comme nous l'avons déjà vu, mises à part les maquettes publiées, j'en suis arrivé à la conclusion que Federico Pucci n'a jamais pu réaliser aucun prototype "physique" de sa "machine à traduire". Malheureusement ! Et j'aimerais bien me tromper...

Pour autant ce livre nous lègue un témoignage extraordinaire des deux premiers exemples de l'histoire de textes traduits "mécaniquement" : l'un de l'italien au français, et l'autre du français à l'italien.

Et l'auteur nous y expose très exactement - et de façon très détaillée - la méthode (de fonctionnement de sa machine telle qu'il souhaitait la concevoir) par laquelle il traduit "automatiquement" de l'italien au français, puis du français à l'italien :


Jusqu'à présent, je ne me suis pas suffisamment attardé sur ces témoignages, uniques au monde, du raisonnement déployé par Federico Pucci pour atteindre ce résultat.

Certes, j'ai déjà souligné l'originalité de son approche et de sa vision radicalement différente de tous les autres travaux connus à ce moment-là (et même par la suite), voire utopique, puisqu'il rêvait dès 1929 d’une machine simple (Temps nécessaire pour apprendre à traduire : une minute…), pratique, peu encombrante et abordable : en 1950 le livre seul était vendu 150 lires et, dans son idée, 600 lires avec la machine !


Une machine portable et bon marché (450 lires...), donc, juste imaginée, mais qui devance la réalité actuelle de près d'un siècle !

Or la clé de son cheminement intellectuel se base sur quelques idées simples (qui anticipent notamment deux autres concepts largement reconnus aujourd'hui : celui d'une simplification de la langue, et celui du good enough en traduction), dont la principale est celle-ci : 
  • d'abord réduire le discours aux unités minimales de sens qui le composent (monèmes), 
  • puis transposer cette réduction dans l'autre langue, 
  • et au final le destinataire de l'expérience remet les mots (idéalement générés par la machine) dans l'ordre de la langue cible, dont il est locuteur natif.
Un parcours à la fois logique et pratique, ayant recours à des idéogrammes (fondamentaux et dérivés) inventés par Federico Pucci dès la fin des années 20 pour ses besoins, dont le seul but était de permettre aux gens (quand bien même ils ne possédaient qu'une culture limitée / anche le persone di limitata cultura) de retrouver sans effort dans leur propre langue l'équivalent de mots étrangers qu'ils ne connaissaient pas.

Un parcours qui vient probablement de loin : coucher sur le papier une telle méthode suppose que sa conception repose sur des années de travail préalable et de réflexion longuement mûrie, et non pas sur une improvisation de dernière minute. Donc si son auteur a 33 ans lorsqu'il la présente pour la première fois au public, cela signifie toutefois qu'il y pense depuis longtemps (il n'a que 27 ans lorsqu'il publie en 1923 son premier ouvrage connu, intitulé Manuale di letteratura Inglese : Parte I (I principali scrittori) (Salerne, Tip. Fratelli Jovane), sans compter qu'il a écrit ensuite pendant 30 ans (j'ai retrouvé 10 livres) pour accompagner l'évolution de son invention et la faire vivre, envers et contre tout (et tous)... 

Une invention à laquelle il a consacré son existence sans jamais obtenir la moindre reconnaissance, et plongée dans un oubli abyssal durant des décennies ! Une ignorance et une indifférence totalement injustes et injustifiées, qui perdurent aujourd'hui encore...

Permettez-moi donc de traduire les 2 tableaux de clés internationales (fondamentales et dérivées) et les règles d'application pratique des tableaux qu'il nous propose. C'est là le cœur de son invention, ce que la machine à traduire était censée transposer "mécaniquement" pour permettre le passage "automatique" d'une langue à l'autre.

À noter que la première étape de sa méthode a consisté à mettre au point un système de clés internationales valables pour les langues romanes, mais que quelques ajouts aux tableaux auraient suffi également pour les langues germaniques et slaves, selon les mots de Pucci lui-même :
En passant de la théorie à la pratique et de la synthèse à l’analyse, je présente ici un tableau des clés fondamentales, valables pour les langues romanes. Nous verrons plus tard que, moyennant quelques ajouts, elles servent également pour les langues germaniques et slaves.  
TABLEAU DES CLÉS INTERNATIONALES
– A –

Idéogrammes


a.
le, la, les
article déterminant
+

notion de pluriel
m

masculin
f

féminin
D.
Celui, celle, ceux, celles, ce
démonstratif

Celui-ci, celle-ci, ceux-ci, celles-ci
- de proximité
d.
Celui-là, celle-là, ceux-là, celles-là
démonstratif


