jeudi 12 mars 2020

Federico Pucci nel 2019: 90° anniversario del concetto di traduzione automatica

Questo post raccoglie rispettivamente le tre versioni - italiano, francese e inglese -, riassunte poi in questa pubblicazione su SlideShare.

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  • Il traduttore meccanico
  • L'esposizione nazionale di Bolzano (1930) - Il precursore delle "macchine da tradurre"
  • I diplomi 
  • Gli indizi
  • La risposta definitiva è... 
  • L'annuncio del 26 agosto 1949 
  • L'uomo d'ingegno e di cultura

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Questo post, che propone una sintesi delle ricerche effettuate ad oggi in collaborazione con la nipote di Federico Pucci, riprende l'essenziale dei 14 articoli precedenti (7 pubblicati rispettivamente su Adscriptor, e 7 su Translation 2.0) e tenta di rispondere definitivamente a questa domanda: la "macchina da tradurre" del signor Pucci è mai esistita? La risposta è...

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Il traduttore meccanico

Nel dicembre del 1929 (saranno novant'anni nel 2019), Federico Pucci presentò per la prima volta a Salerno il suo studio sul "traduttore meccanico", svelato poi alla stampa italiana nel gennaio 1930; lo stesso anno, espose per sei mesi (da marzo a novembre del 1930) il "traduttore meccanico" che avrebbe dovuto materializzare la sua idea, all'esposizione nazionale di Bolzano, sezione letteraria, premiato con medaglia d'argento.

Lo indica lo stesso Federico Pucci nella sua prima lettera al CNR, datata 10 luglio 1949. Ce lo dice anche molto prima, nella prefazione del suo libro pubblicato a Salerno nel 1931 (Anno IX dell'era fascista!), nella prima parte di quella che è verosimilmente il primo libro mai pubblicato al mondo su un dispositivo di "traduzione meccanica": "Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua: Parte I.", con la copertina seguente:


Ovviamente, "prima parte" significa che ce ne sarebbe stata almeno un'altra a seguire, cosa che l'autore precisa sulla copertina: "In preparazione: traduzione dalla lingua nazionale nella lingua straniera. Tempo per apprendere a tradurre: un minuto (lingua francese)". Con 68 pagine di descrizioni, non solo è la sua prima opera, ma è anche la più completa della serie.

Nella sua prefazione, redatta a Salerno il 10 dicembre del 1930, l'autore indica "Il presente lavoretto tende a dimostrare che sarebbe possibile corrispondersi fra stranieri, conoscendo ciascuno solo la propria lingua".

E dà un esempio di un testo francese tradotto secondo il suo metodo, probabilmente il primo esempio di "traduzione meccanica" al mondo (il termine di "traduzione automatica" non era ancora coniato). Il passaggio è estratto del Zadig, di Voltaire:
Le nez d'un mari
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig. Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables.
L'autore precisa:
L'italiano che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.
Ecco il risultato:
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso. Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Stiamo parlando degli anni '30... Ho tradotto lo stesso passaggio col sistema di traduzione automatica neuronale di Google, quasi 90 anni dopo, ed a parte la frase mancante nel testo di Federico Pucci, sarei molto imbarazzato nel dire, tra la sua e quella di Google, quale sia la migliore delle due versioni!

Nel resoconto di una conferenza tenuta dal Sig. Pucci, il 21 gennaio 1930 a Salerno, pubblicato il 6 febbraio 1930 sull'edizione salernitana del quotidiano "Il Mattino", il giornalista riferisce: "Il Pucci, dopo di aver dimostrato che tutti i tentativi fatti per 3 secoli da scienziati stranieri non raggiunsero alcun risultato pratico, espose in modo praticissimo il proprio metodo, facendo tradurre alcune frasi inglesi e tedesche a coloro che non avevano studiato dette lingue."

Per cui il fatto che durante quella presentazione - secondo il giornalista - il Sig. Pucci avesse fatto tradurre alcune frasi dall'italiano all'inglese e al tedesco a persone del pubblico che non conoscevano quelle lingue, è una testimonianza o no che la macchina esisteva ed era già funzionante?

Per dare una risposta, il peso delle parole ci può essere di aiuto: "Il Sig. Pucci, …, espose in modo praticissimo il proprio metodo, facendo tradurre…". Il giornalista, nel riprendere il sottotitolo del libro di Pucci, non parla di "macchina", bensì soltanto di "metodo". Non è la stessa cosa.


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L'esposizione nazionale di Bolzano (1930) - Il precursore delle "macchine da tradurre"

Torniamo ora alla medaglia d'argento ottenuta a Bolzano: è un dettaglio estremamente prezioso, poiché significa che una prima versione del "traduttore meccanico" fu esposta già nel 1930. Ma in realtà, si trattava della "macchina", di un "prototipo" sviluppato dal suo inventore o di altro?

A priori, nessuna macchina. Grazie alla magia di Internet, ho trovato un'edizione del catalogo della prima Esposizione Dopolavoristica Nazionale delle Arti e Mestieri di Bolzano, che riunisce una raccolta di fotografie ufficiali della mostra, risalente al periodo giugno - novembre 1930.


In effetti, la presentazione del dicembre 1929/gennaio 1930 era stata organizzata dal Dopolavoro Ferroviario di Salerno, il che potrebbe spiegare la partecipazione del Pucci a questa sua prima Esposizione, che tra l'altro aveva per "iscopo":
1) premiare coloro i di cui prodotti siano espressione geniale di un dopo lavoro dedicato alla creazione di opere belle, sia nel campo dell'arte che della tecnica...

Certe opere sono anche dei modellini, come questa stazione radiotelegrafica trasmittente, per cui senza parlare di "macchina", se fosse esistito soltanto un modellino del "traduttore meccanico", ovviamente avrebbe trovato posto nel catalogo. Purtroppo però non c'e alcun articolo, ed ancora meno nessuna foto né dell'uno né dell'altra!


Ciò detto, queste date e questi dati storici sono sufficienti per stabilire che il signor Federico Pucci è il precursore assoluto della traduzione automatica nel mondo come la conosciamo oggi, che ha anticipato da quasi un secolo la realtà attuale.

E anticipando pure da qualche anno i brevetti depositati nel 1933 rispettivamente dall'ingegnere francese Georges Artsruni, di origine armena, e dall'ingegnere sovietico Petr Petrov-Smirnov Troyanskii per i dizionari meccanici, che sono i due pionieri universalmente riconosciuti della traduzione automatica.


Pertanto, abbiamo la certezza documentata dell’esistenza delle "macchine da tradurre" di Artsrouni e Troyanskii, ma nessuna certezza per quanto riguarda il "traduttore meccanico" di Pucci; e, fino ad ora, tutte le mie ricerche per tentare di trovare una traccia concreta, fisica, della sua macchina, non hanno avuto alcun esito.

A dire il vero, sono pure giunto alla conclusione che la macchina non è mai esistita, malgrado la somma considerevole di energie e di sforzi spesi da suo ideatore per riuscirci, magari tranne sotto forma del modellino ricostituito per ogni edizione di suo libro.


In effetti, avendo una visione molto precisa di come avrebbe dovuto essere la sua "macchina da tradurre", Federico Pucci ci parla lui stesso della sua idea proteiforme:
Cenni sulle macchine e loro uso

Le macchine si distinguono in semplici, meccaniche, elettriche, fonoelettriche, fotoelettriche e telelettriche, dando luogo a numerosi tipi composti, fra cui l’Interprete Elettromeccanico Portabile, testè premiato al Grande Concorso d’Invenzioni di Liegi.

Spiego il concetto generale delle macchine: le pagini del vocabolario mobile, che nel tipo presentato sono costituite da due colonne incollate sul cartone, vengono avanti in base alla spinta impressa dalla mano dell’uomo: volendo comunicare ad un inglese:
egli va; poiché egli comincia con e si tira a mano la lettera E e viene fuori la pagina contenente le parole che cominciano con E; la seconda lettera scritta immediatamente dopo ci fa trovare subito egli - he; così per “andare” viene fuori to go; poiché andiamo è presente indicativo, guardiamo il correttore morfologico e troviamo che pel presente ind. 3a sing. va cambiato o in oes; dunque he goes.

Nel tipo elettrico il movimento, che nel tipo presentato si effettua a mano, è eseguito dall’elettricità; nel tipo fonoelettrico, il vocabolario mobile è a tre colonne, le due prime stampate sulla latta, la terza è costituita da un disco in acciaio come quello del fonografo; su essa vengono impresse dalla viva voce delle straniero le pronunzie delle traduzioni in lingua estera; vicino ad ogni parola italiana vi è un numero; premendo un bottone, un uncino elettrizzato in campo magnetico va a portarsi sulla pronunzia impressa e legge la parola in lingua estera, dopo che un movimento elettrico ha effettuato la correzione grafica e fonetica: nel caso in oggetto sostituzione di o con oes; il sistema telelettrico presuppone due traduttori elettrici, uno funzionante come apparecchio trasmittente, ad esempio a Roma, l’altro come apparecchio ricevente, ad esempio a Londra; collegando i due apparecchi con la telescrivente vengono impressi all’apparecchio londinese i stessi movimenti che sono eseguiti dall’apparecchio trasmittente, col risultato di ottenere a distanza la traduzione scritta e parlata; nei tipi successivi la parte correttore sintattico B viene inquadrata nel vocabolario mobile; ho usato questa disposizione per rendere più semplice il vocabolario stesso per effettuare esperimenti; ho scelto l’inglese per prima applicazione perché le variazioni morfologiche di questa lingua sono poche; per gli esperimenti fonici sarà preferita la lingua spagnola e saranno tentati i primi esperimenti fonoelettrici tra Roma (forse Accademia Universale Inventori ed Autori) e le centrali delle organizzazioni in lingua spagnuola alleate della Pro Pace
(…)
 Coi tipi in cui il vocabolario mobile è completo, tirata fuori la prima lettera, vien fuori il quinterno che comprende tutte le parole che cominciano con quella lettera, si vede così la seconda lettera che viene tirata fuori con un sistema analogo, mettendo in evidenza la terza lettera, e così di seguito.
Sostituendo con una tastiera il movimento elettrico al movimento a mano, si può giungere a battere a macchina la parola, determinando l’uscita del vocabolo straniero.
È questo il sistema esposto da me a Parigi nel settembre del 1949, di cui si è occupato il comunicato della radio ufficiale francese del 2 settembre 1949, ore 20 e di cui si è occupato il giornale inglese News Chronicle del 26 agosto 1949…

Eppure, sebbene abbia trascorso tutta la sua vita a provarci, visto che ha scritto continuamente per trent'anni per descrivere la sua invenzione (per quanto ne so, 10 libri dal 1931 al 1960), dopo quasi un secolo i suoi numerosi tentativi di "tradurre" la sua visione ed il suo concetto in un "dispositivo fisico" non hanno raccolto molto successo, anzi.

I due unici "diplomi" che abbiamo (Parigi 1935Liegi 1950, poiché sembra che quelli relativi alle medaglie d’argento di Bolzano e di Cuneo siano stati rubati) testimoniano in questo senso, così come numerosi altri indizi ci raccontano dei suoi tentativi mancati di far realizzare la sua macchina.

Ora esaminiamo nel dettaglio: 1) i diplomi; 2) gli indizi.

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1) I diplomi

a) Parigi, maggio 1935


A proposito di questo diploma, rilasciato nel maggio del 1935 dal Comitato della Fiera di Parigi, ho pensato in un primo momento che fosse legato al concorso Lépine, che si svolge di solito nell'ambito della fiera di Parigi. Però il 33° concorso Lépine ebbe luogo dal 30 agosto al 7 ottobre 1935 presso il centro esposizioni della Porte de Versailles, cioè più di tre mesi dopo il rilascio del diploma.

Infatti, la risposta sta nella rivista mensile dell'Ufficio internazionale per la protezione della proprietà industriale, intitolata "La Propriété Industrielle" (51° anno, n° 4, 30 Aprile 1935):
"…insieme alla Fiera di Parigi, che si terrà in questa città dal 18 maggio al 3 giugno 1935 al parco Esposizioni di Versailles, sarà organizzato un concorso di invenzioni, aperto dal 10 maggio al 3 giugno (decreto del 22 marzo)"…
I certificati di garanzia saranno rilasciati [nel caso di Parigi], dal Direttore della proprietà industriale…, alle condizioni previste dai decreti del 17 luglio e del 30 dicembre 1908 (-).
Si precisa che il Concorso della Fiera di Parigi non accettava che "le invenzioni veramente inedite e che non erano mai state presentate ad altri concorsi".

Così, l’anno prima, "nonostante il fatto che la maggior parte dei progetti presentassero un interesse reale, dopo un esame particolarmente attento, la giuria premiò soltanto 170 dei 643 inventori partecipanti al Concorso, che avevano sottoposto un totale di 1055 nuove invenzioni. Questa severità della giuria implica che soltanto le invenzioni degne di merito erano state premiate. Da cui si capisce il livello veramente alto del concorso e l'interesse che ricopre sia per i ricercatori che per l'industria." (Fonte)

Quindi questo diploma certifica una medaglia d'argento per premiare una "invenzione veramente degna di merito": "un metodo per tradurre le lingue senza conoscerle"!

Stesso termine di quello usato dal giornalista nel 1930, le parole sono importante più che mai…

Lo stesso Pucci ce lo conferma almeno due volte, prima in uno dei suoi libri, dove scrive "È questo il sistema esposto da me a Parigi nel settembre del 1949", poi nella sua prima lettera al CNR: "tale studio [fu] premiato con medaglia d’argento all’esposizione concorso internazionale d’invenzioni tenuto dalla fiera di Parigi nel 1935".

Un "metodo", un "sistema", uno "studio", però non una "macchina".

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b) Liegi, 1950


Questa Fiera Internazionale ebbe luogo a Liegi dal 29 Aprile al 14 Maggio 1950, sul tema "All'avanguardia della tecnica", e specialmente nelle aree "mineraria, metallurgica, meccanica ed elettricità industriale."


È probabilmente questo il motivo per il quale, nel suo libro, il Pucci descrive l’invenzione presentata in quell'occasione come "Interprete Elettromeccanico Portabile", mentre il diploma rilasciato parla di medaglia d’argento assegnata per la "Traduzione scritta e parlata delle lingue senza conoscerle".

Una formulazione che sembra precludere ogni idea di "macchina", contrariamente al nome scelto dal suo inventore per l'occasione, probabilmente per fare in modo che la sua invenzione rientrasse nell'ambito dei temi della Fiera.

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2) Gli indizi

Anche in questo caso, i principali indizi ci vengono dallo stesso signor Pucci nelle sue due lettere al CNR, scritte rispettivamente il 10 Luglio 1949 ed il 17 Ottobre 1950, così come nella risposta del CNR, datata del 20 Luglio 1949, alla prima lettera che riportava nell'oggetto: "…il traduttore elettro-meccanico italiano che parteciperà all’esposizione concorso d’invenzioni che avrà luogo dal 16 al 29 settembre a Parigi".



a)
« …devo dire che nel 1936, mi fu acconsentito anche di partecipare alla Esposizione di Lipsia, tuttavia la Mostra Internazionale delle Invenzioni che si tenne in quella città, pur apprezzando i miei studii e pur riconoscendo loro carattere inventivo non volle accettarla per la Mostra perché data l’originalità dell’invenzione, che trovavasi ad essere la sola ad esser racchiusa in libri, la legge tedesca non prevedeva la brevettabilità, cosa che invece prevedeva la legge francese che tanto che mi venne rilasciato brevetto provvisorio. In considerazione dell’interesse che il pubblico tedesco aveva a conoscere l’innovazione, l’ente Fiera di Lipsia si curò di ottenermi l’ammissione ad altro riparto, dandomi speciali facilitazioni."

Nessuna macchina, quindi.

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b)
Poi viene la guerra e lo scrivente cerca di spostare i propri studii nel piano militare, riesce infatti a creare i traduttori meccanici C e D, che trasportano il problema nel piano meccanico e cercano di costituire una lingua nuova a formazione meccanica, l’apparecchio C funzionante come trasmittente, il D come ricevente; dovevano partecipare alla Mostra della Tecnica del 1940; tuttavia il Ministero della Guerra oppose il proprio veto alla partecipazione stessa, io venni chiamato a Roma per chiarimenti sulla invenzione; questa fu riconosciuta esatta ed io venni autorizzato a costruire l’apparecchio a spesa dello stato per i primi esperimenti, in quanto avevo fatto presente la mia incapacità finanziaria di costruirli. Venni naturalmente obbligato a serbare il silenzio. Tuttavia non essendo io meccanico pensai che per costruire l’apparecchio avrei dovuto avvalermi dell’opera di terzi, i quali avrebbero potuto non serbare il segreto; non volli correre rischi e declinai l’incarico abbandonando l’invenzione nelle mani del Ministero della Guerra perché ne facesse l’uso che riteneva opportuno.

Cito Federico Pucci: "io venni autorizzato a costruire l’apparecchio a spesa dello stato per i primi esperimenti"… "Tuttavia non essendo io meccanico…, non volli correre rischi e declinai l’incarico abbandonando l’invenzione nelle mani del Ministero della Guerra perché ne facesse l’uso che riteneva opportuno."

Di conseguenza nessuna macchina è mai stata fabbricata, né dal signor Pucci né su decisione del Ministero della Guerra.

- - -

c)
Nella sua seconda lettera al CNR, il Pucci ricorda, nei due primi paragrafi:

- Primo paragrafo:

Il sottoscritto … si onora far rispettosamente presente che … in seguito ad alcuni disegni esposti dallo scrivente alla Mostra delle Invenzioni di Parigi (settembre 49)…

Presentazione di "disegni" e non di una "macchina".

Lo richiamava per altro anche nella prima lettera:
La traduzione dinamo-meccanica nei suoi tre stadi è stata accettata per la partecipazione all’esposizione concorso internazionale di invenzioni che la Fiera di Parigi apre il 16 settembre. (…) 
Va notato che la Mostra d’Invenzioni di Parigi accetta le invenzioni anche sotto forma di disegni, limitandosi a controllare l’esattezza delle teorie ivi esposte 
È pertanto in corso di rilascio certificato di garanzia da parte dell’Ufficio della proprietà industriale di Parigi a favore dello scrivente.
Quell'evocazione del "certificato di garanzia" è importante, in quanto ricorda quello che abbiamo già visto nella rivista mensile dell'Ufficio internazionale per la protezione della proprietà industriale, intitolata "La Propriété Industrielle" (51° anno, n° 4, 30 Aprile 1935):
I certificati di garanzia saranno rilasciati [nel caso di Parigi], dal Direttore della proprietà industriale…, alle condizioni previste dai decreti del 17 luglio e del 30 dicembre 1908 (-).
Ma vediamo di che si tratta: il decreto de 17 Luglio 1908 fu promulgato in applicazione della "Legge del 13 Aprile 1908 relativa alla protezione temporanea della proprietà industriale nelle esposizioni internazionali straniere oppure ufficialmente riconosciute, così come nelle esposizioni organizzate in Francia o nei territori d'oltremare con l'autorizzazione dell'amministrazione o con il suo patrocinio", il cui art. 1 recita:
La protezione temporanea è concessa a invenzioni, disegni e modelli industriali brevettabili, marchi di fabbrica o di commercio per i prodotti che saranno regolarmente ammessi a queste esposizioni…
E all’art. 2 (nella sua versione consolidata al 5 settembre 2018):
Gli espositori che desiderano beneficiare della protezione temporanea dovranno farsi rilasciare dall'autorità che rappresenta ufficialmente la Francia alla fiera, un certificato di garanzia per accertare che l'oggetto per il quale è richiesta la protezione è effettivamente esposto. 
La domanda del suddetto certificato dovrà essere fatta durante l'esposizione e non più tardi dei tre primi mesi dell'apertura ufficiale dell'esposizione; sarà corredata da una descrizione esatta dell'oggetto da proteggere e, nel caso, dai disegni relativi a tale oggetto.
Quindi, secondo Federico Pucci, l'Ufficio per la proprietà industriale di Parigi gli avrebbe rilasciato un certificato di garanzia, no per la "macchina da tradurre", che comunque non era stata fabbricata, bensì per i suoi "disegni".

- Secondo paragrafo:

L’Istituto delle Invenzioni sembra essere del parere che mentre allo scrivente resta la priorità scientifica dell’Invenzione (avendo rintracciato pratica n° 11095 nella quale l’Istituto stesso approvava l’invenzione dello scrivente, tuttavia essendo essa costituita da un libro e non da una macchina, riteneva che non potesse essere brevettato, 12 dicembre 1942),…

Questa volta, è detto e scritto, nero su bianco: l’invenzione non poteva essere brevettata perché era costituita da un libro e non da una macchina!

- - -

d)
Nella sua risposta alla prima lettera del Pucci, il CNR gli fa osservare che "…la sua ideazione, riguardante “il traduttore elettro-meccanico italiano”, può essere sottoposta all’esame dell’Istituto Nazionale per l’Esame delle Invenzioni, …, presentando [un progetto tecnicamente definito e convenientemente illustrato, atto] a consentire la formulazione di un parere di merito, che, se favorevole, può consentire l’assistenza opportuna per lo sviluppo del ritrovato."

Si tratta quindi di un progetto d'ideazione di una invenzione che non è stata mai sviluppata.

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La risposta definitiva è...

In estrema sintesi, in considerazione dei molti elementi e indizi concordi, mi sento assolutamente in grado di affermare che, alla domanda: la "macchina da tradurre" di Federico Pucci è mai esistita?, la risposta definitiva sia ... NO!

Purtroppo. Rimasto solo troppo a lungo con le sue idee, e nonostante la sua visione lungimirante, fin dall'inizio non è riuscito a mettere insieme le risorse finanziarie e tecniche necessarie per realizzare un prototipo funzionale del suo progetto, per essere così in grado di brevettare un'invenzione mai andata oltre la fase concettuale dei disegni, dei modelli e delle descrizioni.

Eppure, per decenni il Sig. Pucci non ha risparmiato i suoi sforzi, partecipando a varie mostre e scrivendo parecchi libri per tentare, con tutti i mezzi a sua disposizione, di far conoscere "le sue macchine da tradurre" e la loro anteriorità:

durante 20 anni, dal 1930 al 1950, partecipazione a sette esposizioni (inter)nazionali – concorsi d’invenzioni (riprendo la terminologia usata dal Pucci nelle sue lettere), senza contare la Mostra della Tecnica nel 1940 (soppongo a Roma, dove la sua partecipazione non era stata autorizzata dal Ministero della Guerra), premiata da quattro medaglie d’argento:
  1. Esposizione Nazionale di Bolzano (1930), medaglia d’argento
  2. Esposizione di Cuneo (1930), medaglia d’argento
  3. Mostra Internazionale delle Invenzioni, Fiera del Levante, Bari (1934)
  4. Esposizione concorso internazionale di invenzioni della Fiera di Parigi (1935), medaglia d’argento
  5. Mostra Internazionale delle Invenzioni di Lipsia (1936)
  6. Esposizione concorso d’invenzioni, Fiera di Parigi (1949)
  7. Grande Concorso d’Invenzioni di Liegi (1950), medaglia d’argento
durante 30 anni, dal 1931 al 1960, redazione di dieci libri dedicati alle "sue macchine da tradurre":
  1. 1931: Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra Europei conoscendo ciascuno solo la propria lingua: Parte I (Traduzioni dalla lingua estera). Pubblicato nell'Anno IX dell'era fascista!
  2. 1949: Serie delle grammatiche dinamiche, pratiche, ragionate, storico-comparate: Parte I. Per coloro che in pochi giorni desiderano acquistare una conoscenza elementare della lingua straniera. [fasc. ] I. Inglese
  3. 1949 (in francese): Le traducteur dynamo-mécanique: L'invention pour traduire les langues de l'occident sans les connaitre presque sans dictionnaire. Op. I: anglais-francais. Col sottotitolo: "Perfectionnement de l'invention primée (traduction mécanique) avec diplôme de médaille d'argent à l'Exposition Concours International des Inventions, Foire de Paris 1935".
  4. 1949: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. francese - italiano
  5. 1949: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 2. Inglese - italiano
  6. 1950: Grammatica dinamica della Lingua tedesca: (linee fondamentali)
  7. 1950: Il traduttore dinamo-meccanico: Tipo libro macchina. Serie a. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario. [fasc. ] 1. Italiano-Inglese
  8. 1952: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie B. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. Italiano - Francese
  9. 1958: Vocabolario mobile italiano - francese: (parte Traduttore Meccanico).
  10. 1960: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... Tedesco – Italiano
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L'annuncio del 26 agosto 1949

Tutto quanto sopra per ottenere un unico risultato tangibile - dopo così tante energie e risorse spese con costanza sul lungo termine -, un semplice annuncio pubblicato il venerdì 26 agosto 1949 (saranno settant'anni nel 2019), sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti.

In Gran Bretagna, il News Chronicle pubblica in una delle sue colonne l'informazione seguente:
Digita in inglese, stampa in greco
D'ora in poi, i turisti britannici potranno girare il mondo senza dover imparare le lingue, se l'inventore Frederico (sic!) Pucci, di Salerno, completa il suo "traduttore elettrico".
Dichiara che tutto sarà pronto fra circa due settimane. 
Sulla macchina del Pucci, è sufficiente digitare alcune parole in inglese, ad esempio, e la macchina stampa la traduzione in italiano, greco o in qualsiasi altra lingua.

Quindi la macchina non era ancora pronta, e Federico Pucci si era rifiutato di fornire maggiori dettagli...

Negli Stati Uniti, la United Press lanciava un'agenzia il 25 agosto 1949, che verrà ripresa il giorno dopo dal New York Times:


e così da diversi giornali americani nei giorni successivi (dal 26 al 29 agosto). Grazie a Google, ne ho trovato una dozzina su Internet, ma ce ne sono sicuramente altri (clicca sull'immagine per vedere la lista):


Solo i titoli cambiano, tutti riprendono fedelmente lo stesso testo, su questo modello:


Nient'altro. Poi, l'oblio totale per quasi mezzo secolo! Fino a quando John Hutchins, specialista e storico della traduzione automatica, riportò le poche righe del New York Times menzionate sopra...

Prima di aggiungere "and nothing more is known about Pucci..." e di precisare:
It is not known how many others at this time had similar ideas about translating machines. The new electronic computers had caught the imagination of many people. Reports on the 'electronic brains' – the term regularly used by journalists – appeared almost daily in national newspapers throughout the world. Translation was then, and often still is, regarded by those unfamiliar with its difficulties as essentially a question of finding equivalent words in another language. To use a computer in such a task seemed trivial.
Traduzione:
Non sappiamo quante altre persone abbiano attualmente idee simili sulle macchine da tradurre. I nuovi computer elettronici hanno colpito l'immaginazione di molte persone. In tutto il mondo, quasi quotidianamente escono sui giornali notizie sui "cervelli elettronici", un termine comunemente usato dai giornalisti. Per coloro che ignorano le difficoltà della traduzione, questa è stata a lungo - e lo è ancora - considerata come la ricerca di parole equivalenti da una lingua all'altra. Pertanto, l'uso di un computer per tale compito sembrava una banale evidenza.
La cosa sicura, però, è che questa analisi non riguarda il signor Pucci, dal momento che nel 1949 erano già 20 anni che tentava di teorizzare le sue idee sul "traduttore automatico", cioè ben prima dell'arrivo dei primi computer, ed era proprio l'unico in quei tempi non sospetti!

Poi, di nuovo, ricaduta nell'oblio totale per altri due decenni! Finché il sottoscritto, mentre preparava una infografica sulla storia della traduzione automatica, non leggesse il trafiletto segnalato da John Hutchins; una scoperta che mi ha talmente scosso che mi sono dimenticato l’infografica per concentrare le mie ricerche sulla storia straordinaria di Federico Pucci…

La cui idea di quello che sarebbe dovuto essere la traduzione automatica era totalmente diversa dal pensiero di tutti quegli altri ricercatori rinomati in questo campo. Perché aveva capito fin da subito che la forza bruta delle macchine non sarebbe mai bastata per superare quelle masse estremamente fluide che sono le lingue. Francesi, russi e americani l'hanno scoperto a proprie spese, avendo dilapidato milioni e milioni dalla fine della seconda guerra mondiale senza mai ottenere risultati veramente convincenti. Fino all'arrivo di Google...