- d'éloignement
I
Je
premier pronom pers. sing.
II
Tu
deuxième pronom pers. sing.
III
Il
troisième pronom pers. sing. masculin
IIIf
Elle
troisième pronom pers. sing. féminin
I+
Nous
premier pronom pers. pluriel
II+
Vous
deuxième pronom pers. pluriel
III+
Ils
troisième pronom pers. pluriel
IIIf+
Elles
troisième pronom pers. pluriel féminin
M.
mon, ma, mes
initiale des possessifs
dans la plupart
des langues indo-européennes
T.
ton, ta, tes
S.
son, sa, ses
N.
notre, nos
V.
votre, vos
L.
leur(s)
R.

r.
que, lequel, laquelle
notion de pronom relatif
{
indique personne

indique chose
&
conjonction et



– B –

fondamental
dérivé
CONCEPT
EXPLICATION


Infinitif
Les trois lignes indiquent les trois temps : la première, le premier temps (présent) ; la deuxième, le deuxième temps (passé) ; la troisième, le troisième temps (futur).


Présent indicatif
Le petit trait vertical indique la détermination du temps ; donc, dans ce cas : détermination du premier temps.


Passé imparfait
Première détermination du deuxième temps.


Passé simple
Deuxième détermination du deuxième temps.


Futur
Détermination du troisième temps.
&


Notion de conjonctions (Subjonctif)


Subjonctif présent



Subjonctif passé

X

Participe ou gérondif
Le X indique la participation de 2 concepts


Participe présent



Participe passé

!

Impératif

K

Conditionnel
K a été choisi parce que le temps conditionnel commence par le son K dans toutes les langues romanes et germaniques





Original :


Monsieur Pucci développe ensuite un deuxième tableau de clés fondamentales, qui détaillent le premier tableau en déclinant les différents pronoms personnels, articles, possessifs, démonstratifs, etc., dans le but, dit-il, de permettre aux personnes peu cultivées (nous sommes dans les années 30) de retrouver facilement les équivalents en italien.


Ces tableaux sont suivis par des règles d'application qui en précisent le fonctionnement :
  1. Les mots indiqués dans la deuxième colonne du tableau A doivent être remplacés par l'idéogramme correspondant, à l'exception de m et de f, reliées par un trait d’union à l'adjectif pour en indiquer le genre. Par exemple, pour « bon livre », écrire : bon-m livre [Concept: bon (masculin) livre].
  2. Les idéogrammes du tableau B expriment la variation qu’apporte la flexion du concept de mode infinitif. Par exemple, si l’on souhaite communiquer porterait en sachant qu’il s’agit du mode conditionnel du verbe porter, on écrira porter
  3. Nous devons essayer d'exprimer nos propositions dans un mode de construction directe et en remplissant les ellipses (mots sous-entendus). Par exemple, si je souhaite communiquer partirò domani (l’italien sous-entend le pronom personnel), soit je partirai demain, écrire: io partirò domani (en ajoutant donc le pronom), à savoir : I partire  (idéogramme du futur) domani.
  4. Remplacer les diminutifs, les suffixes affectueux, etc., en faisant précéder le mot modifié par un adjectif qui le modifie dans le sens voulu : giardinetto = piccolo giardino (jardinet / petit jardin).
  5. Lorsque l’on rencontre des expressions peu communes en italien, il est bon de les remplacer par des expressions plus simples ayant un sens équivalent.
Blanc



J'omets plusieurs passages en terminant par le dernier exemple qu'il donne, de l'anglais vers l'italien :
Supposons qu'on veuille exprimer en anglais : I shall give him a good pen.
En sachant que I shall give est le futur de to give, l'anglais détermine :
I give III3 14 good -n pen.
L’italien transpose : I dare III3 14 buono -f penna.
Et le français : I donner III3 14 bon -m stylo.
Avant de reconstruire, d'après le tableau : je donnerai à lui un bon stylo.
Le locuteur de langue maternelle n'a plus qu'à remettre les mots en ordre dans sa langue : 
Io gli darò una buona penna / Je lui donnerai un bon stylo...
À noter que le 14 devrait correspondre à l'article indéfini, comme dans l'exemple allemand 14 schon -n Buch (j'ai relevé plusieurs coquilles dans le livre, mais n'ai trouvé nulle part la liste des articles indéfinis, "articoli indeterminativi" en italien).