Inoltre, Federico Pucci era un massone, tutto impregnato d’universalismo. E a differenza dei "cervelli elettrici" che andavano di moda all’epoca, sognava di una macchina semplice (Tempo per apprendere a tradurre: un minuto…), pratica, compatta e conveniente: nel 1950, vendeva il suo libro da solo a 150 lire, e 600 lire con la macchina!


Un'utopia, ovviamente, dal momento che la macchina portatile ed economica (450 lire...) che sognava non era mai stata costruita. Ciò, tuttavia, riflette una visione radicalmente diversa da tutte le altre idee e ricerche conosciute in quel momento (e anche dopo, a dire il vero).

Immagino pure che la lettera raccomandata inviata al Presidente Truman (probabilmente verso la fine di aprile / l'inizio di maggio del 1949), oltre alla speranza dichiarata di ricevere un sostegno economico per la costruzione degli elettro-traduttori, fosse anche intesa a far valere l'anteriorità del suo progetto. Un tentativo che fu rinnovato a partire dal 1953 con l'invio di una seconda lettera raccomandata a Clare Boothe Luce, allora ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma, rimasta senza risposta.

Del resto, il suo approccio è molto chiaro, specialmente nella sua prima lettera al CNR, dove non rivendica soltanto l'anteriorità della sua invenzione sul cervello elettrico annunciato dagli americani [citando i lavori di Harry Huskey in quel momento, che intendeva usare il suo computer SWAC (Standards' Western Automatic Computer) per la traduzione automatica, un'informazione ripresa anche dal Sig. Hutchins], ma dove sottolinea anche il suo altissimo costo e che:
1) la somma ingentissima messa a disposizione dal Governo Statunitense per la costruzione del cervello elettrico, benché di uso non commerciabile, inidoneo allo scopo, e solo relativo alla traduzione lingua estera-lingua nazionale;
2) per la costruzione dei traduttori elettromeccanici italiani occorrerebbero poche decine di migliaia di lire e non miliardi di dollari;
3) gli apparecchi elettro-meccanici italiani sarebbero di costo limitato, potrebbero essere costruiti in serie anche per l’estero e potrebbero forse costituire un apporto allo stato molto superiore alla spesa che arrecherebbero. Lo scrivente crede certamente che con la collaborazione di forti competenze elettromeccaniche italiane riuscirà possibile in un avvenire non lontano realizzare anche la possibilità di scrivere a macchina in Italia e di ottenere la traduzione all’estero sia scritta che parlata
Un parere che anticipa già la democratizzazione globale della traduzione automatica come la conosciamo oggi, e come la conosceremo domani sempre di più.

Francamente, non capisco, ed accetto ancora di meno, il silenzio generalizzato che circonda l'esistenza del signor Pucci da quando ho iniziato a parlarne su Internet e a pubblicare le mie scoperte su di lui. Ad eccezione di uno studente in master di traduzione, finora nessun ricercatore, nessun accademico, nessuno dei principali attori nella traduzione automatica mi ha mai contattato né ha mai ripreso e approfondito questo nuovo materiale, che segna pure una rottura evidente con l'intera storia della MT.

Ed anche quando ho provato a parlarne con alcuni specialisti, nella migliore delle ipotesi sono stato trattato con sorrisi accondiscendenti, nel peggiore dei casi mi hanno totalmente ignorato! Nella più perfetta continuità con l'altezzosa indifferenza che ha sempre circondato l'opera e l'avventura umana del signor Pucci.

Con le dovute proporzioni, la sua storia non è molto diversa da quella di Charles Goodyear, che ha speso la sua vita per far riconoscere la sua invenzione senza riuscirci, prima di morire nella più completa miseria.

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L'uomo d'ingegno e di cultura

Sulla lapide della sua tomba, sua figlia ha fatto incidere quelle parole:
Cav. Federico Pucci, 23/03/1896 - 6/03/1973
Uomo d'ingegno e di cultura

Inoltre, Federico Pucci era un poliglotta riconosciuto, visto che abbiamo almeno tre attestazioni dalla Prefettura di Salerno che affermano le sue competenze linguistiche.

Il 19 agosto 1940, una lettera con oggetto Commissione provinciale di censura – Interpreti, indirizzata al Ministero dell’Interno dal Prefetto di Salerno, dice di Federico Pucci:
Vi è, inoltre, un funzionario delle FF.SS. che oltre a conoscere [il tedesco, il francese, l’inglese e lo spagnuolo], è anche esperto nelle seguenti altre lingue: cecoslovacco, portoghese, olandese, svedese e lingue slave. 
In un'altra lettera, datata 30 ottobre 1942, con oggetto Servizio Censura di Guerra, sempre indirizzata al Ministero dell’Interno dal Prefetto di Salerno, la situazione è descritta in questo modo:
Da tempo affluiscono a questa Commissione Provinciale, per la revisione, quantitativi rilevanti di corrispondenza scritta in francese, olandese, tedesco, spagnolo, portoghese, catalano, rumeno, esperanto, svedese, danese, fiammingo, norvegese, russo, bulgaro, polacco, sloveno, croato, boemo, cecoslovacco, ecc. dalle consorelle Commissioni e specialmente da quelle di : Napoli, Roma, Catanzaro, Brindisi, Bari, Ancona, Benevento, Campobasso, Avellino, Caltanissetta, Firenze, Catania, Siracusa, Reggio Calabria, Messina, Palermo, Ragusa, ecc.
Il lavoro di traduzione in vero esorbitante, è affidato al censore straordinario Cav. Pucci Federico, gestore delle FF.SS. che è un provetto poliglotta e che quasi ogni giorno è obbligato a lavorare anche oltre l’orario prescritto sottoponendosi ad un non lieve sforzo per il buon andamento del servizio.
Propongo che al Pucci, che numericamente e qualitativamente dà un maggiore rendimento, sia assegnata una retribuzione mensile di L. 700 attesa la sua qualifica di unico traduttore specializzato.
Infine, un attestato del Prefetto G. Cenami, datato 15 settembre 1948, scritto nella sua qualità di "Presidente della Commissione Provinciale Censura di Guerra" all’epoca, precisa che il Pucci è un noto ed esperto poliglottain una trentina di lingue!
… il Rag. Pucci, durante l'ultimo conflitto mondiale, e precisamente dal luglio 1940 al luglio 1943, espletò (…) le mansioni di traduttore-Censore della corrispondenza estera presso la Commissione Provinciale censura di guerra di Salerno.
Al Pucci, che è un noto ed esperto poliglotta, veniva affidata la traduzione e censura non soltanto delle corrispondenze civili redatte in circa trenta lingue estere in arrivo a Salerno, ma quelle che affluivano da numerose altre Commissioni Provinciale fornite di traduttori, come da disposizione ministeriale. Il Pucci espletò tali mansioni molto lodevolmente e con rara perspicacia.
E' da osservare che la seconda lettera menziona il "Cav. Pucci Federico", inserendo un titolo onorifico che designa il cavalierato e che ritroviamo anche sulla sua tomba. Così io e sua nipote ci siamo un po' persi in congetture sull'origine di quell'onorificenza, e soprattutto sulle sue motivazioni. Dapprima abbiamo pensato a cavaliere del lavoro, ma l'istituto risale al 1951 e la menzione del Questore di Salerno è precedente! Quindi non poteva che riferirsi ad un ordine cavalleresco del Regno d'Italia e non della Repubblica, e più probabilmente all'ordine della Corona d'Italia.

Dopo molte ricerche, la nipote di Federico Pucci è riuscita a risalire alla nomina di suo nonno a Cavaliere, datata 27 ottobre 1936 (anno XIV dell'era fascista) e firmata da Vittorio Emanuele III, Re d'Italia ed Imperatore d'Etiopia!

Nello specifico:

"In considerazione di particolari benemerenze;
Sentita la Giunta degli Ordini dei Santi Maurizio e Lazzaro della Corona d'Italia;
Sulla proposta del Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato (Mussolini) e del Ministro per le Comunicazioni (Antonio Stefano Benni)
Abbiamo nominato e nominiamo
Cavalieri nell'Ordine della Corona d'Italia, con facoltà di fregiarsi delle insegne stabilite per tale grado, le sottoindicate trecentosettanta(uno) persone:



Pucci Rag. Federico - Capo gestione 2a cl. - Napoli 263



Il Cancelliere dell'Ordine è incaricato dell'esecuzione del presente Decreto, che sarà registrato alla Cancelleria dell'Ordine medesimo.
Dato a San Rossore, addì 27 ottobre 1936 - XIV


Ovviamente, credo che l'indizio chiave sia "Sulla proposta ... del Ministro per le Comunicazioni" per le benemerenze rese da Federico Pucci prima di svolgere il ruolo di traduttore-censore straordinario, ed in questo caso probabilmente come riconoscimento della ricompensa ottenuta a Parigi l'anno prima che premiava il suo "metodo per tradurre le lingue senza conoscerle"!

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In conclusione, alla vigilia di celebrare il 90° anniversario del suo concetto di traduzione automatica, mi rendo conto che la strada percorsa, già ricca e intensa, è di molto inferiore a quella che rimane da percorrere prima di vedere universalmente riconosciuto il ruolo di Federico Pucci come storico precursore della traduzione automatica, e che un'Università, oppure uno dei maggiori protagonisti della traduzione automatica nel mondo (Google?), non raccogliesse il suo lavoro e le sue intuizioni per finalmente realizzare un prototipo funzionale, conforme alla sua visione proteiforme di "macchine da tradurre"…

Spero tuttavia di essere riuscito a far nascere in voi il ​​desiderio di conoscerlo meglio e di approfondire le idee del signor Federico Pucci nel campo della "traduzione meccanica", l'antenato sconosciuto di ciò che chiamiamo comunemente oggi col nome di "machine translation".




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Federico Pucci en 2019: 90e anniversaire du concept de traduction automatique

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  • Le traducteur mécanique 
  • L'exposition nationale de Bolzano (1930) - Le précurseur des « machines à traduire » 
  • Les diplômes 
  • Les indices 
  • La réponse définitive est... 
  • L'annonce du 26 août 1949 
  • L'homme d'ingéniosité et de culture
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Billet faisant le point sur l’avancée des recherches effectuées en collaboration avec la petite-fille de M. Federico Pucci, qui reprend l’essentiel des 14 précédents billets publiés à ce jour (7 sur Adscriptor, et 7 sur Translation 2.0) et se propose de répondre définitivement à cette question : la « machine à traduire » de M. Pucci a-t-elle jamais existé ? La réponse est...


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Le traducteur mécanique

En décembre 1929 (il y aura quatre-vingt-dix ans en 2019), Federico Pucci présenta pour la première fois à Salerne son étude sur le « traducteur mécanique », dévoilé ensuite à la presse italienne en janvier 1930, et dont il exposa pendant six mois de cette même année (de mars à novembre 1930) le « traducteur mécanique » censé matérialiser son idée à l'Exposition Nationale de Bolzano, section littéraire, primé avec une médaille d'argent.

Federico Pucci nous l’indique lui-même dans sa première lettre au CNR Italien, le Conseil National des Recherches, datée du 10 juillet 1949. Il nous le dit également bien plus tôt, dans la préface de son livre publié à Salerne en 1931 (An IX de l’ère fasciste !), dans la partie I de ce qui est vraisemblablement le premier ouvrage jamais publié sur un dispositif de « traduction mécanique » : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », dont voici la couverture :


Titre original : « Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua : Parte I. »

Cette première partie signifiant donc qu'il y en aurait eu au moins une autre à suivre, ce que l'auteur précise en italien sur la couverture : « En préparation : traduction de la langue nationale vers la langue étrangère (langue française) - Temps nécessaire pour apprendre à traduire : une minute ». Avec 68 pages descriptives, c'est non seulement le premier ouvrage, mais aussi le plus complet de la série.

Dans sa préface au lecteur, rédigée à Salerne le 10 décembre 1930, l'auteur entend démontrer qu'il serait possible de faire correspondre entre eux des étrangers ne connaissant respectivement que leur propre langue (Il presente lavoretto tende a dimostrare che sarebbe possibile corrispondersi fra stranieri, conoscendo ciascuno solo la propria lingua).

Plus loin il donne un exemple de ce qui est sans aucun doute le premier texte au monde traduit "mécaniquement" (le terme de "traduction automatique" n'existait pas encore...). Il s'agit d'un passage de Zadig (Voltaire), intitulé "Le nez d'un mari" (Zadig) :
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
M. Pucci précise :
« Un italien ignorant le français ne peut appréhender que quelques mots isolés, mais le sens général lui échappe tout à fait. Pas plus qu'il ne peut le comprendre à l'aide d'un vocabulaire, puisqu'il n'y trouvera pas des mots tels que: faisant, peut, seriez, etc., que le vocabulaire ne rapporte pas.
Voyons donc ce qui se passe en écrivant le texte ci-dessus selon la méthode exposée ici. »
Je vous passe les détails, mais voici le résultat « qu'obtiendrait mécaniquement un italien ne connaissant pas le français, grâce au système de clés présenté ici » (p. 43 : quasi certamente, …, otterrebbe la seguente versione letterale, che è la stessa che otterebbe meccanicamente uno italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto) :
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Croyez-moi, pour un système mécanique conçu en 1930, c'est absolument remarquable !

À titre de comparaison, voici la traduction automatique neuronale de Google, près de 90 ans plus tard....
Una giornata Azora tornato da una passeggiata, mentre arrabbiato, e facendo esclamazioni. Che cosa hai, disse, la mia cara moglie? Chi può mettere così fuori di te stesso? Ahimè! Ha detto, si sarebbe sconvolto come me, se avete visto lo show ho appena assistito. Mi consolava la giovane vedova Cosrue, basta alzare una tomba per due giorni al suo giovane marito al torrente che costeggia il prato. Ha promesso agli dei nel suo dolore per rimanere a questa tomba, come acqua del torrente sarebbe fluire.
... Azora scoppiata in invettive così lunghe, scoppiò in rimproveri così violenti contro la giovane vedova, che lo splendore delle virtù non piacque Zadig.

Aveva un amico di nome Cador, che era uno di quei giovani la cui moglie era più onestà e merito di altri: lo ha messo nella sua fiducia e ha fatto in modo quanto più poteva della sua fedeltà da una notevole presente.
Or à part la phrase manquante dans le texte de M. Pucci, je serais bien embêté pour vous dire quelle est la meilleure version des deux !!!

Dans le compte rendu d'une conférence tenue le 21 janvier 1930 à Salerne par Monsieur Pucci, publié le 6 février 1930 sur l'édition salernitaine du quotidien "Il Mattino", le journaliste rapporte ceci : Il Pucci, dopo di aver dimostrato che tutti i tentativi fatti per 3 secoli da scienziati stranieri non raggiunsero alcun risultato pratico, espose in modo praticissimo il proprio metodo, facendo tradurre alcune frasi inglesi e tedesche a coloro che non avevano studiato dette lingue.

Traduction :
M. Pucci, après avoir montré que toutes les tentatives faites durant trois siècles par des scientifiques étrangers n'avaient obtenu aucun résultat concret, a procédé à une exposition pratique de sa propre méthode, en faisant traduire quelques phrases en anglais et en allemand par des personnes n'ayant jamais étudié ces langues.
Donc si cette présentation avait servi - selon le journaliste - à faire traduire en public quelques phrases italiennes en anglais et en allemand par des présents ne connaissant pas ces langues, cela signifie-t-il que la machine existait et fonctionnait bel et bien ?

Pour donner une réponse, le poids des mots peut nous venir en aide : « M. Pucci, …, a procédé à une exposition pratique de sa propre méthode, en faisant traduire… ». Le journaliste, reprenant le sous-titre du livre de M. Pucci, ne parle pas de « machine », mais uniquement de « méthode ». Ce n’est pas la même chose.

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L'exposition nationale de Bolzano (1930) - Le précurseur des « machines à traduire »

Revenons-en maintenant à la médaille d'argent obtenue à Bolzano, il s’agit d’un détail extrêmement précieux, puisque cela signifie qu’une première version du « traducteur mécanique » fut exposée dès 1930. Mais concrètement, s’agissait-il de la « machine », d’un « prototype » mis au point par son inventeur ou autre ?

A priori, point de machine. Grâce à la magie d’Internet, j’ai trouvé une édition du catalogue de la première exposition nationale d’arts et métiers de Bolzano, rassemblant une collecte des photographies officielles de l’exposition et remontant à la période juin - novembre 1930.


Or j'ai reçu le catalogue aujourd'hui (17 sept. 2018) et je confirme qu'il n'inclut aucun article – et encore moins aucune photo – du « traducteur mécanique ». Car il est clair que si la machine avait existé, elle aurait trouvé sa place dans le catalogue !

Cela étant, ces dates et ces données historiques suffisent pour établir que Monsieur Federico Pucci est le précurseur absolu de la traduction automatique dans le monde, telle que nous la connaissons aujourd’hui, en avance de près d’un siècle sur la réalité actuelle.

Et qui devance de quelques années les brevets déposés en 1933 indépendamment par l'ingénieur français d'origine arménienne Georges Artsrouni, et par l'ingénieur soviétique Petr Petrov Smirnov-Troyanskii pour des dictionnaires mécaniques, qui sont les deux pionniers universellement reconnus de la traduction automatique.


Pour autant, si nous avons la certitude documentée de l’existence des « machines à traduire » de MM. Artsrouni et Troyanskii, il n’en va pas de même pour le « traducteur mécanique » de Monsieur Pucci, dont, jusqu’à présent, toutes mes recherches pour tenter de trouver une trace concrète, physique, de sa machine n’ont pas abouti.

À vrai dire, j’en suis même arrivé à la conviction que la machine n’a jamais existé, en dépit de toute l’énergie et de tous les efforts déployés par son concepteur pour y parvenir, si ce n’est sous forme de la maquette reconstituée pour chaque édition de son livre.


Monsieur Pucci avait en effet une vision très précise de ce qu’aurait dû être sa « machine à traduire », il nous éclaire lui-même sur son idée multiforme :
Ces machines se déclinent en machines simples, mécaniques, électriques, phono-électriques, photo-électriques et télé-électriques, et donnent naissance à de nombreux autres types composés, dont l'Interprète Électro-mécanique Portable, qui a été primé au Grand Concours d'Inventions de Liège.
(…)
Pour une machine électrique, le mouvement qui est fait à la main dans le cas présent est effectué par l'électricité ; pour la machine phono-électrique, le vocabulaire mobile comporte trois colonnes, dont les deux premières sont imprimées sur une feuille d'étain, et la troisième est constituée par un disque d'acier tel que celui d'un phonographe, sur lequel le locuteur étranger enregistre la prononciation des termes de sa langue ; près de chaque mot italien se trouve un numéro ; en appuyant sur un bouton, une tête de lecture électrifiée dans un champ magnétique se déplace sur la prononciation enregistrée et lit le mot en langue étrangère, après qu'un mouvement électrique ait procédé aux corrections graphique et phonétique : dans ce cas, en remplaçant « o » par « oes » ; le système télé-électrique suppose deux traducteurs électriques, l'un fonctionnant comme dispositif de transmission, disons à Rome, et l'autre comme dispositif de réception, disons à Londres ; en reliant les deux unités avec un téléimprimeur, le dispositif qui se trouve à Londres effectue les mêmes mouvements que le dispositif de transmission à Rome, pour obtenir à distance la traduction écrite et orale ; dans les autres types de machine, la partie du correcteur syntaxique est encadrée dans le vocabulaire mobile ; j'ai retenu cette disposition pour simplifier le vocabulaire en vue des expériences à réaliser ; j'ai choisi l'anglais pour une première application, car les variations morphologiques de cette langue sont peu nombreuses ; pour les expérimentations phoniques nous préférerons l'espagnol, et les premières expériences photo-télé-électriques seront tentées entre Rome (peut-être auprès de l'Académie universelle des inventeurs et des auteurs) et les bureaux des organisations alliées de l'Association Pro-Pace pour la langue espagnole. Avant de traduire, on consulte le correcteur syntaxique qui donne la construction…
Pour autant, bien qu’il s’y soit employé toute son existence durant, puisqu’il a écrit sans interruption pendant trente ans pour nous décrire son invention (à ma connaissance, 10 ouvrages de 1931 à 1960), près d’un siècle plus tard, ses nombreuses tentatives de « traduire » sa vision et son concept en « dispositif physique » ne me semblent pas avoir été couronnées de succès.

Les deux seuls « diplômes » que nous possédons (Paris 1935 et Liège 1950, puisqu’il semble bien que ceux relatifs aux médailles d’argent de Bolzano et de Cuneo aient été volés) témoignent dans ce sens, de même que de nombreux indices nous racontent ses tentatives avortées de faire réaliser la machine.

Mais examinons dans le détail : 1) les diplômes ; 2) les indices.

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1) Les diplômes

a) Paris, mai 1935


À propos de ce diplôme, délivré en mai 1935 par le Comité de la Foire de Paris, j’avais cru tout d’abord qu’il était lié au concours Lépine, qui se tient habituellement dans le cadre de la foire de Paris. Or le 33e concours Lépine s’est déroulé du 30 août au 7 octobre 1935 au parc des expositions de la porte de Versailles, soit plus de trois mois après la remise du diplôme.

En réalité, la réponse se trouve dans la revue mensuelle du bureau international pour la protection de la propriété industrielle, intitulée « La Propriété Industrielle » (51e année, n° 4, 30 Avril 1935) :
« …la Foire de Paris, qui doit avoir lieu dans cette ville, porte de Versailles, parc des Expositions, du 18 mai au 3 juin 1935 et sera accompagnée d'un Concours d'inventions ouvert du 10 mai au 3 juin (arrêté du 22 mars) »…
Les certificats de garantie seront délivrés, dans le [cas de Paris], par le Directeur de la propriété industrielle…, dans les conditions prévues par les décrets des 17 juillet et 30 décembre 1908 (-).
À noter que le Concours de la Foire de Paris n’admettait que « les inventions vraiment inédites et n'ayant jamais été présentées à un autre concours ».

Ainsi, l’année précédente, « malgré le réel intérêt que présentaient la plupart des envois, après un examen des plus sincères, il ne fut attribué par le Jury que 170 récompenses alors que les 643 inventeurs participant au Concours avaient présenté 1055 inventions nouvelles. Cette sévérité du Jury implique que seules, les inventions véritablement dignes de ce nom, sont récompensées. Il faut y voir la raison du niveau très élevé du concours et de l'intérêt qu'il présente aussi bien pour les chercheurs que pour les industriels. » (Source)

Donc ce diplôme atteste d’une médaille d’argent décernée pour récompenser une « invention véritablement digne de ce nom » : « une méthode à traduire les langues sans les connaître » !

Même terme que celui employé par le journaliste en 1930, les mots ont plus que jamais leur importance…

Monsieur Pucci lui-même nous le confirme au moins à deux reprises, d'abord dans l'un de ses livres où il écrit « ... tel est le système que j'ai présenté à Paris en septembre 1949 », puis dans sa lettre au CNR : « cette étude fut primée par une médaille d'argent à l’exposition-concours internationales des inventions de la foire de Paris, en 1935 ».

Une « méthode », un « système », une « étude », et non pas une « machine ».

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b) Liège, 1950


Cette Foire internationale s’est déroulée à Liège du 29 avril au 14 mai 1950, sur le thème « À la pointe du progrès technique », et plus spécialement dans les domaines « Mines, Métallurgie, Mécanique, Électricité industrielle ».


C’est sûrement la raison pour laquelle, dans son livre, M. Pucci qualifie l’invention présentée à cette occasion d’« Interprète Électro-mécanique Portable », alors que le diplôme du concours d’inventions de la foire internationale mosane évoque une médaille d’argent décernée pour récompenser la « Traduction écrite et parlante des langues sans les connaître ».

Une formulation qui semble écarter toute idée de « machine », contrairement à l’appellation choisie par son inventeur pour la circonstance, probablement pour faire rentrer sa création dans le périmètre des thèmes abordés par la Foire.

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2) Les indices

Là encore, les principaux indices nous sont donnés par Monsieur Pucci dans ses deux lettres au CNR (équivalent italien du CNRS), écrites respectivement les 10 juillet 1949 et 17 octobre 1950, ainsi que dans la réponse du CNR, datée du 20 juillet 1949, à sa première lettre (qui mentionnait dans son objet : « …traducteur électromécanique italien participant à l'exposition-concours d’inventions qui se tiendra du 16 au 29 septembre 1949 à Paris »).



a)
« …il me fut également permis, en 1936, de participer à l'exposition de Leipzig, même si l’Exposition internationale des inventions qui se déroula dans cette ville, tout en appréciant mes études et en reconnaissant leur caractère innovant, ne l’accepta pas, l'originalité de mon invention étant qu’elle fut la seule à ne figurer que dans des livres, auquel cas le droit allemand ne prévoit pas la brevetabilité… Toutefois, compte tenu de l'intérêt du public allemand pour découvrir cette innovation, la Foire de Leipzig prit la peine de m’admettre dans un autre secteur et de m’accorder pour ce faire des facilités spéciales. »

Donc pas de machine.

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b)
Puis ce fut la guerre, et le soussigné tenta de transposer ses études sur un plan militaire, en parvenant à créer les traducteurs mécaniques de type C et D, c’est-à-dire en reportant le problème sur un plan mécanique et en essayant de créer une nouvelle langue de formation mécanique, le dispositif C fonctionnant comme émetteur, et le dispositif D comme récepteur, ces deux dispositifs devant participer à l'Exposition de la Technique en 1940 ; pour autant, la Ministère de la Guerre s’opposa à cette participation, et je fus appelé à Rome pour apporter des éclaircissements sur mon invention, qui fut reconnue correcte et pour laquelle on m’autorisa à construire l'appareil aux frais de l'état pour les premières expériences, vu que je n'avais pas les capacités financières pour le faire. Naturellement, je fus obligé de garder le silence. Toutefois, en sachant que je n’avais pas les compétences mécaniques pour construire l'appareil et qu’il m’aurait fallu faire appel à des tiers, qui n’auraient pas forcément gardé le secret, j’ai préféré refuser la mission pour ne pas courir de risque, en abandonnant l'invention aux mains du Ministère de la Guerre afin qu'il en fit ce qu’il aurait jugé bon.

Je cite M. Pucci : « on m’autorisa à construire l'appareil aux frais de l'état pour les premières expériences »… « Toutefois, en sachant que je n’avais pas les compétences mécaniques pour construire l'appareil…, j’ai préféré refuser la mission pour ne pas courir de risque, en abandonnant l'invention aux mains du Ministère de la Guerre afin qu'il en fit ce qu’il aurait jugé bon. »

Aucune machine n’a donc été fabriquée, pas plus par M. Pucci que sur décision du Ministère de la Guerre.

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c)
Dans sa deuxième lettre au CNR, M. Pucci rappelle ce qui suit, dès les deux premiers paragraphes :

- Premier paragraphe :

Le soussigné … se permet de vous faire observer que … suite à la présentation de ses dessins à l'Exposition des inventions de Paris (septembre 1949)…

Présentation de ses « dessins », et non pas de sa « machine ».