En conclusion (pour l'instant), comme nous pouvons le voir dans sa méthode appliquée à l'extrait de Dante :



les phrases sont décortiquées en monèmes, ces unités minimales de sens (substantif, verbe à l'infinitif, adjectif, adverbe, etc.) censées être traduites à partir du vocabulaire mobile intégré à la machine, qui rend un message composé d'idéogrammes (clés internationales ayant le même sens dans les différentes langues) et de mots traduits dans sa langue au locuteur natif, lequel n'a plus alors qu'à remettre les mots dans l'ordre.


Ainsi aurait dû fonctionner la traduction automatique il y a 90 ans, et tel fut le rêve magnifique de M. Federico Pucci, qu'il a poursuivi toute sa vie durant !

* * *


Federico Pucci gave an example of an Italian text translated into French, and of a French text translated into Italian according to his method. These are probably the first examples ever of a “machine translation” (long before the term “machine translation” was coined).

Pucci illustrated his method for “automatically” translating the text from Italian into French (Federico Pucci dixit) and the other way round. The first consideration is that it would not be easy to try to translate these texts even by current translation standards. So, one can only imagine the difficulties involved in translating it “automatically” 90 years ago...


I am still examining this material in order to fully understand how he could achieve such a remarkable result.

As I have already stressed, Pucci’s vision and approach to translation differed radically from any other previous (and future, we may add) endeavour. Indeed, already in 1929, he dreamed of creating an easy (Time needed for learning how to translate: one minute…), handy and economical machine. In 1950 he was actually selling his book at just 150 liras, and for 600 liras (almost 10 USD) he would add the device!


It was obviously a utopia: the portable, inexpensive machine he was dreaming of (less than one USD...) remained at a blueprint stage, even though his idea was nearly a hundred years in advance!

His invention pivoted around the following main ideas:
  • firstly, to divide the text into the smallest units of meaning (morphemes),
  • then to transpose these units into the foreign language,
  • finally, the receiver puts the words (generated by the machine) back into the order of the target language, of which he is a native speaker.
He was actually anticipating two concepts that are widely recognised today: that of language simplification, and that of good enough translations.

A method that is both logical and practical, making use of ideograms (basic & derived) invented for the purpose by Federico Pucci himself in the 1920s. His only aim was to enable people (including less educated members of society / anche le persone di limitata cultura) to see in their own language the words spoken by a foreigner that they would not have understood otherwise.

A method that had been in the making for quite a long time, certainly not last-minute improvisation. Its inventor was 33 years old when he first presented it to the general public. This means he would already have been cogitating for a long time (he was 27 when he published his first known work in 1923, entitled Manuale di letteratura Inglese : Parte I (I principali scrittori) (English literature manual: Part I (the main writers) (Salerno, Tip. Fratelli Jovane), not to mention all that he wrote for the next 30 years (I have come across 10 of his books) to describe and get people interested in his evolving invention.

He devoted his entire life to this invention but did not received due recognition, disappearing into oblivion for decades!

Let me now translate the two charts of international keys (basic & derived) and the rules for the practical application of the charts proposed by Pucci. This is the core of the invention, what the translating machine was intended to transpose “mechanically” to permit the “automatic” translation from one language to another.

The first step in Federico Pucci’s method was to draw up a system of international “keys” valid for the Romance languages. Below are the two charts proposed by him:
Moving on from theory to practice and from synthesis to analysis, here is a chart of the fundamental keys valid for the Romance languages. With one or two additions, we will see that the same keys hold good for Germanic and Slavic languages too.  
CHART OF INTERNATIONAL KEYS
– A –

Ideograms


a.
the
definite article
+

concept of plural
m

masculine
f

feminine
D.

demonstrative

this, these
- near
d.

demonstrative

that, those
- far
I
I
pronoun first pers. sing.
II
You
pronoun second pers. sing.
III
He
pronoun third pers. sing. masc.
IIIf
She
pronoun third pers. sing. fem.
I+
We
pronoun first pers. plural
II+
You
pronoun second pers. plural
III+
They
pronoun third pers. plural
IIIf+
They
pronoun third pers. plural fem.
M.
My
first of the possessives
in most
Indo-European languages
T.
Your
S.
His/Her
N.
Our
V.
Your
L.
Their
R.

r.
who, which
concept of relative
{
indicating a person

indicating a thing
&
conjunction and



– B –

basic
derived
CONCEPT
EXPLANATION


Infinitive
the three lines indicate the three tenses: the first, the first tense (present); the second, the second tense (past); the third the third tense (future).


Present indicative
The small vertical line indicates the determination of the tense, so in this case: determination of the first tense.


Imperfect
First determination of the second tense.


Remote past
Second determination of the second tense.


Future
Determination of the third tense.
&


Concept of conjunction (subjunctive)


Present subjunctive



Past subjunctive

X

Participle or gerund
The cross indicates the participation of 2 concepts


Present participle



Past Participle

!