Il le rappelait d’ailleurs dans la première lettre :
La traduction dynamo-mécanique dans ses trois stades a été acceptée pour participer à l'exposition-concours internationale des inventions de la Foire de Paris, qui s’ouvre le 16 septembre. (…) 
Observons que l'Exposition des inventions de Paris accepte également les inventions sous forme de dessins, en se limitant à vérifier l’exactitude des théories qui y sont exposées. 
Un certificat de garantie émis par l'Office de la propriété industrielle de Paris est donc en cours de délivrance en faveur de l'auteur soussigné.
Cette mention faite au « certificat de garantie » est importante, car elle évoque ce que nous avons vu plus haut dans la revue mensuelle du bureau international pour la protection de la propriété industrielle, intitulée « La Propriété Industrielle » (51e année, n° 4, 30 Avril 1935) :
Les certificats de garantie seront délivrés, dans le [cas de Paris], par le Directeur de la propriété industrielle…, dans les conditions prévues par les décrets des 17 juillet et 30 décembre 1908 (-).
Mais de quoi s’agit-il ? Le décret du 17 juillet 1908 fut rendu en exécution de la « Loi du 13 avril 1908 relative à la protection temporaire de la propriété industrielle dans les expositions internationales étrangères officielles ou officiellement reconnues, et dans les expositions organisées en France ou dans les territoires d'outre-mer avec l'autorisation de l'administration ou avec son patronage », dont l’article 1 énonce :
Une protection temporaire est accordée aux inventions brevetables, aux dessins et modèles industriels, ainsi qu'aux marques de fabrique ou de commerce pour les produits qui seront régulièrement admis aux expositions…
Et l’article 2 (dans sa version consolidée au 05 septembre 2018) :
Les exposants qui voudront jouir de la protection temporaire devront se faire délivrer, par l'autorité chargée de représenter officiellement la France à l'exposition, un certificat de garantie qui constatera que l'objet pour lequel la protection est demandée est réellement exposé. 
La demande dudit certificat devra être faite au cours de l'exposition et au plus tard dans les trois premiers mois de l'ouverture officielle de l'exposition ; elle sera accompagnée d'une description exacte de l'objet à garantir et, s'il y a lieu, de dessins dudit objet.
Donc selon M. Pucci, un certificat de garantie émis par l'Office de la propriété industrielle de Paris lui aurait été délivré, non pas pour la « machine à traduire » qu’il n’avait pas fabriquée, mais pour ses « dessins ».

- Deuxième paragraphe :

L'Institut des inventions semble donc être d’avis que la priorité scientifique de l'invention reste attribuée à l’auteur soussigné (en se basant sur le dossier n° 11095 dans lequel ledit Institut approuvait l'invention de l'auteur, mais considérait toutefois qu'elle ne pouvait être brevetée car ne se composant que d'un livre et non pas d’une machine, 12 décembre, 1942),…

Cette fois, c’est dit et écrit, noir sur blanc : l’invention ne pouvait être brevetée car ne se composant que d'un livre et non pas d’une machine !

- - -

d)
Dans sa réponse à la première lettre de M. Pucci, le CNR lui signale que « …votre projet de conception d’un "traducteur électromécanique italien" peut être soumis à l’examen de l'Institut national pour l'examen des inventions, …, en présentant [un projet bien défini au plan technique et convenablement illustré], à même de permettre la formulation d'un avis sur le fond qui, s’il est favorable, pourra déboucher sur une aide adaptée au développement de l’invention. »

Il s’agit par conséquent du projet de conception d’une invention qui n’a jamais été développée.

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La réponse définitive est...

En résumé, au vu des nombreux éléments et indices concordants, je me sens résolument en mesure d’affirmer qu'à la question : la « machine à traduire » de M. Pucci a-t-elle jamais existé ?, la réponse définitive est ... NON !

Malheureusement. Resté seul trop longtemps avec ses idées, et malgré la clairvoyance de sa vision, dès le début il n'est pas parvenu à réunir les ressources financières et techniques nécessaires pour réaliser un prototype fonctionnel de son projet, et pouvoir ainsi breveter une invention qui n’a jamais dépassé le stade conceptuel des dessins, maquettes et descriptifs.

M. Pucci n’a pourtant pas ménagé ses efforts, pendant des décennies, en participant à différentes expositions et en rédigeant plusieurs ouvrages pour tenter par tous les moyens à sa disposition de faire connaître « ses machines à traduire » et leur antériorité :

pendant 20 ans, de 1930 à 1950, participation à sept expositions (inter)nationales – concours d’inventions (j’utilise la terminologie employée par M. Pucci dans ses lettres), hors l’Exposition de la technique de 1940 (à Rome, j’imagine, sa participation n’ayant pas été autorisée par le Ministère de la Guerre), primée par quatre médailles d’argent :
  1. Exposition nationale de Bolzano (1930), médaille d'argent
  2. Exposition de Cuneo (1930), médaille d'argent
  3. Exposition internationale des inventions, Foire du Levant, Bari (1934)
  4. Exposition-concours internationale des inventions de la foire de Paris (1935), médaille d'argent
  5. Exposition internationale des inventions de Leipzig (1936)
  6. Exposition-concours d’inventions, Foire de Paris (1949)
  7. Foire internationale de Liège, Concours d’inventions (1950), médaille d’argent
pendant 30 ans, de 1931 à 1960, rédaction de dix livres consacrés à « ses machines à traduire » :
  1. 1931 : Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra Europei conoscendo ciascuno solo la propria lingua : Parte I (Traduzioni dalla lingua estera). / Traduction : « Le traducteur mécanique et la méthode pour correspondre entre européens, chacun en connaissant uniquement sa propre langue », 1e partie (Traductions à partir de la langue étrangère). Publié durant la neuvième année de l'ère fasciste !
  2. 1949 : Serie delle grammatiche dinamiche, pratiche, ragionate, storico-comparate : Parte I. Per coloro che in pochi giorni desiderano acquistare una conoscenza elementare della lingua straniera. [fasc. ] I. Inglese
  3. 1949 : Le traducteur dynamo-mécanique : L'invention pour traduire les langues de l'occident sans les connaitre presque sans dictionnaire. Op. I: anglais-francais. Le sous-titre dit ceci : « Perfectionnement de l'invention primée (traduction mécanique) avec diplôme de médaille d'argent à l'Exposition Concours International des Inventions, Foire de Paris 1935 ».
  4. 1949 : Il traduttore dinamo-meccanico : Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. francese - italiano
  5. 1949 : Il traduttore dinamo-meccanico : Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 2. Inglese - italiano
  6. 1950 : Grammatica dinamica della Lingua tedesca : (linee fondamentali)
  7. 1950 : Il traduttore dinamo-meccanico : Tipo libro macchina. Serie a. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario. [fasc. ] 1. Italiano-Inglese
  8. 1952 : Il traduttore dinamo-meccanico : Serie B. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. Italiano - Francese
  9. 1958 : Vocabolario mobile italiano - francese : (parte Traduttore Meccanico). / Traduction : « Vocabulaire mobile italien – français : (partie Traducteur mécanique) ».
  10. 1960 : Il traduttore dinamo-meccanico : Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... Tedesco – Italiano
*

L'annonce du 26 août 1949

Pour obtenir comme seul résultat tangible - après autant d’énergies dépensées, de ressources et de constance dans la durée -, une simple annonce publiée le vendredi 26 août 1949 (il y aura soixante-dix ans en 2019) à la fois en Grande-Bretagne et aux États-Unis.

En Grande-Bretagne, le News Chronicle publie dans l’une de ses colonnes l’info suivante :
Vous tapez en anglais, ça imprime en grec
Désormais, les touristes britanniques devraient pouvoir faire le tour du monde sans devoir apprendre les langues si l’inventeur Frederico (sic!) Pucci, de Salerne, achève son « traducteur électrique ».
Il déclare que tout sera prêt dans une quinzaine de jours. 
Sur la machine de Pucci, vous tapez juste quelques mots en anglais, par exemple, pour que la machine les imprime en italien, en grec ou dans toute autre langue.

Donc la machine n'était pas encore prête, M. Pucci s'étant par ailleurs refusé à fournir davantage de détails...

Aux États-Unis, l’United Press lance une dépêche le 25 août 1949, qui sera reprise le lendemain par le New York Times :


ainsi que par plusieurs journaux américains dans les jours suivants (du 26 au 29). Grâce à Google, j’ai pu en trouver une dizaine sur Internet, mais il y en a sûrement eu d’autres (cliquer sur l'image pour voir la liste) :


Seuls les titres changent, tous reprennent fidèlement le même texte, sur ce modèle :



Rien de plus. Ensuite, oubli total pendant près d’un demi siècle ! Jusqu’à ce que M. John Hutchins, spécialiste et historien de la traduction automatique, ne rapporte les quelques lignes du New York Times citées plus haut...

Et M. Hutchins d'ajouter : « and nothing more is known about Pucci... ». Avant de préciser :
It is not known how many others at this time had similar ideas about translating machines. The new electronic computers had caught the imagination of many people. Reports on the 'electronic brains' – the term regularly used by journalists – appeared almost daily in national newspapers throughout the world. Translation was then, and often still is, regarded by those unfamiliar with its difficulties as essentially a question of finding equivalent words in another language. To use a computer in such a task seemed trivial.
Traduction :
Nous ignorons combien d’autres personnes ont actuellement des idées similaires sur les machines à traduire. Les nouveaux ordinateurs électroniques ont frappé l'imagination de beaucoup de gens. Partout dans le monde, des dépêches sur les « cerveaux électroniques », terme couramment employé par les journalistes, sortent presque quotidiennement dans les journaux. Pour celles et ceux qui ne connaissent pas les difficultés de la traduction, celle-ci était essentiellement considérée - et elle l'est encore - comme la recherche de mots équivalents d'une langue à l'autre. Par conséquent, utiliser un ordinateur pour une telle tâche semblait une évidence banale.
Une chose est sûre : ce constat ne concerne pas Monsieur Pucci, puisqu'en 1949 cela faisait déjà 20 ans qu'il tentait de théoriser son idée de « traducteur automatique »... "In tempi non sospetti", dirions-nous en italien, longtemps avant l'arrivée des premiers ordinateurs. Et il était bien le seul, à l'époque !

Puis, de nouveau, retombée dans l'oubli total pendant deux autres décennies ! Jusqu’à ce que le soussigné, en préparant une infographie sur l’histoire de la traduction automatique, ne lise l’entrefilet signalé par John Hutchins ; une découverte qui m’a tellement chamboulé que j’en ai oublié l’infographie pour concentrer mes recherches sur l’histoire extraordinaire de Federico Pucci…

Dont l’idée de ce qu’aurait dû être la traduction automatique était fort différente de celle de tous les autres chercheurs renommés dans ce domaine. Car il avait compris très tôt que la force brute des machines n’aurait jamais suffi seule à venir à bout de ces masses extrêmement fluides que sont les langues. Français, russes et américains l'ont découvert à leurs frais, après avoir dépensé des millions et des millions depuis la fin de la seconde guerre mondiale sans jamais obtenir de résultats véritablement probants. Jusqu'à l'arrivée de Google...

De plus Monsieur Pucci était un franc-maçon, pétri d’universalisme. Et contrairement aux « cerveaux électriques » très en vogue à l’époque, il rêvait d’une machine simple (Temps nécessaire pour apprendre à traduire : une minute…), pratique, peu encombrante et abordable : en 1950 le livre seul était vendu 150 lires, et 600 lires avec la machine !


Une utopie, bien évidemment, puisque la machine portable et bon marché (450 lires...) qu'il rêvait n’avait jamais été construite. Cela témoigne cependant d’une vision radicalement différente de tous les autres travaux connus à ce moment-là (et même par la suite).

J’imagine également que la lettre recommandée expédiée au Président Truman (probablement fin avril / début mai 1949), outre l'espoir déclaré de recevoir un appui pour la construction des électro-traducteurs, avait aussi pour but de faire valoir l’antériorité de son concept. Tentative renouvelée à partir de 1953 en adressant un deuxième courrier recommandé à Clare Boothe Luce, alors ambassadrice des États-Unis à Rome, resté sans réponse.

Du reste son approche est claire, notamment dans sa première lettre au CNR, où il ne revendique pas seulement l’antériorité de son invention sur le cerveau électrique annoncé par les américains [en citant les travaux de M. Harry Huskey à cette époque, qui envisageait d’utiliser son ordinateur SWAC (Standards' Western Automatic Computer) pour la traduction automatique, une information également relayée par M. Hutchins], mais où il souligne que, de par son prix considérable, l'appareil américain n’a aucun usage commercial :
2) la construction des traducteurs électromécaniques italiens ne coûterait que quelques dizaines de milliers de lires et non pas des milliards de dollars ; 
3) le prix des appareils électromécaniques italiens serait limité, ils pourraient aussi être fabriqués en série à destination de l'étranger et seraient probablement en mesure de rapporter des sommes largement supérieures aux dépenses investies. Le soussigné est fermement convaincu qu’en impliquant la collaboration de fortes compétences électromécaniques italiennes la possibilité deviendra réelle, dans un avenir proche, d’écrire un texte à la machine en Italie et d’en obtenir la traduction écrite et parlée à l'étranger.
Une posture qui annonce déjà la démocratisation planétaire de la traduction automatique telle que nous la connaissons aujourd’hui, et telle que nous la connaîtrons demain plus encore.

Franchement, je ne comprends pas, et j’accepte encore moins, le silence général qui enveloppe l'existence de M. Pucci depuis que j’ai commencé à en parler et à publier au fur et à mesure sur Internet mes découvertes à son sujet. À l'exception d'un étudiant en master de traduction, jusqu’à présent aucun chercheur, aucun universitaire, aucun des acteurs majeurs de la traduction automatique ne m’a jamais contacté ni n’a jamais repris et approfondi ce nouveau matériel, qui marque pourtant une rupture évidente avec toute l’histoire de la TA.

Et lorsque j’ai tenté d’en parler avec quelques spécialistes, au mieux j’ai eu droit à de petits sourires condescendants, au pire ils m’ont totalement ignoré ! Dans la plus parfaite continuité avec l’indifférence hautaine qui entoure depuis toujours les travaux et l’aventure humaine de M. Pucci.

Toutes proportions gardées, son histoire n’est pas sans rappeler celle de M. Charles Goodyear, qui a passé sa vie pour faire reconnaître son invention avant de mourir dans le dénuement le plus complet.

*

L'homme d'ingéniosité et de culture

Sur la stèle de son tombeau, sa fille a fait graver ces mots :
Cav. Federico Pucci, 23/03/1896 - 6/03/1973
Homme d'ingéniosité et de culture

En outre M. Pucci était un polyglotte reconnu, puisque nous disposons d’au moins trois attestations de la Préfecture de Salerne qui font état de son expertise linguistique.

Le 19 août 1940, un courrier ayant pour objet la Commission provinciale de la censure – Interprètes, adressé au Ministère de l’Intérieur par le Préfet de Salerne, dit de M. Pucci :
Nous avons en outre un fonctionnaire des FF.SS. (les chemins de fer italiens) qui, en plus de connaître [l’allemand, le français, l’anglais et l’espagnol], est également expert en tchécoslovaque, portugais, hollandais, suédois et langues slaves. 
Dans une autre lettre datée du 30 octobre 1942, ayant pour objet le « Service de la Censure de guerre », toujours adressée au Ministère de l’Intérieur par le Préfet de Salerne, la situation est décrite comme suit :
Cela fait maintenant quelques temps que confluent vers la présente Commission provinciale, aux fins de révision, d’importantes quantités de correspondance écrite en français, néerlandais, allemand, espagnol, portugais, catalan, roumain, esperanto, suédois, danois, flamand, norvégien, russe, bulgare, polonais, slovène, croate, bohème, tchécoslovaque, etc., provenant des Commissions homologues, notamment de Naples, Rome, Catanzaro, Brindisi, Bari, Ancône, Benevento, Campobasso, Avellino, Caltanissetta, Florence, Catane, Syracuse, Reggio Calabria, Messine, Palerme, Ragusa, etc.  
Le travail de traduction, véritablement exorbitant, est confié au censeur extraordinaire, Cav. Pucci Federico, cadre des FF.SS. et expert polyglotte, qui est pratiquement obligé de travailler tous les jours en dehors des horaires normaux et de fournir un effort considérable pour assurer le bon fonctionnement du service.  
Je propose donc d’accorder à M. Pucci, dont le rendement est supérieur en termes numériques autant que qualitatifs, un salaire mensuel de 700 LIT., compte tenu de sa qualification de seul traducteur spécialisé
Enfin, une attestation du préfet G. Cenami, datée du 15 septembre 1948, précise en sa qualité de « Président de la Commission Provinciale censure de guerre » à l’époque, que M. Pucci est un polyglotte, expert notoire … dans une trentaine de langues !
M. Pucci, durant la Seconde Guerre mondiale, à savoir entre juillet 1940 et juillet 1943, a exercé (…) la fonction de traducteur-censeur de la correspondance étrangère qui parvenait à la Commission provinciale censure de guerre de Salerne.
M. Pucci, qui est connu comme étant un polyglotte expérimenté, s’est vu confier la traduction et la censure non seulement de la correspondance civile rédigée dans une trentaine de langues étrangères qui arrivait à Salerne, mais qui provenait également de plusieurs autres Commissions provinciales pouvant déjà compter sur la collaboration de traducteurs, conformément aux dispositions ministérielles. M. Pucci a accompli les tâches qui lui étaient confiées avec diligence et une rare perspicacité. 
À noter que la deuxième lettre mentionne le "Cav. Pucci Federico", un titre honorifique qui désigne un "Chevalier" (Cav. = Cavaliere) et que nous retrouvons également sur la stèle de son tombeau. C'est ainsi que sa petite-fille et moi nous sommes perdus en conjectures sur l'origine de cette décoration, et en particulier sur les motivations l'ayant justifiée. Nous avons d'abord pensé à un chevalier du travail, un titre toujours décerné en Italie mais qui ne fut créé qu'en 1951, or la mention du Préfet de Salerne est précédente ! Il ne pouvait donc s'agir que d'un ordre chevaleresque du Royaume d'Italie et non pas de la République italienne, et plus probablement de l'ordre de la Couronne d'Italie.

Après moult recherches, la petite-fille de Federico Pucci a pu remonter à la nomination de son grand-père, décoré Chevalier le 27 octobre 1936 (an XIV de l'ère fasciste), signée par Victor Emmanuel III, Roi d'Italie et Empereur d'Éthiopie !

Notamment :

« En considération de mérites particuliers ;
Entendu le Conseil des Ordres des Saints Maurizio et Lazzaro de la Couronne d'Italie ;
Sur proposition du Chef du gouvernement, Premier ministre et secrétaire d'État (Mussolini) et du Ministre pour les Communications (Antonio Stefano Benni)
Nous avons nommé et nous nommons
Chevaliers de l'Ordre de la Couronne d'Italie, avec la faculté de se parer des insignes établis pour ce grade, les trois cent soixante-et-(onze) personnes ci-après :



Pucci Rag. Federico - Chef de gestion 2e cl. - Naples 263



Le Chancelier de l'Ordre est chargé de donner exécution au présent Décret, qui sera enregistré à la Chancellerie de l'Ordre.
Fait à San Rossore, le 27 octobre 1936 - XIV


De toute évidence, je pense que l'indice clé est "Sur proposition ... du Ministre pour les Communications", en vertu des mérites de M. Federico Pucci antécédents à sa fonction de traducteur-censeur durant la guerre, et donc probablement comme reconnaissance du prix et de la médaille d'argent obtenus à la Foire de Paris l'année précédente pour récompenser sa "méthode à traduire les langues sans les connaître" !

*

Donc, à la veille de fêter le 90e anniversaire de son concept de traduction automatique, je me rends bien compte que le chemin parcouru, déjà riche et intense, est inférieur à celui qui reste à parcourir, avant que le rôle de précurseur de Federico Pucci dans l’histoire de la traduction automatique ne soit universellement reconnu, et qu’une Université, ou encore l’un des principaux acteurs de la TA dans le monde (Google ?), ne s’empare de ses travaux et intuitions pour réaliser finalement un prototype conforme à sa vision multiforme de « machine à traduire »…

Pour autant, j’espère avoir réussi à vous donner l’envie de mieux le connaître et d’approfondir les idées de M. Federico Pucci en matière de « traduction mécanique », ancêtre méconnue de ce que nous connaissons aujourd'hui sous l'appellation commune de « machine translation ».




* * *

2019: Ninetieth anniversary of Federico Pucci's machine translation concept

*

  • The mechanical translator 
  • The first two examples of “machine translation” in history 
  •  The Bolzano national exhibition (1930) – The precursor to “translating machines” 
  • The awards 
  • The clues 
  • And so, the final answer is... 
  • The announcement of 26 August 1949 
  • A man of ingenuity and culture
*

Mr Federico Pucci is the very first precursor of machine translation as we know it today! Here is his story.


Two years after the publication of my first “scoop” regarding Federico Pucci and his mechanical translator, this post is a synthesis of the research conducted in collaboration with Oriana de MajoFederico Pucci’s granddaughter. It gives a summary of 19 previous articles (9 published on Adscriptor, 10 on Translation 2.0, mainly in French and in Italian), and it attempts to deliver a definitive answer to the question: did Mr Pucci’s “translating machine” ever exist?

*

The mechanical translator

In December 1929 (ninety years ago) Federico Pucci presented, in Salerno, for the first time, his study on the “mechanical translator”, subsequently disclosed to the Italian press in January 1930. In this same year he displayed the “mechanical translator”, that put his ideas into practice, in the literature section of the Bolzano National Exhibition for six months. For his study, he was awarded a silver medal.

This information is given by Federico Pucci himself in his first letter to the CNR (National Research Council), of 10 July 1949. But he also mentions this fact much earlier, in the preface to his book published in Salerno in 1931 (or Year IX of the fascist era!), in the first section of what might be considered the first book ever published on a “machine translating” device, called: “Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo ciascuno solo la propria Lingua: Parte I.” (The mechanical translator and the method to communicate among Europeans, each native speaker knowing only his own language: Part I). The book had this cover:


Naturally the term “part one” meant that at least another volume was envisaged. The author adds on the cover: “Preparatory work for translating from one’s own language to a foreign language. Time required for learning how to translate: one minute (French language)”. With 68 pages of descriptions, it is not only his first work, but also the most comprehensive.

In his preface, drafted in Salerno on 10 December 1930, the author states: “This work sets out to demonstrate that it would be possible to communicate among foreigners, each native speaker knowing only his own language”.

Then, he gives an example of an Italian text translated into French, and of a French text translated into Italian according to his method. These are probably the first examples ever of a “machine translation” (long before the term “machine translation” was coined).

Pucci illustrated his method for “automatically” translating the text from Italian into French (Federico Pucci dixit) and the other way round. The first consideration is that it would not be easy to try to translate these texts even by current translation standards. So, one can only imagine the difficulties involved in translating it “automatically” 90 years ago...


I am still examining this material in order to fully understand how he could achieve such a remarkable result.

As I have already stressed, Pucci’s vision and approach to translation differed radically from any other previous (and future, we may add) endeavour. Indeed, already in 1929, he dreamed of creating an easy (Time needed for learning how to translate: one minute…), handy and economical machine. In 1950 he was actually selling his book at just 150 liras, and for 600 liras (almost 10 USD) he would add the device!


It was obviously a utopia: the portable, inexpensive machine he was dreaming of (less than one USD...) remained at a blueprint stage, even though his idea was nearly a hundred years in advance!

His invention pivoted around the following main ideas:
  • firstly, to divide the text into the smallest units of meaning (morphemes),
  • then to transpose these units into the foreign language,
  • finally, the receiver puts the words (generated by the machine) back into the order of the target language, of which he is a native speaker.
He was actually anticipating two concepts that are widely recognised today: that of language simplification, and that of good enough translations.

A method that is both logical and practical, making use of ideograms (basic & derived) invented for the purpose by Federico Pucci himself in the 1920s. His only aim was to enable people (including less educated members of society / anche le persone di limitata cultura) to see in their own language the words spoken by a foreigner that they would not have understood otherwise.

A method that had been in the making for quite a long time, certainly not last-minute improvisation. Its inventor was 33 years old when he first presented it to the general public. This means he would already have been cogitating for a long time (he was 27 when he published his first known work in 1923, entitled Manuale di letteratura Inglese : Parte I (I principali scrittori) (English literature manual: Part I (the main writers) (Salerno, Tip. Fratelli Jovane), not to mention all that he wrote for the next 30 years (I have come across 10 of his books) to describe and get people interested in his evolving invention.

He devoted his entire life to this invention but did not received due recognition, disappearing into oblivion for decades!

Let me now translate the two charts of international keys (basic & derived) and the rules for the practical application of the charts proposed by Pucci. This is the core of the invention, what the translating machine was intended to transpose “mechanically” to permit the “automatic” translation from one language to another.

The first step in Federico Pucci’s method was to draw up a system of international “keys” valid for the Romance languages. Below are the two charts proposed by him:
Moving on from theory to practice and from synthesis to analysis, here is a chart of the fundamental keys valid for the Romance languages. With one or two additions, we will see that the same keys hold good for Germanic and Slavic languages too.  
CHART OF INTERNATIONAL KEYS
– A –

Ideograms


a.
the
definite article
+

concept of plural
m

masculine
f

feminine
D.

demonstrative

this, these
- near
d.

demonstrative

that, those
- far
I
I
pronoun first pers. sing.
II
You
pronoun second pers. sing.
III
He
pronoun third pers. sing. masc.
IIIf
She
pronoun third pers. sing. fem.
I+
We
pronoun first pers. plural
II+
You
pronoun second pers. plural
III+
They
pronoun third pers. plural
IIIf+
They
pronoun third pers. plural fem.
M.
My
first of the possessives
in most
Indo-European languages
T.
Your
S.
His/Her
N.
Our
V.
Your
L.
Their
R.

r.
who, which
concept of relative
{
indicating a person

indicating a thing
&
conjunction and



– B –

basic
derived
CONCEPT
EXPLANATION


Infinitive
the three lines indicate the three tenses: the first, the first tense (present); the second, the second tense (past); the third the third tense (future).


Present indicative
The small vertical line indicates the determination of the tense, so in this case: determination of the first tense.


Imperfect
First determination of the second tense.


Remote past
Second determination of the second tense.


Future
Determination of the third tense.
&


Concept of conjunction (subjunctive)


Present subjunctive



Past subjunctive

X

Participle or gerund
The cross indicates the participation of 2 concepts


Present participle



Past Participle

!

Imperative

K

Conditional
“K” was chosen as a symbol because the term conditional begins with the K sound in all Romance and Germanic languages





Original:


Mr Pucci later developed and added a second chart of basic keys by inflecting personal pronouns, articles, possessives, demonstratives, etc., with the aim of “enabling less educated people (this was back in the 1930s) to easily come up with the equivalents in Italian.”


These charts were followed by rules for their application, and with the explanation for their operation:
  1. The words indicated in the second column of box A must be replaced by the corresponding ideogram, with the exception of m and f, which must be joined to the adjective with a dash, indicating gender, e.g. buon libro, write: “buon -m libro” [concept: good (masculine in Italian) book].
  2. The ideograms in box B express the variation to the concept of infinitive produced by the inflection of the verb. For example, for the Italian word porterebbe, knowing that this is the conditional of the verb portare, one would write portare
  3. One should attempt to express propositions as direct constructions and include abbreviated or implied words), e.g. to convey the expression I’ll leave tomorrow, you write: I shall leave tomorrow, i.e. I leave  (ideogram of future) tomorrow.
  4. Diminutives, nicknames, etc. should be replaced, having the modified entry preceded by an adjective that provided the intended meaning of the altered word: e.g. giardinetto = piccolo giardino (small garden).
  5. Expressions that are rare in the language being translated should be replaced by simpler terms expressing an equivalent meaning.
If the foreigner replaces the words received with terms found in the dictionary, he shall automatically obtain the version in his own language, bearing in mind that for names that vary in terms of gender, the dictionary will indicate the variation, and this change will have a knock-on effect on connected words.

Thus, if as an Italian, I wish to communicate with a French “una buona scelta”, I will write “1 buono-f scelta”. In the dictionary the French will find: scelta, f, and understand that the Italian has given to the adjective “buono” the character “f”, because “scelta” is a feminine word. However, as the corresponding French term, “choix”, has a masculine gender, he understands that the “f” for “buono” takes the value “m” in French, thus, it becomes “1 bon -m choix”, that is “un bon choix”.