Imperative

K

Conditional
“K” was chosen as a symbol because the term conditional begins with the K sound in all Romance and Germanic languages





Original:


Mr Pucci later developed and added a second chart of basic keys by inflecting personal pronouns, articles, possessives, demonstratives, etc., with the aim of “enabling less educated people (this was back in the 1930s) to easily come up with the equivalents in Italian.”


These charts were followed by rules for their application, and with the explanation for their operation:
  1. The words indicated in the second column of box A must be replaced by the corresponding ideogram, with the exception of m and f, which must be joined to the adjective with a dash, indicating gender, e.g. buon libro, write: “buon -m libro” [concept: good (masculine in Italian) book].
  2. The ideograms in box B express the variation to the concept of infinitive produced by the inflection of the verb. For example, for the Italian word porterebbe, knowing that this is the conditional of the verb portare, one would write portare
  3. One should attempt to express propositions as direct constructions and include abbreviated or implied words), e.g. to convey the expression I’ll leave tomorrow, you write: I shall leave tomorrow, i.e. I leave  (ideogram of future) tomorrow.
  4. Diminutives, nicknames, etc. should be replaced, having the modified entry preceded by an adjective that provided the intended meaning of the altered word: e.g. giardinetto = piccolo giardino (small garden).
  5. Expressions that are rare in the language being translated should be replaced by simpler terms expressing an equivalent meaning.
If the foreigner replaces the words received with terms found in the dictionary, he shall automatically obtain the version in his own language, bearing in mind that for names that vary in terms of gender, the dictionary will indicate the variation, and this change will have a knock-on effect on connected words.

Thus, if as an Italian, I wish to communicate with a French “una buona scelta”, I will write “1 buono-f scelta”. In the dictionary the French will find: scelta, f, and understand that the Italian has given to the adjective “buono” the character “f”, because “scelta” is a feminine word. However, as the corresponding French term, “choix”, has a masculine gender, he understands that the “f” for “buono” takes the value “m” in French, thus, it becomes “1 bon -m choix”, that is “un bon choix”.



Since the above-mentioned system clearly expresses the interdependence of words, the order in which words may be placed, on account of the way sentences are constructed in different languages, has no bearing on the interpretation of the thought. Anyone who has studied Latin will know this very well.

Let us take an example from English:
The future tense in English, translated, say, to Italian: I shall give him a good pen.
Knowing that I shall give is the future of the verb give, we have:
I give III3 14 good -n pen.
In Italian this gives us: I dare III3 14 buono -f penna.
[In French: I donner III3 14 bon -m stylo.]
And we can reconstruct, from the chart rules, the following: Io darò a lui una buona penna.
And in more correct Italian:
Io gli darò una buona penna...
If we apply these rules to the Dante passage (from La Vita Nuova),



phrases are reduced to morphemes, the smallest units of meaning (noun, infinitive of the verb, adjective, adverb, etc.) to be translated using the portable dictionary incorporated in the machine, thus producing a message made up of ideograms (international keys having the same meaning in different languages) and words translated into the language of the native speaker, who simply has to put the words in the right order.


We are talking about the 1930s... I have translated the same passage from French into Italian using Google’s neuronal machine translator, 90 years later. Apart from the missing phrase in Federico Pucci’s text, I would be hard pressed to say which version is the best one!

And Pucci concludes (I am paraphrasing here): “This translation is quite correct, [and undoubtedly better] than what a secondary school pupil could manage after having studied French for a few years. Now, we are not looking for a perfect translation, only a way to understand, and there is no doubt that a Frenchman would be able to understand the sense of the produced text.” 


This is the concept of the “good enough” translation, already supported in 1931, when the author was just 35 years old...

Reporting on a conference held by Mr Pucci in Salerno on 21 January 1930, published on 6 February 1930 in the Salerno edition of the newspaper “Il Mattino”, the journalist wrote: “Mr Pucci first demonstrated that all the attempts by foreign scientists made over the last three centuries had achieved no practical results, and then in an extremely practical way he presented his own method, getting persons who had not studied English and German to translate some phrases in those languages.”

As the journalist reports, during the presentation of the book, Pucci had members of the audience translate some phrases from Italian into English and German and they did not know either of the two foreign languages. Should we infer that they availed themselves of a machine invented by Pucci?

A reply may be given by through careful analysis of the words chosen by the journalist: “Mr Pucci first demonstrated… in an extremely practical way his own method, getting persons…”. As in the subtitle to Pucci’s book, the journalist does not write about a “machine”, rather merely about a “method”. Which is obviously not the same thing.



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