Since the above-mentioned system clearly expresses the interdependence of words, the order in which words may be placed, on account of the way sentences are constructed in different languages, has no bearing on the interpretation of the thought. Anyone who has studied Latin will know this very well.

Let us take an example from English:
The future tense in English, translated, say, to Italian: I shall give him a good pen.
Knowing that I shall give is the future of the verb give, we have:
I give III3 14 good -n pen.
In Italian this gives us: I dare III3 14 buono -f penna.
[In French: I donner III3 14 bon -m stylo.]
And we can reconstruct, from the chart rules, the following: Io darò a lui una buona penna.
And in more correct Italian:
Io gli darò una buona penna...
If we apply these rules to the Dante passage (from La Vita Nuova),



phrases are reduced to morphemes, the smallest units of meaning (noun, infinitive of the verb, adjective, adverb, etc.) to be translated using the portable dictionary incorporated in the machine, thus producing a message made up of ideograms (international keys having the same meaning in different languages) and words translated into the language of the native speaker, who simply has to put the words in the right order.


We are talking about the 1930s... I have translated the same passage from French into Italian using Google’s neuronal machine translator, 90 years later. Apart from the missing phrase in Federico Pucci’s text, I would be hard pressed to say which version is the best one!

And Pucci concludes (I am paraphrasing here): “This translation is quite correct, [and undoubtedly better] than what a secondary school pupil could manage after having studied French for a few years. Now, we are not looking for a perfect translation, only a way to understand, and there is no doubt that a Frenchman would be able to understand the sense of the produced text.” 


This is the concept of the “good enough” translation, already supported in 1931, when the author was just 35 years old...

Reporting on a conference held by Mr Pucci in Salerno on 21 January 1930, published on 6 February 1930 in the Salerno edition of the newspaper “Il Mattino”, the journalist wrote: “Mr Pucci first demonstrated that all the attempts by foreign scientists made over the last three centuries had achieved no practical results, and then in an extremely practical way he presented his own method, getting persons who had not studied English and German to translate some phrases in those languages.”

As the journalist reports, during the presentation of the book, Pucci had members of the audience translate some phrases from Italian into English and German and they did not know either of the two foreign languages. Should we infer that they availed themselves of a machine invented by Pucci?

A reply may be given by through careful analysis of the words chosen by the journalist: “Mr Pucci first demonstrated… in an extremely practical way his own method, getting persons…”. As in the subtitle to Pucci’s book, the journalist does not write about a “machine”, rather merely about a “method”. Which is obviously not the same thing.

*

The Bolzano national exhibition (1930) – The precursor to “translating machines”

Now, let us go back to the silver medal obtained in Bolzano. It is an extremely relevant detail, as it means that a prototype of the “mechanical translator” had already been on display in 1930. But was it really a “machine”, a “prototype” developed by its inventor, or something else?

Well, there was no machine. Thanks to the magic of the Internet, I have found an edition of the catalogue of the first National Exhibition of Arts and Crafts of Bolzano, with a collection of official photographs of the fair, referring to the period June – November 1930.


The December 1929/January 1930 presentation had been organised by Dopolavoro Ferroviario (Railway Workers’ Recreational Association) of Salerno. This might explain Pucci’s participation in what was his first exhibition, the aim of which were:
1) to confer awards on those participants whose products are the creative expression of after-work activity devoted to the creation of fine works, in the sphere of the arts and crafts...

Some works were models, such as this radiotelegraph transmitting station. Thus, even without mentioning a “machine”, if there had been a model of the “mechanical translator”, it would have obviously taken its place in the catalogue. Unfortunately, there is no article referring to it, and no photo of either a model or a machine!


Anyway, in the light of the above-mentioned time references and historical records, it is safe to say that Federico Pucci's machine translation concept was almost a hundred years ahead of his time.

He was also a few years ahead of the patents filed in 1933 by French engineer Georges Artsruni, of Armenian origin, and Soviet engineer Petr Petrov-Smirnov Troyanskij, the universally recognised pioneers of machine translation for their mechanical brain and automated dictionary respectively.


Hence, we have the documentary evidence of Artsrouni and Troyanskij’s translating machines, but no certainty about Pucci’s “mechanical translator”. So far, all my researches to find a concrete, physical trace of his machine have failed.

I have reached the conclusion that the machine never existed, despite the considerable amount of energy and efforts devoted by its inventor to build one, although Pucci made a new model for each edition of his “machine-book”.


Federico Pucci had a very clear vision of what his “translating machines” should be like. He himself talks about his protean idea:
Notes on machines and how they work

Translating machines can be of different types: simple, mechanical, electrical, phonoelectric, photoelectric and remote-electric. These then give rise to numerous mixed types, including the Portable Electromechanical Interpreter, awarded a prize at the Liège Inventions' Competition.
 
Let me explain the general concept underlying these machines. The pages of the portable dictionary, which in the model presented consist of two columns glued onto cardboard, are pushed forward by a human hand. If one had to express the phrase “egli va”, to an Englishman, the phrase begins with the letter e, so the letter E is pulled out by hand, bringing up the page containing the words that begin with E. The second letter of the first word leads us to immediately find egli – he. And the same for “andare”, which gives us to go. Since we are using the present indicative, we look at the morphological corrector and find that for the present indicative 3rd person singular the verb form is oes; thus, he goes. 
In the electrical type, elements are moved by electricity rather than by hand. In the phonoelectric type, the portable dictionary is arranged in three columns, the first two printed on the canister, the third consists of a steel disc, like that of a gramophone. This records the voice of the foreign language speaker with the pronunciation of the translations in the foreign language. Next to each Italian word there is a number. By pressing a button, a hook electrified via a magnetic field goes to the recorded pronunciation and reads the word in the foreign language, after an electrical movement has undertaken the graphic and phonetic correction. In the example given above, the o is replaced with oes. The remote-electric system entails the use of two electric translators, one working as a transmitter, located for instance in Rome, the other as a receiver, for instance in London. By connecting the two devices via a teleprinter the same movements undertaken by the transmitter are recorded on the London-based device, resulting in both a written and spoken “remote” translation. In subsequent types the syntax-correcting part B is incorporated in the portable dictionary. I have used this instrument to make the dictionary simpler for my experiments. I have chosen English as an initial application of the system as there are few morphological variations in this language. For sound experiments Spanish will be the preferred language, and the first phonoelectric trials will take place between Rome (perhaps the Accademia Universale Inventori ed Autori) and the telephone exchanges of Spanish-language organisations allied to the Pro Pace(*) (…) With those types in which the portable dictionary is complete, the first letter is brought out, taking with it the folder that includes all the words that begin with that letter. Then there is the second letter that is brought out using the same system, bringing to the fore the third letter, and so on. 
By replacing the electrical or manual movement with a keyboard, it may be possible to type in the word, in order to bring out the foreign word. This is the system I presented in Paris in September 1949, reported by the official French radio at 8 p.m. on 2 September 1949, and by the English newspaper News Chronicle on 26 August 1949 (…)

(*) Pro Pace: International Association of which Pucci was Chairman

Yet although he spent all of his life trying, writing continuously for thirty years describing his invention (as far as I know in 10 books, from 1931 to 1960), after nearly a century his numerous attempts at “translating” his vision and concept into a “physical device” did not result in any great success.

The only two “awards” we have (Paris 1935 and Liège 1950, since it appears that the silver medals of Bolzano and Cuneo have been stolen) tell us as much, just as the numerous other clues tell us about his failed attempts to build his machine.

Now let us examine more closely: 1) the awards; 2) the clues.

*

1) The awards

a) Paris, May 1935


I first thought that this award, issued in May 1935 by the Paris Trade Fair Committee, referred to the Lépine competition, usually held as part of the Paris trade fair. However, the 33rd Lépine competition was held from 30 August to 7 October 1935, at the Porte de Versailles exhibition centre, more than three months after the award was issued.

The answer lies in the monthly journal of the International industrial property protection office, entitled “La Propriété Industrielle” (51st year, issue no. 4, 30 April 1935):
“…alongside the Paris Trade Fair, to be held in this city from 18 May to 3 June 1935 at the Versailles Exhibition Centre park, an invention competition will be held, open from 10 May to 3 June (decree dated 22 March)”… 
Certificates of guarantee will be issued [for the Paris event] by the Industrial property director…, under the conditions set forth in the decrees of 17 July and 30 December 1908 (-).
It is specified that the Paris Trade Fair Competition only accepted “truly new inventions never before presented in other competitions”.

The previous year, “even though most of the projects submitted were of real interest, after a very careful examination the panel conferred awards to only 170 of the 643 inventors taking part in the Competition, who had submitted a total of 1,055 new inventions. The rigorousness of the panel implies that only meritorious inventions were given an award. This shows the high level of the competition and the interest it garners for both researchers and industry.” (Source)

So, this award attests to a silver medal rewarding a “truly praiseworthy invention”: “a method to translate languages without knowing them”!

The same term as the one used by the journalist in 1930. The words are once again of prime importance…

Pucci himself confirms this at least on two occasions. First in one of his books, in which he writes “This is the system I presented in Paris in September 1949”, then in his first letter to the CNR: “this study [was] awarded a silver medal at the international invention exhibition held as part of the Paris trade fair in 1935”.

A “method”, a “system”, a “study”, but not a “machine”.

- - -

b) Liège, 1950


This International trade fair took place in Liège from 29 April to 14 May 1950 with the theme “At the forefront of technology”, in particular in the areas of “mining, metallurgy, mechanical engineering and industrial electricity.”


This is probably why, in his book, Pucci describes the invention presented on that occasion as a “Portable Electromechanical Interpreter”, while the award refers to a silver medal that Pucci won for “Written and spoken translation of languages without knowing them”.

An expression that appears to rule out any idea of a “machine”, notwithstanding the name chosen by its inventor on this occasion, probably in order to make his invention relevant for the themes concerning the trade fair.

*

2) The clues

The main clues are given to us by Mr Pucci himself in his two letters to the CNR, written on 10 July 1949 and 17 October 1950 respectively, and in the CNR’s reply, dated 20 July 1949, to the first letter, referring to: “…the Italian electro-mechanical translator that will participate in the invention competition that will be held from 16 to 29 September in Paris”.



a)
“…I should say that in 1936 I was also allowed to participate in the Leipzig Exhibition. However, the International Inventions Exhibition, held in the same city, did not accept my submission, even though it acknowledged my studies and their inventive nature, as in view of the originality of the invention, the only one to be contained in books, German law did not allow the patenting of the invention, unlike French law. I had indeed been granted a provisional patent in France. In view of the German interest in finding out about the innovation, the Leipzig Trade Fair organisation worked for my admission in another section, granting me a special dispensation.”

So, no machine existed.

- - -

b)
Then the war came, and I attempted to steer my studies towards a military use. I managed to create mechanical translating devices “C” and “D”, a mechanical solution, attempting to create a new mechanical-based language, with device C working as a transmitter, and D as a receiver device. They were to be submitted to the 1940 Engineering Exhibition, but the War Ministry opposed its participation. I was called to Rome to explain the invention. It was approved, and I was authorised to build and try out the device, at the State’s expense, since I had informed them I could not afford to build it on my own. Obviously I was obliged to keep everything secret. However, as I was not a mechanic, I thought that I would need the assistance of other persons, who might not be able to keep the secret. I did not want to run this risk, so I turned down the assignment, and left the invention in the hands of the War Ministry, so that it might do whatever it wanted with the idea.

Let me to stress Federico Pucci’s words: “I was authorised to build and try out the device, at the State’s expense”… “However, as I was not a mechanic …, I did not want to run this risk, so I turned down the assignment, and left the invention in the hands of the War Ministry, so that it might do whatever it wanted with the idea.”

So, it can be argued that no machine was ever built, either by Mr Pucci or at the behest of the War Ministry.

- - -

c)
In the first two paragraphs of his second letter to the CNR, Pucci states:

- First paragraph:

I respectfully note that… following some blueprints that I presented at the Paris Exhibition of Inventions (September 1949)…

Presentation of “blueprints” and not of a “machine”.

This was also mentioned in the first letter:
The three-stage dynamic-mechanical translating device has been allowed to the international inventions' competition, that was part of the Paris Trade Fair, opening on 16 September (…) 
It should be noted that the Paris Inventions Exhibition also accepted inventions in the form of blueprints, in such cases merely checking the correctness of the theories submitted. 
The Industrial property office in Paris is working accordingly to issue a certificate of guarantee in favour of the undersigned.
Here, the mention of a “certificate of guarantee” is relevant, as it corroborates what we have already seen in the monthly journal of the international industrial property protection office, entitled “La Propriété Industrielle” (51st year, issue no. 4, 30 April 1935):
Certificates of guarantee will be issued [in the case of Paris] by the Industrial property director…, as per the conditions set forth in the decrees of 17 July and 30 December 1908 (-).
Going into further detail, the decree of 17 July 1908 was promulgated in order to implement the “Law of 13 April 1908 concerning the temporary protection of industrial property in international exhibitions held overseas or officially recognised exhibitions, such as exhibitions organised in France or overseas territories with the administration’s authorisation or its patronage”. Art. 1 of this decree states:
Temporary protection is granted to patentable inventions and industrial blueprints, trademarks or brand names for products that are correctly admitted to such exhibitions…
While art. 2 (in the version updated through 5 September 2018) states:
Exhibitors wishing to obtain temporary protection, shall seek the issue of a certificate of guarantee to ensure that the item for which protection is requested, is actually on display. 
This certificate shall be requested during the exhibition and by no later than the three-month period from the official opening of the event. The application shall contain an accurate description of the item to be protected and, if applicable, the blueprints relating to the item.
So according to Federico Pucci himself, the industrial property protection office of Paris issued to him a certificate of guarantee not for the “translating machine”, which had not in any case been built, but for its “blueprints”.

- Second paragraph:

The Inventions Institute appears to hold the view that although the Invention is of scientific relevance (having retraced case no. 11095, in which the Institute approved the undersigned’s invention, however, since it consisted of a book and not a machine, decided that it could not be patented, 12 December 1942),…

This time we have it in print: the invention could not be patented as it was a book and not a machine!

- - -

d)
In its reply to Pucci’s first letter, the CNR notes that “…your idea regarding the “Italian electro-mechanical translator” may be submitted to the National Institute for the Examination of Inventions… by presenting [a technically well-defined and suitably illustrated project] in order to permit a relative judgement which, if favourable, will enable us to provide suitable assistance for the development of the invention.”

Thus, we can see that what Pucci presented is a blueprint for an invention that was never fully developed.

*

And so, the final answer is...

Summing up, in view of the many elements and clues that I was able to gather, I dare say that the answer to the question: «Did Federico Pucci’s “translating machine” ever exist?» is NO!

Sadly, Pucci was left alone with his exceptional foresight and could not manage to pool together enough financial and technical resources to build a prototype. And so, he was not able to patent an invention that never went beyond the conceptual phase, with its blueprints, models and descriptions.

Yet Mr Pucci continued to take part to numerous exhibitions and to write several books on the subject, using all the means at his disposal, in order to promote his “translating machines” and their novelty:

in 20 years, from 1930 to 1950, he took part to seven national and international exhibitions and invention competitions (the terminology used by Pucci in his letters), without mentioning the 1940 Engineering Exhibition (I imagine in Rome, participation in which had been blocked by the War Ministry), receiving a total of four silver medals:
  1. Bolzano National Trade Fair (1930), silver medal
  2. Cuneo Trade Fair (1930), silver medal
  3. International Inventions Exhibition, Levante Trade Fair, Bari (1934)
  4. International Inventions Competition, Paris Trade Fair (1935), silver medal
  5. International Inventions Exhibition, Leipzig (1936)
  6. Inventions Exhibition, Paris Trade Fair (1949)
  7. Liège Inventions Competition (1950), silver medal
in 30 years, from 1931 to 1960, he wrote ten books about his “translating machines”:
  1. 1931: Il traduttore meccanico ed il metodo per corrispondersi fra Europei conoscendo ciascuno solo la propria lingua: Parte I (Traduzioni dalla lingua estera). Pubblicato nell'Anno IX dell'era fascista! - [The translating machine and the method for Europeans to correspond, knowing only their own language: Part I (Translating from foreign language). Published in Year IX of the fascist era!]


  2. 1949: Serie delle grammatiche dinamiche, pratiche, ragionate, storico-comparate: Parte I. Per coloro che in pochi giorni desiderano acquistare una conoscenza elementare della lingua straniera. [fasc. ] I. Inglese - [A series of dynamic, practical, coherent, historical-comparative grammars: Part I. For those who wish to acquire, in a few days, a basic knowledge of a foreign language. [folder ] I. English]

  3. 1949 (in francese): Le traducteur dynamo-mécanique: L'invention pour traduire les langues de l'occident sans les connaitre presque sans dictionnaire. Op. I: anglais-francais. Col sottotitolo: "Perfectionnement de l'invention primée (traduction mécanique) avec diplôme de médaille d'argent à l'Exposition Concours International des Inventions, Foire de Paris 1935". - [(in French): The dynamic-mechanical translator: An invention to translate Western languages without knowing them and practically without a dictionary. Op. I: English-French. With the subtitle: “Perfecting the invention (mechanical translator) awarded a silver medal at the International Inventions Competition, Paris Trade Fair 1935”.]

  4. 1949: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. francese - italiano - [The dynamic-mechanical translator: Series A. The invention for the immediate and rapid translation in Western languages without knowing them and practically without a dictionary... [folder ] 1. French – Italian]

  5. 1949: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 2. Inglese - italiano - [The dynamic-mechanical translator: Series A. The invention for the immediate and rapid translation in Western languages without knowing them and practically without a dictionary... [folder ] 2. English – Italian]

  6. 1950: Grammatica dinamica della Lingua tedesca: (linee fondamentali) - [Dynamic grammar of the German language: (the basics)]

  7. 1950: Il traduttore dinamo-meccanico: Tipo libro macchina. Serie a. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario. [fasc. ] 1. Italiano-Inglese - [The dynamic-mechanical translator: machine-book type. Series A. The invention for the immediate and rapid translation in Western languages without knowing them and practically without a dictionary... [folder ] 1. Italian - English]

  8. 1952: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie B. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... [fasc. ] 1. Italiano - Francese - [The dynamic-mechanical translator: Series B. The invention for the immediate and rapid translation in Western languages without knowing them and practically without a dictionary... [folder ] 1. Italian – French]

  9. 1958: Vocabolario mobile italiano - francese: (parte Traduttore Meccanico). - [Portable dictionary Italian – French: (Mechanical Translator part).]

  10. 1960: Il traduttore dinamo-meccanico: Serie A. L'invenzione per la traduzione immediata e rapida nelle lingue dell'Occidente senza conoscerle e quasi senza vocabolario... Tedesco – Italiano - [The dynamic-mechanical translator: Series A. The invention for the immediate and rapid translation in Western languages without knowing them and practically without a dictionary... German - Italian]


*

The announcement of 26 August 1949

All of the above in order to achieve a single tangible result - after such a great deal of energy and resources over such a long period of time -, a simple announcement published on Friday 26 August 1949 (seventy years ago this year), both in Great Britain and in the United States.

In Great Britain the News Chronicle published the following in one of its columns:
You type in English, it prints Greek
British tourists should be able to circle the globe without having to learn languages if inventor Frederico (sic!) Pucci, of Salerno, completes his “electric translator”.
He says that it will be ready in about a fortnight. 
On Pucci’s machine one merely types words in, say, English, and the machine prints them in Italian, Greek or any other language.

So, the machine was not yet ready, and Federico Pucci had refused to supply further details...

In the United States, the United Press issued an agency release on 25 August 1949, which was picked up the day after by the New York Times:


and by several American newspapers over the following days (from 26 to 29 August). Thanks to Google I found a dozen or so such articles on the Internet. There will undoubtedly be others (click on the image to see the list):


The titles are different, but they all repeat the same text, along these lines:


And after that, complete silence. And total oblivion for almost half a century! Until John Hutchins, a specialist and historian of machine translation, reported the few lines from the New York Times mentioned above...

Before adding: “and nothing more is known about Pucci...” and:
It is not known how many others at this time had similar ideas about translating machines. The new electronic computers had caught the imagination of many people. Reports on the 'electronic brains' – the term regularly used by journalists – appeared almost daily in national newspapers throughout the world. Translation was then, and often still is, regarded by those unfamiliar with its difficulties as essentially a question of finding equivalent words in another language. To use a computer in such a task seemed trivial.
What we can be sure of, however, is that this consideration does not concern Mr Pucci. By 1949 he had already been attempting to theorise the “machine translator” for some 20 years, well before the era of the computer. And he had been the only one to do so back then.

And then, a return to total oblivion for another two decades! Until the undersigned, while preparing an infographic on the history of machine translation, read the article reported by John Hutchins. This discovery was so mind-blowing that I forgot all about the infographic and concentrated my research on the remarkable story of Federico Pucci…

His idea of what machine translation should be like, was completely different from that of all other researchers in the field. He had realised right from the start that the brute force of a machine would never be able to convey properly the extreme fluidity of a language. French, Russians and Americans realised this at their expense, having kissed goodbye to millions and millions of francs, dollars and rubles since World War Two, without having anything tangible to show for it. Until Google came...

I imagine that the registered letter sent to President Truman (probably in late April/early May 1949) didn't have the sole purpose of receiving financial support for the construction of electric translator devices, but Pucci also had the intention of date-stamping his blueprints. In 1953 he sent a second registered letter, this time to Clare Boothe Luce, then ambassador of the United States in Rome. It went unanswered.

His approach is very clear, and can be seen in particular in his first letter to the CNR, in which he claims paternity for the invention of the electronic brain announced by the Americans [citing the works of Harry Huskey, who intended to use his SWAC (Standards' Western Automatic Computer) for machine translating, information also reported by Mr Hutchins], and also stresses its extremely high cost, and:
1) the huge sums of money made available by the US Government for the construction of the electronic brain, even though it cannot be marketed, is unsuitable for the intended purpose and can be used only to translate to and from the national language-foreign language;
2) tens of thousands of lire would be needed to build Italian electro-mechanical translating devices, not billions of dollars;
3) Italian electro-mechanical translating devices would have a limited cost, could be mass-produced for both domestic and overseas markets, and could bring in far more for the State than their original cost. The undersigned, certainly believes that with the help of Italian electro-mechanical expertise, it will be possible, in the near future, to type a text in Italy and obtain the translation overseas, both written and spoken.
It is a view that foreboded the global democratisation of machine translation as we know it today, a phenomenon that will grow more and more in the future.

I am quite frankly amazed by, and fail to accept, the deafening silence regarding the existence of Federico Pucci, since I started talking about him on the Internet and publishing my discoveries about him. Except for one student doing a master’s in translation, so far, no researcher, academic or any of the main experts of machine translation has contacted me or looked more closely into this new material, which evidently clashes with the accepted history of MT.

And when I have tried to talk about him to some experts, I have at best been greeted by a condescending smile, at worst I have been completely ignored! Perfectly in keeping with the haughty indifference that has always been shown to Mr Pucci’s work and human adventure.

Keeping things in due proportion, his story is not dissimilar to that of Charles Goodyear, who spent his whole life attempting to get his invention acknowledged, in vain, dying in the most abject misery.

*

A man of ingenuity and culture

His daughter had the following words inscribed on his gravestone:
Cav. Federico Pucci, 23/03/1896 - 6/03/1973
A man of ingenuity and of culture

Federico Pucci was also a renowned linguist. There are at least three certificates issued by the Prefecture of Salerno attesting to his linguistic expertise.

On 19 August 1940, a letter regarding the Provincial censorship commission – Interpreters, addressed to the Interior Ministry by the Prefect of Salerno, mentions Federico Pucci:
There is also an employee of the State Railways company who not only knows [German, French, English and Spanish], but is also an expert in the following languages: Czech, Portuguese, Dutch, Swedish and Slavic languages.
In another letter, dated 30 October 1942, concerning the War Censorship Service, again addressed to the Interior Ministry by the Prefect of Salerno, the situation is described as follows:
This Provincial Commission has been receiving for some time copious amounts of correspondence, for its censoring, written in French, Dutch, German, Spanish, Portuguese, Catalan, Romanian, Esperanto, Swedish, Danish, Flemish, Norwegian, Russian, Bulgarian, Polish, Slovenian, Croatian, Bohemian, Czech, etc. from other Commissions, especially those in: Naples, Rome, Catanzaro, Brindisi, Bari, Ancona, Benevento, Campobasso, Avellino, Caltanissetta, Florence, Catania, Syracuse, Reggio Calabria, Messina, Palermo, Ragusa, etc.
The excessive amount of translation work needed has been assigned to acting censor Cav. Pucci Federico, an employee of the State Railways company, who is a skilled polyglot, and who almost every day is required to work beyond normal working hours and to make an extra effort to ensure the smooth running of the service.
I propose that Mr Pucci, who has performed exceptionally in both quantitative and qualitative terms, be given a monthly salary of L. 700 in view of his status as sole specialist translator.
Finally, Prefect G. Cenami, in a document dated 15 September 1948, written in his capacity as “Chairman of the Provincial War Censorship Commission”, notes that Mr Pucci was “a renowned and expert polyglot… in around thirty languages!!
… During the war, in particular from July 1940 to July 1943, Rag. Pucci carried out (…) the duties of translator-censor of foreign correspondence handled by the Provincial war censorship commission of Salerno.
Mr Pucci, a renowned and expert linguist, was assigned the task of translating and censoring not only civilian correspondence written in around thirty foreign languages arriving in Salerno, but also correspondence from numerous other Provincial Commissions endowed with translators, as per ministerial orders. Mr Pucci carried out these duties commendably and with great discernment.
It should be noted that the second letter mentions “Cav. Pucci Federico”, including the honorary title of Knight that we also see on his gravestone. His granddaughter and I wondered about the origins of the honour conferred, and above all about the reasons for it. We first thought about it being for work-related merits. This honour however, was created in 1951, while the Quaestor of Salerno’s reference is prior to that date! So, it could only refer to Knighthood of the Kingdom of Italy and not of the Republic. It was more likely to have been of the order of the Crown of Italy.

After extensive research, Federico Pucci’s granddaughter found his grandfather’s nomination for a Knighthood, dated 27 October 1936 (year XIV of the fascist era), signed by Victor Emmanuel III, King of Italy and Emperor of Ethiopia!

It reads:

“Having regard to special merits;
Having consulted the Board of the Orders of St Maurizio and St Lazzaro of the Crown of Italy;
At the proposal of the Head of Government, Prime Minister and State Secretary (Mussolini) and the Minister for Communications (Antonio Stefano Benni)
This is to nominate
as Knights of the Order of the Crown of Italy, with the power to bear the insignia established for the said grade, the following three hundred and seventy-one persons:



Pucci Rag. Federico – Head of operations 2nd cl. - Naples 263



The Chancellor of the Order is hereby tasked with enacting this Decree, which will be registered with the Chancellery of the Order.
Delivered at San Rossore, 27 October 1936 - XIV


I believe the key clue here is “At the proposal... of the Minister for Communications” for services rendered by Federico Pucci, before acting as a translator and censor during the war. And this was probably an acknowledgement of the award obtained in Paris in the previous year, for his “method for translating languages without knowing them”!

*

So what should we conclude, on the eve of the 90th anniversary of Pucci’s concept of machine translation? I believe that the rich and intense journey already travelled is much shorter than the one that is still ahead in order to ensure universal recognition of the role played by Federico Pucci as one of the first pioneers of machine translation, and for a University, or one of the leading actors of machine translation (Google maybe?), to take up his work and his ideas and finally build a working prototype, in line with his protean vision of “translating machines”…

I hope I managed to stir your curiosity on Federico Pucci's legacy in the field of “mechanical translation”, the unknown ancestor of what is currently known as “machine translation”.




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Federico Pucci censurato da Wikipedia.it

In questo 124° anniversario della nascita di Federico Pucci, pubblichiamo l'articolo redatto per Wikipedia.it  nel mese di dicembre 2019...